Luino | 18 Settembre 2023

Il Collettivo Anemoia conquista Luino: il successo dell’arte tra passione, errore e libertà

Si è conclusa nella giornata di ieri la mostra a Palazzo Verbania, che in tre giorni ha contato centinaia di presenze di tutte le età. «Questa sarà il prototipo della nostra attività artistica»

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«Noi vogliamo smuovere le menti immobili e distruggere la barriera che sta alle porte delle arti. La passione, l’errore e la libertà saranno essenziali per la nostra poetica. Fino ad oggi si è esaltata la tecnica, l’immobilità mentale e la ripetizione. Noi vogliamo esaltare il cambiamento, la sperimentazione e l’insonnia creatività, la forza e l’imbarazzo delle novità, la diversità e la stranezza».

Questi sono i primi tre punti fondamentali del Manifesto reso noto lo scorso weekend dal Collettivo Anemoia, in occasione della prima esposizione in assoluto, avvenuta a Palazzo Verbania di Luino, che ha segnato la nascita di una realtà artistica fuori dagli schemi non solo a livello locale.

A presentare il collettivo e inaugurare l’esposizione, sabato pomeriggio, vi era l’artista, inventore e tatuatore maccagnese, Max Brain, protagonista di questa “prima”, insieme a diversi artisti appartenenti a questa corrente artistica che proprio sul Verbano ha voluto gettare le proprie basi.

«La regola principale del collettivo è che non ci sono idee sbagliate, vogliamo cercare di trovare il meglio selezionando tra il possibile e l’assurdo – si legge sempre sul Manifesto -. Qui le idee sono molto più importanti della tecnica. L’idea è di creare un collettivo multimediale, dove ci si aiuta a vicenda a capire le qualità migliori dell’altro e a comunicare con più efficacia per spiccare nel mare di immondizia che è in questo momento la rete. Internet ha un potenziale grandioso e noi lo stiamo intasando di pettegolezzi e frivolezze. Dovrebbe essere un posto dove si costruiscono rivoluzioni e si distruggono castelli d’avorio».

In tre giorni sono state centinaia le persone che, incuriosite ed interessate dal collettivo, hanno voluto scoprire più da vicino opere ed artisti. «Siamo andati oltre le nostre previsioni in termini di affluenza – commenta Gian Maria Gallicchio, uno degli espositori -, per questo siamo molto felici e ringraziamo tutti. Il target di persone che ha visitato la mostra è stato molto vario, di diverse età ed interessi. È stato davvero molto stimolante confrontarci con loro: iniziando dalle opere siamo arrivati a discutere anche di altri problemi inerenti la società moderna».

«C’è stata grande curiosità per la struttura del manifesto – continua Gallicchio -, in particolare per la presenza di un manifesto e di un obiettivo ben preciso e strutturato. Insomma, siamo molto soddisfatti della prima edizione, che possiamo definire come prototipo di Anemoia. Siamo decisi a portare ad un livello più alto la nostra arte, in altre città, con altri esponenti del collettivo come protagonisti, una sorta di mostra itinerante in cui il collettivo in ogni occasione ha un protagonista diverso, mentre gli altri potranno esporre determinate opere a testa».

Grande curiosità anche per la presentazione di Max Brain durante l’inaugurazione: «L’arte ha il potere di ispirare, di comunicare emozioni profonde e di spingerci a riflettere sulla nostra esistenza. In momenti come questi in cui il mondo può sembrare caotico e incerto, l’arte diventa ancora più cruciale. Ci offre una via per esplorare il nostro passato, comprendere il presente e immaginare il futuro. Ogni pennellata, ogni scultura, ogni opera qui presente racconta una storia e ci invita a vedere il mondo con occhi diversi. L’arte è un linguaggio universale che supera le barriere culturali e linguistiche, ed è un faro di speranza e comprensione».

Anche per questa ragione il Collettivo ha voluto compiere un gesto presentando la “Capsula del Tempo”, «che ci collegherà al futuro in modo unico. Questa capsula è un oggetto che aprirà un varco nella nostra storia, ci permetterà di guardare indietro nel tempo e riflettere su chi eravamo oggi. All’interno i nostri pensieri, speranze e desideri per il futuro. Ciò che oggi sembra importante, forse tra 10 anni avrà un significato diverso. Ma questa è la bellezza della capsula del tempo: ci permette di rivivere i momenti, i ricordi e le aspirazioni di oggi quando finalmente la riapriremo».

La capsula, infatti, è un cilindro ermetico di acciaio inox che dopo la mostra sarà seppellita nel cemento per 10 anni. «Tra 10 anni, quando scaveremo questa capsula, potremo ridere delle nostre speranze, emozionarci per i nostri sogni e vedere quanto siamo cresciuti e cambiati. Sarà un viaggio emozionante nel nostro passato che ci aiuterà a comprendere il nostro presente. Promettiamo di riunirci tutti tra 10 anni, molte cose saranno cambiate, ma il passato e il presente si uniranno in un momento unico, e ricorderemo questo momento condividendo la nostra evoluzione come individui e come collettivo».

«Guardando al futuro – ha concluso Max Brain -, voglio esprimere la mia convinzione che il futuro sia luminoso per ognuno di voi, artisti e amanti dell’arte. Continuate a coltivare la vostra creatività e a condividere il vostro talento con il mondo e continuate a mettere in discussione ogni cosa. Le vostre opere hanno il potere di cambiare il modo in cui le persone vedono il mondo e di ispirare positivamente le generazioni future. Siate audaci, esplorate nuovi orizzonti e non smettete mai di cercare la bellezza in ogni angolo della vita. In conclusione, ringrazio ancora una volta tutti coloro che hanno reso questa mostra possibile. L’arte è un viaggio senza fine e siamo privilegiati ad essere parte di questa straordinaria avventura».

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