Una finestra che si affaccia su piazza Libertà, una vista che si spalanca sul lago e sulle montagne. E’ questa la prima soddisfazione del notaio trentatreenne Andrea Bellorini, che ha scelto la città di Luino come sede per lo studio dove avvierà la propria attività professionale.
La seconda, ancora più grande, è arrivata nella giornata di ieri in tribunale a Varese, dove il giovane professionista si è sottoposto al giuramento che rappresenta l’ultimo atto formale necessario all’iscrizione del ruolo presso il distretto notarile di appartenenza.
Insieme a lui il trentaseienne Virginio Bonomi, che eserciterà invece nel capoluogo di provincia. Entrambi condividono un percorso universitario in Giurisprudenza – requisito fondamentale per intraprendere la carriera di notaio -s volto presso l’Università dell’Insubria dal primo e presso la Bocconi dal secondo. Poi l’iscrizione ad un bando di concorso, e testa nuovamente sui libri per superare le prove scritte e orali, una trafila che nel caso dei due professionisti è durata più di due anni, tra le tempistiche della selezione e i ritardi a causa della pandemia.
Il giuramento ha avuto luogo davanti al collegio composto dal presidente del tribunale Cesare Tacconi e dai giudici Rossana Basile e Marcello Buffa. «C’è una voce da smentire – ha spiegato Bonomi poco prima di entrare in aula, svelando un curioso particolare -, nell’80% dei casi (compreso il suo e quello di Bellorini, ndr) i notai non sono figli d’arte».
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