C’è bisogno di più consapevolezza e maggiore conoscenza, oltre confine, rispetto ad un fenomeno percepito dai cittadini come assai distante dalla loro quotidianità ma, nella realtà delle cose, incredibilmente più vicino di quanto si pensi.
Sulla base di queste premesse è stato inaugurato l’Osservatorio ticinese sulla criminalità organizzata di Lugano, nato in seno all’Istituto di diritto dell’università della Svizzera italiana e grazie alla collaborazione con la Rsi.
E’ immenso il patrimonio documentale ora a disposizione della collettività, come si apprende da un articolo pubblicato dal quotidiano La Prealpina e firmato da Simone Della Ripa: “Il centro di Lugano offre a studenti e ricercatori la possibilità di consultare un archivio che contempla una raccolta dagli anni Settanta degli atti giudiziari delle inchieste legate al Ticino, e dal 2010 degli atti giudiziari delle inchieste riguardanti il resto della Svizzera. le vicende in repertorio fino ad ora sono quasi un centinaio, per un totale di oltre quattrocento nomi. ogni dossier è composto da atti giudiziari, articoli di stampa, servizi televisivi e radiofonici, fotografie e altro materiale. E’ disponibile sia in versione digitale, sia in forma cartacea”.
Degno di nota un ulteriore elemento che emerge dall’articolo pubblicato sulle pagine del quotidiano locale, a conferma della centralità ricoperta dal tema e delle dinamiche connesse alle infiltrazioni mafiose dall’Italia, in rapporto alla realtà di confine attuale. Sono diverse infatti le inchieste, ancora aperte sul territorio, che coinvolgono in parte anche il mondo del frontalierato, e che riguardano soprattutto reati legati ai rifiuti, al riciclaggio di denaro, alla compravendita di armi e alla creazione di società fantasma.
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