11 Marzo 2014

Rolling Stone: “Berlin is over, what’s next?”

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Il sospetto è che stia diventando un pò meno cool. Magari proprio a causa del suo indiscutibile richiamo. Il dardo al cuore degli amanti di Berlino viene scoccato da una rivista americana cult, “Rolling Stone”.

Un pezzo del Muro di Berlino in Potsdamer Platz, in uno scatto del 2009

Un pezzo del Muro di Berlino in Potsdamer Platz, in uno scatto del 2009

La celebre rivista cult americana, “Rolling Stone” boccia il tempio della musica techno, il notissimo Berghain, accusando la discoteca che è in cima alle classifiche mondiali della più triste delle evoluzioni possibili: è diventata “un’attrazione turistica”. Per un locale eccentrico, con tanto di dress code all’ingresso, che simboleggia da sempre l’anima autenticamente ribelle dell’ex capitale divisa, è un giudizio gravissimo. E da qui a mettere tutta la città sotto osservazione, e constatare che il tasso di energia alternativa che la caratterizza dalla caduta del muro è in evidente declino, il passo è breve. Anche perché, che la Berlino in grado di intrigare i creativi di mezzo mondo sia molto (per i nostalgici troppo) cambiata, è evidente da tempo. A partire dai prezzi.

E si può anche evitare di tornare sulle rovine di Tacheles, il centro sociale più grande d’Europa chiuso per fare posto a un nuovo edificio, per rendersene conto. Lo raccontano ogni giorno i vetri rotti dei palazzoni avveniristici che ridisegnano il paesaggio urbano di Kreuzberg, il quartiere turco. Dove mamme spaventate corrono a ripararsi in casa coi loro bebè inseguite dalle urla dei contestatori della ‘gentrification’. O il fatto che trovare un locale notturno a Prenzlauer Berg sia ormai impossibile: solo te allo zenzero e giacchette eco in uno dei quartieri più belli e un tempo trendy di Berlino. Così la sentenza di un artista 25enne che al New York Times dice “Berlin is over, what’s next?”, riecheggia i timori di chi da tempo denuncia la tendenza a una pericolosa normalizzazione di una città che ha espresso il suo enorme potenziale negli ultimi venti anni, diventando nel senso comune la nuova capitale d’Europa. “Povera ma sexy”, disse di lei il sindaco gay Klaus Wowereit, oggi alle prese coi ritardi (disastrosi) del cantiere nuovo aeroporto.

Discoteche come Tresor, Bunker o E-werk sono state chiuse o trasferite, scrive ad esempio la Dpa, dando voce ai rimpianti. Nel locale Kitkat, covo della trasgressione etero da venti anni, “c’è un pubblico da Easyjet”, e “i media continuano a indicare le stelline dei ristoranti e i prezzi (in preoccupante ascesa) dei fitti invece di raccontare la cultura underground”. Ma non tutti vedono nella trasformazione il dramma di un effettivo declino.

Tim Krannich, organizzatore di eventi, spiega al Tagesspiegel in proposito che il fenomeno va letto in un altro modo. “La pubertà è alle spalle, Berlino è semplicemente cresciuta”. E poi basterebbe guardarsi indietro, e ripensare alla sua storia: già negli anni 20 la città di “Cabaret” era un vulcano di energia, e pur trasformandosi – questa è la sua caratteristica costante – non ha mai smesso di esserlo.

(fonte Ansa.it)

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