Luino | 22 Marzo 2020

Coronavirus, “La trasformazione repentina della normalità, facendo i conti con la paura”

Pubblichiamo una lettera dello psicologo e psicoterapeuta luinese Roberto Viganoni, che analizza dal punto di vista psicologico le reazioni all'epidemia in corso

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Continua l’emergenza per il contenimento del contagio da Coronavirus, e aumentano i casi sul territorio. Nelle ultime ore sono state modificate ancora una volta le restrizioni delle attività che si possono svolgere all’aperto, inasprite a causa del fatto che sono molti i cittadini che non seguono l’invito a restare a casa.

Proprio del perchè alcune persone non rispettano questa semplice richiesta, fondamentale per contenere il contagio, parla la lettera inviata da Roberto Viganoni, psicologo e psicoterapeuta luinese, che pubblichiamo di seguito.

Un’analisi psicologica sull’impatto di questo incredibile momento storico, in cui la società sta affrontando cambiamenti repentini, che colpiscono profondamente il vivere quotidiano di tutti. Un excursus sulla paura, sentimento comune in questo momento confuso e imprevedibile, e su come questa viene affrontata dall’uomo, nel caso dell’epidemia, da chi segue le regole e chi invece sceglie di non farlo.

Di seguito il testo completo del dottor Viganoni.

“Il silenzio del mondo”

“Ora conteremo fino a dodici
e tutti resteremo fermi.
Una volta tanto sulla faccia della terra,
non parliamo in nessuna lingua;
fermiamoci un istante,
e non gesticoliamo tanto.
Che strano momento sarebbe
senza trambusto, senza rumori;
tutti ci troveremo assieme
in un’improvvisa stravaganza”. […]
(Restare in silenzio, Pablo Neruda)

Un silenzio denso quasi irreale. Questa è la prima impressione che perviene porgendo l’orecchio al mondo in queste strane e convulse giornate. Qual è l’impatto psicologico di tutto ciò? Abbiamo assistito a un mutamento repentino e inimmaginabile degno della penna di qualche sceneggiatore fantasioso. Una pandemia infetta una civiltà fin nel profondo creando un’infiammazione sociale generalizzata.

La nostra società già attraversata da un disagio profondo, un sentimento che, citando Freud, è pervaso da un senso di eternità, illimitato, sconfinato, oceanico in cui l’Io soggettivo tende a confondersi in un Io collettivo. Che cosa sta succedendo? Questa semplice domanda è probabilmente la più frequente in questo difficile passaggio della nostra epoca e probabilmente anche la più difficile alla quale rispondere. Tutti ci stiamo confrontando con qualcosa di totalmente nuovo, imprevisto e imprevedibile. L’emergenza invisibile che sta cambiando le vite di tutti noi ci sconvolge e perturba in modi fino a poco tempo fa assolutamente inimmaginabili.

La mitologia greca raffigurava le paure più profonde, le angosce inesprimibili attraverso un dio minore, re dei boschi, rappresentante della Natura, pulsionale e istintuale: Pan. Egli ha sempre camminato per il mondo. La civiltà moderna ha tentato di non ascoltarlo, uccidendolo, ignorandolo. In questo momento non è più possibile; Pan è tra noi e si mostra con tutta la sua forza e potenza. Cosa può insegnarci tutto ciò? Il disagio della civiltà è sotto i nostri occhi, lo vediamo, lo osserviamo e lo ascoltiamo nel silenzio assordante di strade vuote, attività serrate, inquietudini generalizzate. È il momento di Pan, il momento della paura. La paura è un meccanismo di difesa razionale, efficacissimo. Così come il corpo ha il suo sistema immunitario, così la mente ha i suoi anticorpi. Uno di questi è la paura. Se utilizzata bene ci protegge, ci difende e in taluni casi può salvarci la vita. Questa infezione ha smascherato la grande illusione: la paura non esiste, non ha senso è troppo dolorosa, bisogna ucciderla, bisogna uccidere Pan. Il velo si è alzato e ha mostrato l’irriducibile bisogno di Pan.

In questi giorni si vedono comportamenti molto disciplinati accanto a comportamenti irresponsabili di persone che in barba ai divieti proseguono alcune attività non essenziali mettendo a rischio sé stessi e gli altri. Molti mi chiedono come ciò sia possibile, e la mia risposta è sempre la stessa: queste persone affrontano le loro paure negandole. Questo atteggiamento è chiaramente un ossimoro ma l’essere umano è conflittuale per sua natura e bisogna dare un senso chiaro a quello che si sta vivendo.

L’effetto della negazione è la trasformazione della paura in angoscia, un’emozione che contiene al suo interno una grande quota di irrazionalità. Ed è proprio questa irrazionalità che può portare le persone ad agire comportamenti che possono rivelarsi dannosi per il singolo e per la collettività. Tutto ciò mostra chiaramente quanto la paura possa essere utile e, se utilizzata nel modo corretto, aiutarci a superare questa situazione. È necessaria una sublimazione collettiva che permetta di tollerare la frustrazione civile laddove la civiltà non è costruita sulla rinuncia pulsionale. Ciò come effetto crea un’ostilità strisciante che la società si trova costretta a fronteggiare. Questa è la situazione migliore in cui la coscienza morale può divenire paura sociale. Lo sviluppo della specie umana è legato alla misura in cui l’evoluzione civile degli uomini sarà in grado di dominare i turbamenti della vita collettiva causati dall’aggressività e dalla pulsionalità.

Per giungere a tale traguardo è necessario utilizzare adeguatamente la paura come anticorpo fondamentale dell’angoscia. L’invito collettivo al restare a casa in questo periodo, atteggiamento importantissimo per rompere la catena dei contagi, viene eluso da individui che non riescono a stare con la paura e ad utilizzarla al meglio. È dunque necessario far passare il messaggio chiaro che la paura non è una malattia ma un sistema di difesa straordinario e utilissimo per la crescita individuale e collettiva.

La paura contiene non solo Tanathos ma anche Eros. La paura è erotica nel senso che apre alla creatività. E la creatività è un antidoto fondamentale contro l’angoscia. È necessaria un’elaborazione individuale che possa portare ad una presa di coscienza collettiva di consapevolezza del corpo sociale e psicologico come un’unità indivisibile.

Dr. Roberto Viganoni
Psicologo – Psicoterapeuta

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