Varese | 9 Giugno 2020

Violenza di genere, con la fine del lockdown sono aumentate le richieste di aiuto nel Varesotto

La Questura di Varese avvia percorsi di recupero per autori di maltrattamenti. Protocollo di intesa insieme agli psicoterapeuti della cooperativa onlus "Dorian Gray"

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Durante il periodo di lockdown determinato dall’emergenza coronavirus le richieste di aiuto da parte di donne vittime di violenza domestica o di stalking sono leggermente calate, ma una volta avviate le prime riaperture si è subito registrato un nuovo incremento.

La divisione anticrimine della Questura di Varese non ha mai cessato con la sua attività di contrasto e prevenzione nell’ambito della violenza di genere, grazie anche alla legge “Codice Rosso” entrata in vigore nell’agosto 2019, che regola in maniera più ancora stringente il sistema penale in materia di tutela delle vittime.

Nei primi sei mesi del 2020, infatti, sono stati emessi 17 provvedimenti di ammonimento del questore. Di questi, ben 12 sono relativi a individui responsabili di atti persecutori o di violenza domestica.

Per quanto riguarda il lavoro di prevenzione, invece, la Polizia di Stato ha avviato un protocollo di intesa con la cooperativa sociale onlus “Dorian Gray” (che collabora con le Procure di Varese e Busto Arsizio ed è inserita nelle reti antiviolenza) a partire dallo scorso mese di marzo.

All’interno di tale cooperativa operano la dottoressa Camilla Nocerino, psicologa e specializzanda in psicoterapia, la dottoressa Margherita Branca e il dottor Giulio Corrado, tutti quanti formati nell’ambito della violenza sulle donne o sui minori, ma anche in quello dei disturbi psicologici o delle dipendenze.

L’equipe ha istituito un servizio appositamente dedicato agli autori di violenza nelle relazioni intime denominato S.A.V.R.I., il cui scopo è quello di lavorare “sul cambiamento e sulla presa di consapevolezza del partner che agisce il comportamento violento” concentrandosi anche sugli aspetti etici e legali connessi a tali situazioni.

Il personale si occupa così del recupero dei soggetti rei di maltrattamenti o atti persecutori attraverso il ricorso a un percorso di riabilitazione psicologica caratterizzato da un iter ben preciso, con colloqui, contatti con partner e/o familiari e autorità giudiziarie, fino a un’eventuale presa in carico individuale. Il fine è quello di instillare negli utenti il desiderio di non reiterare in futuro questo tipo di condotta violenta.

Sembra che il progetto abbia già dato i primi risultati: la divisione anticrimine della Questura ha già segnalato e indirizzato alla cooperativa alcuni individui per i quali è stato immediatamente attivato il percorso di recupero.

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