Da mesi il dossier sulla produzione di vaccini anti Covid in Italia è oggetto di incontri e approfondimenti al Ministero dello Sviluppo economico. Il tema è centrale in rapporto all’obiettivo dichiarato del completamento della vaccinazione di massa entro la fine dell’estate, ma ad oggi ci sono due fattori che stridono proprio con la necessità di estendere il prima possibile le somministrazioni a tutte le categorie di persone.
Il primo riguarda la mancanza di specifici macchinari che rappresentano il fulcro della produzione autonoma, quella che consentirebbe al Paese di uscire finalmente dalla stretta dipendenza dalle aziende estere, un problema che continua a causare ritardi nelle consegne e che si sta facendo insostenibile; il secondo è una diretta conseguenza del primo, ed è il tempo stimato per raggiungere la capacità strutturale che serve ad avviare la produzione.
Il bioreattore è lo strumento all’interno del quale si sviluppano le reazioni con scambio termico che sono alla base del complesso procedimento per la realizzazione del siero. Si tratta di enormi cilindri, alti anche diverse decine di metri, che nel nostro Paese sono presenti in quantità limitata, almeno per quel che riguarda il campo vaccinale. In altri settori, tuttavia, l’Italia ricopre il ruolo di leader e tante realtà produttive possiedono la competenza tecnologica per assemblare i bioreattori adatti al contesto pandemico.
Una delle realtà di riferimento in questo campo si trova in provincia di Varese, a Lonate Ceppino. La Samic Spa, questo il nome dell’azienda, possiede la buca per la costruzione di reattori più grande d’Italia, e si è dichiarata pronta a fare squadra per accorciare il più possibile i tempi di realizzazione degli impianti, che in ambito chimico e petrolchimico l’industria italiana esporta per la quasi totalità di ciò che viene prodotto.
“Occorre fare presto – ha spiegato Giancarlo Saporiti, amministratore delegato di Samic, recentemente ospite della trasmissione Rai Agorà -un bioreattore non si costruisce in due giorni. Il tempo di realizzazione va dai sei agli otto mesi. Ovviamente il sistema produttivo italiano, davanti all’emergenza, potrebbe fare fronte comune e mettersi alla prova per accelerare il più possibile i tempi, che però difficilmente potrebbero essere inferiori ai cinquanta giorni, lavorando giorno e notte senza sosta”.
Il governo italiano, stando a quanto pubblicato nelle scorse ore da Il Messaggero, sarebbe inoltre pronto allo stanziamento di circa mezzo miliardo di euro per la creazione di un polo destinato alla produzione di vaccini. Risorse economiche e competenze non mancano e AstraZeneca, azienda anglo-svedese tra i principali produttori di vaccini anti Covid, ha annunciato la volontà di collaborare con l’Italia nella ricerca di partner per avviare la produzione, in ogni caso vincolata ai brevetti – che il nostro Paese non possiede – e agli standard produttivi già in uso, ai quali attenersi. Definirne di nuovi, partendo “da zero” richiederebbe tempo extra e una ulteriore attesa per le autorizzazioni del caso che dipendono dall’Agenzia europea per i medicinali e dall’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco.
“Noi produttori italiani di apparecchiature a pressione siamo una eccellenza mondiale – ha ribadito Giancarlo Saporiti -, abbiamo il know how e le migliori tecnologie. Un’eccellenza che il mercato internazionale ci riconosce. Vogliamo mettere a disposizione del sistema nazionale queste nostre capacità per affrontare la crisi che stiamo vivendo. Noi ci siamo. Siamo pronti alla sfida“.
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