Luino | 15 Marzo 2020

Luino, cassieri e commessi dei supermercati fondamentali per affrontare il Coronavirus

Insieme alla categoria degli operatori sanitari, medici, infermieri e farmacisti, sono quella più sotto stress. "Legittimo avere paura, chiediamo comprensione"

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Unanime e condivisa solidarietà, da parte dei nostri lettori, nei confronti di cassieri e commessi, dopo la lettera pubblicata dalla nostra redazione, nella quale una donna luinese criticava la mancanza di empatia in un supermercato durante questo periodo difficile.

Una presa di posizione a difesa e tutela della categoria, quella delle centinaia di dipendenti di tanti supermercati e discount sparsi in tutto l’alto Varesotto, che ogni giorno, con turni massacranti, vanno al lavoro senza sapere cosa accadrà a causa dell’emergenza Coronavirus.

Contatti, sguardi impauriti, persone che non mantengono le distanze, persone senza mascherina, starnuti, colpi di tosse e mani in bocca per contare i soldi. Sono alcune delle paure, in questo periodo dove la sensibilizzazione per evitare il contagio è altissima, che ci hanno presentato cassieri e commessi, paure che possono essere condivise anche con il personale sanitario degli ospedali e quello delle farmacie.

Tantissimi sono i clienti, come abbiamo potuto vedere in questi giorni girovando per i supermercati del luinese, che fanno la coda all’ingresso e aspettano il loro turno. Non sempre rispettando le regole, è utile precisarlo, impauriti dalla situazione e nervosi per quanto sta avvenendo. D’altronde, siamo uomini e donne, ed è anche fisiologico immaginare che ognuno di noi possa vivere il Coronavirus a proprio modo.

Qualcuno è più tranquillo, mentre altri si fanno prendere da paure dilaganti che innescano litigi o discussioni sia in coda in attesa di entrare nei supermercati che in cassa. Testimonianze diverse, raccolte non per danneggiare una categoria, ma solo per raccontare quanto stiamo vivendo.

“Siamo una categoria, che in questo periodo di emergenza – commenta il responsabile di un supermercato della zona -, lavora a contatto giornaliero con migliaia di persone senza nessuna protezione valida, visto che i guanti e le mascherine in dotazione servono a poco. La maggior parte dei clienti sono civili e rispettosi delle norme, ma purtroppo abbiamo a che fare anche con persone che non rispettano la distanza di sicurezza, e se si avvicinano troppo noi ci allontaniamo, se possiamo. La cassiera non può e magari passa per scostante, ma provate voi, con tutte le paure che abbiamo, ad avere a che fare con clienti che si leccano le dita prima di darci i soldi o tengono in bocca la carta fedeltà; e come non citare famiglie intere che vogliono fare la spesa mentre le disposizioni parlano di un membro alla volta. Clienti che quando vengono richiamati a mantenere la distanza con altri clienti ci insultano. Abbiamo bisogno di comprensione, siamo messi sotto stress da settimane. La differenza non la fanno gli straordinari, ma il fatto di sapere che siamo utili e che i nostri sforzi vengano apprezzati“.

Dello stesso avviso è anche Benedetta, una giovane dipendente di un supermercato luinese, che ci ha raccontato quanto sta vivendo in questi giorni: “Come un po’ tutti gli italiani ci siamo ritrovati ad affrontare questa situazione di emergenza e ognuno cerca di gestirla quanto meglio possibile. A fronte di tanti clienti stupendi, ce ne sono altri che pensano di poterci trattare spesso e volentieri a pesci in faccia perché fanno la spesa da noi. Settimana scorsa per una fetta di bacon che ho tagliato storta (dopo aver tagliato anche altri affettati per questo cliente), sono stata trattata male davanti ad altri clienti e mi sono anche beccata insulti, senza poter proferire una parola. Ci tratteniamo molto, ma dopo questa situazione mi sono intristita ed è scesa anche qualche lacrimuccia per la mortificazione e l’umiliazione ricevuta”.

“In questi giorni di emergenza, però, i clienti sono molto più spazientiti – continua ancora la giovane luinese -. Purtroppo tanti non capiscono che ci sono delle regole da rispettare e noi dobbiamo cercare di farlo presente: sbuffano e si arrabbiano per la distanza di un metro alle casse e perchè devono aspettare che il cliente precedente vada via prima che noi possiamo passare la loro merce. Si leccano le dita, prendono e ci passano le banconote che, diciamolo, già durante l’anno non è il massimo. Ora è nostro diritto avere paura e tutelarci sia per noi che per le nostre famiglie. Idem per il pagamento con la carta. Insomma, siamo umani anche noi e come i clienti hanno il diritto di impazzire e fare spese assurde per il panico, noi abbiamo il diritto di avere un minimo di paura“.

“In questi giorni siamo abituati, a giusta ragione, a considerare eroi i medici, gli infermieri, il personale sanitario, i farmacisti, ma mi sono resa conto che subito dopo di loro vengono anche gli operatori del commercio – afferma ancora Benedetta -. Siamo in prima linea sul fronte di questa ‘guerra’ quanto loro, forse più esposti, perché impreparati. Un medico sceglie la sua professione e ha un dovere durante un’emergenza sanitaria, noi il nostro lavoro lo svolgiamo, perché probabilmente è un mezzo come un altro, un mestiere che garantisce il sostentamento. Eppure se ci fermassimo, il paese crollerebbe, non potere procurarsi il cibo è impensabile. Allora volevo dire a tutti coloro che lavorano nei supermercati: grazie, senza retorica… siete dei piccoli grandi eroi del quotidiano, silenziosi, spesso maltrattati dai clienti che quando sono nervosi si sfogano con voi. Anche in questo momento, volevo farvi sapere che ho capito la vostra paura e quella dei vostri cari, eppure siete lì lo stesso. Non so quanto possa servire, ma ancora grazie e non mollate. Senza di voi non potremmo fare niente, anche la nostra paura sarebbe più grande”.

Infine il pensiero di una ragazza luinese: “Mia mamma è dipendente di un supermercato di Luino, e so che anche se non me lo dice, tutti i giorni ha paura di andare al lavoro ma nonostante ciò non si è mai assentata, e fino ad oggi, dopo quasi tre settimane dall’inizio di questa emergenza, non erano stati dotati neanche di dispositivi di sicurezza. La paura e le preoccupazioni penso siano legittime e ognuno reagisce in maniera diversa. Come gli stessi clienti pretendono gentilezza e comprensione lo stesso dovrebbero dimostrare loro”.

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