Luino | 22 Aprile 2025

Da Luino a Cassano Valcuvia, «Sicurezza, propaganda e memoria corta: chi custodisce i custodi?»

Una lettera è stata inviata alla nostra redazione dopo la puntata di "Fuori dal Coro": «Da mesi si parla di sicurezza e pericoli, dietro gli slogan un vuoto di analisi e un pieno di propaganda»

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviata da un nostro lettore dopo la puntata di “Fuori dal Coro”, andato in onda su Rete4 mercoledì scorso, che ha innescato diverse polemiche sul territorio luinese, anche a seguito delle prese di posizione della Comunità “Il Mappamondo” di Cassano Valcuvia e dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Claudio Bossi. 

Viviamo in tempi in cui la paura diventa strumento di potere. È un copione già visto nella storia – e la storia, come sappiamo, non perdona chi la dimentica. A Luino e nel nostro territorio, negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare di sicurezza, degrado, invasione, pericoli. Ma dietro questi slogan si cela spesso un vuoto di analisi e un pieno di propaganda.

Primo atto: un giovane esponente di Gioventù Nazionale, movimento giovanile di Fratelli d’Italia, interviene in una scuola durante un evento sulla Resistenza organizzato dall’ANPI. Esprime le sue idee – legittime, certo – e riceve una provocazione verbale da una rappresentante liberale. La vicenda viene politicizzata, e l’onorevole Pellicini, già sindaco di Luino e oggi parlamentare, arriva a presentare un’interrogazione al ministro dell’Istruzione. Una reazione sproporzionata, che strumentalizza un episodio marginale per attaccare chi ha ancora il coraggio di difendere i valori della Resistenza. Ma forse è questo che disturba: la memoria viva e non piegata.

Secondo atto: polemica sull’ipotesi – smentita o mai confermata – di un arrivo di richiedenti asilo nella frazione di Fornasette. La reazione? Allarmismo, tensione, invocazioni all’ordine. Nessuna riflessione sul fatto che l’accoglienza è regolata dal Ministero dell’Interno, attualmente in mano alla destra. È singolare come chi governa il Paese riesca ad attribuire la responsabilità delle proprie scelte… all’opposizione.

Terzo atto: un servizio televisivo a “Fuori dal Coro” mostra immagini di violenza e degrado legate a una comunità per minori a Cassano Valcuvia, riferendo fatti accaduti anni fa. Si crea un’associazione implicita: pericolo = straniero. Peccato che la stessa trasmissione intervisti anche una ragazza sfregiata da un compagno italianissimo. Ma quel dettaglio, evidentemente, non fa notizia.

Ciò che inquieta non è tanto la narrazione deformata, ma la strategia sottostante: agitare l’insicurezza, diffondere paura, evocare nemici esterni. È un meccanismo antico: generare consenso nella pancia, non nella testa. E funziona. Funziona perché, oggi più che mai, una larga fetta dell’opinione pubblica non è allenata a distinguere la complessità dalla semplificazione. Non sa – o non vuole – mettere in discussione ciò che gli viene servito in pasto con toni urlati e slogan brevi.

Eppure, sarebbe sufficiente una domanda semplice per smascherare questa retorica: se il Paese è davvero in mano a criminali, stranieri, invasori… chi ha la responsabilità della sicurezza? Il Ministero dell’Interno, della Difesa: sono tutti guidati da esponenti della destra. Se qualcosa non funziona, dovrebbero interrogarsi sulle loro politiche, non indicare nemici immaginari.

Chi oggi grida al lupo, dimentica – o finge di dimenticare – che i cani da guardia dello Stato sono scelti proprio dai loro partiti. E allora viene da chiedersi: il pericolo è davvero fuori, o è nel modo in cui si racconta il mondo?

Servirebbe più educazione civica, più pensiero critico, più capacità di lettura dei fenomeni. Votare è un diritto, ma anche una responsabilità. Perché chi mette una croce sulla scheda, in fondo, sta mettendo le mani sul timone del Paese. E se non sa dove si va, il rischio non è solo il naufragio. Il rischio è di tornare dove eravamo prima che la storia ci insegnasse cosa vuol dire libertà.

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