Un gioiello da restaurare e in parte ancora da scoprire. Si tratta della pala d’altare di Callisto Piazza da Lodi, uno tra i pittori lombardi più autorevoli della prima metà del Cinquecento.
Il dipinto è conservato nei depositi del Museo d’arte della Svizzera italiana (Masi) e verrà analizzato da un team di esperti in vista di un restauro che lo riporterà al suo originario ruolo d’ornamento sull’altare della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Lugano.
L’opera raffigura l’Assunzione e l’incoronazione della Vergine e verrà sottoposta ad una serie d’indagini per ricostruire la tecnica pittorica dell’autore, mettere a fuoco i dettagli sul suo stato conservativo e mappare i restauri precedentemente eseguiti.
«Gli approfondimenti scientifici saranno realizzati dal Molab, Mobile Laboratory, piattaforma del consorzio Iperion HS che consiste in laboratori mobili distribuiti in 10 Paesi europei che forniscono accesso a una serie di attrezzature mobili e alle relative competenze, per le misure non distruttive in situ (sul posto, ndr) di opere d’arte, collezioni monumenti e siti», spiega in una nota il Dipartimento del territorio ticinese, aggiungendo che per la conoscenza del dipinto si tratta di un’occasione unica. Un’occasione anche per gli appassionati d’arte del territorio, considerando che il pubblico avrà la possibilità di osservare da vicino il lavoro dei tecnici al museo.
«Il dipinto, che costituiva la parte centrale di un trittico, fu commissionato nel 1548 da Battista Rusca di Lugano e collocato sull’altare maggiore della chiesa degli Angeli – aggiunge il Dipartimento del territorio – Nel 1768 fu venduto dai frati dell’annesso convento e da allora passò in mani private. La pala centrale, rintracciata nel 2020 sul mercato antiquario, è stata acquistata congiuntamente dal Cantone Ticino, dalla Diocesi di Lugano e dalla Città di Lugano. I due pannelli laterali con i SS. Paolo e Francesco e i SS Bernardino da Siena e Pietro Martire sono oggi conservati presso il MarteS, Museo d’Arte Sorlini di Calvagese della Riviera».
(Foto di copertina: Repubblica e Cantone Ticino)
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