Insulti, umiliazioni e percosse fino alla denuncia, a lungo evitata, che ha posto fine ad un incubo durato troppo tempo.
Un cinquantenne albanese, residente a Besozzo, a processo per maltrattamenti in famiglia, è stato condannato a due anni di reclusione dal tribunale di Varese.
A metterlo nei guai, come riporta il quotidiano La Prealpina, era stato il racconto della ex compagna, tornata in Albania nel 2017, che per parecchi anni aveva tenuto nascosto il suo calvario, salvo poi trovare il coraggio per recarsi dalle forze dell’ordine, dietro le sollecitazioni di una insegnante del figlio, anch’esso vittima dei ripetuti pestaggi, poi affidato ad una comunità per minorenni.
E’ sempre il quotidiano locale a riportare le parole pronunciate in aula dal pubblico ministero Antonia Rombolà, che per il 50enne aveva chiesto una condanna a due anni e quattro mesi. Parole che riassumono il drammatico contesto: “Il marito picchiava la moglie perché sosteneva che fosse un suo diritto farlo, semplicemente perché lui era uomo e lei donna. Poi, quando ha perso il lavoro, ha iniziato a prendersela anche con il figlio. Diceva che lo faceva per ‘fortificarlo’, per farlo diventare un uomo”.
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