Regione Lombardia ha inserito tra le regole di sistema come modello assistenziale di riferimento il progetto Homoncology, nato come sperimentazione nel 2014 presso l’Unità Operativa di Oncologia Medica dell’ASST-Settelaghi di Varese già diretta dalla dottoressa Graziella Pinotti e ora sotto la responsabilità del dottor Claudio Chini.
In pratica il modello organizzativo varesino viene proposto a tutti gli ospedali lombardi per essere replicato. “Si tratta – sottolinea la dottoressa Pinotti – del riconoscimento della validità di un lavoro corale che ha coinvolto in questi anni non solo medici ed infermieri del reparto ma anche fisioterapisti,psicologi e volontari sostenuti dalle associazioni del Terzo Settore.
I pazienti oncologici fragili che necessitano di trattamenti attivi antitumorali in associazione a terapie di supporto vengono seguiti direttamente a domicilio. L’obiettivo è migliorare il setting di cura e la qualità della vita dei pazienti e diminuire gli accessi evitabili in pronto soccorso e ricoveri impropri.
“Al momento – precisa la dottoressa Pinotti – sono stati seguiti più di 200 pazienti, cui sono stati somministrate terapie oncologiche per bocca sottocute e endomuscolari ,oltre a trasfusioni, alimentazione parenterale, terapie e procedure di supporto. L’indice di gradimento dei pazienti è stato elevato, si è osservata una bassa percentuale di ricoveri ospedalieri e un facilitato e diretto trasferimento alle cure palliative in caso di aggravamento delle condizioni generali”.
Come è noto molta patologia oncologica è diventata cronica, per cui i modelli assistenziali devono modificarsi per essere sostenibili. La sanità da ospedalocentrica deve sempre più spostarsi sul territorio favorendo al massimo l’integrazione tra i medici di base e gli specialisti ospedalieri. Il percorso assistenziale Homoncology ha subito una forte accelerazione a causa dell’emergenza Covid-19.
“Al momento – ha precisato la dottoressa Pinotti – gli screening effettuati a livello nazionale non evidenziano un’incidenza maggiore di contagi da Covid19 tra i malati oncologici anche se gli accertamenti sono ancora in corso. In questo periodo abbiamo comunque garantito tutti i trattamenti invitando solo i pazienti con patologie differibili nel tempo a non recarsi presso le strutture sanitarie per diminuire il rischio contagio. Con l’inizio della cosiddetta Fase 2 recupereremo la quota di interventi chirurgici che abbiamo rinviato a causa dell’affollamento delle terapie intensive. Vogliamo però mantenere e rafforzare la prassi della cura a domicilio particolarmente necessaria per una categoria particolarmente fragile ed esposta come quella dei pazienti oncologici. Per questo motivo riteniamo strategica l’ulteriore implementazione del progetto Homoncology”.
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