ASST Sette Laghi, in collaborazione con l’associazione CAOS, con il sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto e con il Patrocinio dell’Università degli Studi dell’Insubria e del Comune di Angera, organizza un corso di formazione dedicato ai Medici di Medicina Generale con lo scopo di fornire le basi per l’identificazione dei soggetti sospetti per una predisposizione ereditaria ai tumori attraverso sia la storia oncologica familiare che gli attuali test genetici eseguiti sui tumori a scopo terapeutico.
Saranno presi in considerazione casi clinici di carcinoma mammario, di carcinoma ovarico associati e carcinomi colon rettali associati alla Sindrome di Lynch.
Il corso, intitolato Marcatori genetici: dalla terapia alla prevenzione personalizzata, prevede due edizioni: la prima sabato 10 maggio dalle ore 8.15 alle ore 13.45 presso la sala Consiliare del Comune di Angera e la seconda sabato 17 maggio dalle ore 8.15 alle ore 13.45 presso la sala Granero Porati Università dell’Insubria, Via Durant n. 3 a Varese.
«L’integrazione che ASST Sette Laghi è impegnata a realizzare con le Cure Primarie e, in particolare, con i Medici di Medicina Generale e i Pediatri di Libera Scelta, passa anche e soprattutto attraverso iniziative come questa – tiene a sottolineare il Direttore SocioSanitario di ASST Sette Laghi Giuseppe Calicchio – che è stato possibile organizzare grazie all’ampia rete di collaborazioni su cui sempre la nostra Azienda può contare: dall’Università dell’Insubria, nostra partner, alla Fondazione Comunitaria del Varesotto, molto attenta e sensibile alle esigenze del territorio, al Terzo Settore, nell’ambito del quale si rende sempre più ricca la dialettica che ci lega all’associazione CAOS, autentico mentore e alleato della nostra Azienda. Mi auguro che il corso abbia successo e che sia seguito da altre proposte analoghe. È vero che la prevenzione è il migliore investimento possibile che si possa fare per la salute propria e per la sostenibilità del sistema sanitario, ma la prevenzione diventa buona pratica solo se può contare sull’allineamento tra Ospedale e Cure Primarie».
«L’identificazione di una sindrome di predisposizione oncologica ereditaria è molto rilevante sul piano assistenziale perché modifica in modo sostanziale il follow-up dei pazienti affetti da tumore ma anche dei loro famigliari ad alto rischio identificati attraverso un percorso di Consulenza Genetica Oncologica (CGO) mediante l’uso di specifici test genetici», afferma la dottoressa Giovanna Scienza, Responsabile Scientifico del Corso.
«Inoltre – prosegue – oggi sono disponibili e utilizzati nella pratica clinica numerosi marcatori genetici che possono funzionare da campanello d’allarme per identificare una sindrome di predisposizione ereditaria. Quindi dalla diagnosi di tumore può arrivare un ALERT per approfondire e personalizzare la storia del paziente. Tutto ciò costituisce un’importante patrimonio per organizzare una rete che colleghi l’operato dei medici di medicina generale (MMG) e l’ambulatorio di Consulenza genetica oncologica dell’Ospedale, che identifica questi pazienti e i loro parenti ad alto rischio e ne organizza la presa in carico per una corretta prevenzione. È noto infatti dalla letteratura che l’identificazione dei soggetti ad alto rischio oncologico (portatori di mutazioni genetiche) e la loro corretta presa in carico ha un importante impatto sulla morbilità e sulla mortalità di questi individui».
«L’associazione CAOS , grazie alla Fondazione Comunitaria del Varesotto, ha fortemente sostenuto la realizzazione di questa iniziativa – sottolinea Adele Patrini – al fine di sviluppare sul territorio la cultura della “corretta” prevenzione; favorire il coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale sulla predisposizione ereditaria ai tumori, per la realizzazione di una rete territoriale che si coordini con le ATS, le ASST, integrata con il Volontariato; favorire una presa in carico personalizzata della persona realizzando un gruppo di studio multidisciplinare (MMG, infermieri di famiglia, genetisti, specialisti, associazioni di volontariato)».
Il presidente di Fondazione Comunitaria del Varesotto Federico Visconti, richiamando l’importanza del progetto nel contesto delle attività istituzionali, sottolinea due aspetti: «Il fatto di rispondere efficacemente ai bisogni del territorio e il modello di realizzazione “a più attori”. Pubblico e terzo settore per uno scopo comune, su un bisogno forte».
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