Luino | 9 Agosto 2020

“Dissensi & Discordanze di Mauro della Porta Raffo”, la democrazia e il voto delle persone intelligenti

Da Città del Messico ai tempi di Madero, alle presidenziali americane del secondo Dopoguerra, per riflettere su aspetti della vita pubblica ancora oggi centrali

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La democrazia come illusione, come grande assente o come patto per il cambiamento, che stretto su un terreno reso ostile da complesse dinamiche sociali può mutare in un pretesto per azioni rivoluzionarie.

La storia è piena di esempi che prendono spunti da questi scenari e la democrazia, cavalcando i secoli fino ai giorni nostri, non smette mai di essere al centro del dibattito pubblico, in tutto il mondo. Talvolta è bistrattata, in altri casi sottovalutata o strumentalizzata per scopi elettorali, o ancora messa in discussione – come accade nel nostro Paese – in quanto lasciapassare per esternazioni nostalgiche che si rifanno al periodo più buio del secolo scorso, e tra i più bui dell’intera umanità. Ma la democrazia è pur sempre legata alla libertà di espressione e quindi i limiti, in questo senso, quanto spazio possono assorbire esattamente? Ma soprattutto, è giusto che siano contemplati?

Due pillole sul concetto di democrazia, astuzia e calcolo politico – con metafore annesse – arrivano dal nostro appuntamento settimanale con Mauro della Porta Raffo e, come di consueto, spaziano con la forza del racconto tra periodi e situazioni molto distanti tra loro. Città del Messico, 1911, Francisco Madero osserva la folla in estasi dal balcone presidenziale. Stati Uniti d’America, 1952, elezioni: Dwight Eisenhower da una parte, Adlai Stevenson dall’altra.

La parola ai protagonisti e al Gran Pignolo nei due video che seguono.

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