Si è conclusa con il patteggiamento e con la condanna a scontare una pena di un anno e dieci mesi, con sospensione condizionale, la vicenda processuale della luinese di 63 anni protagonista, la scorsa estate, di una sfortunata serie di colpi tentati presso alcuni uffici postali del territorio.
Sfortunata perché nessuno dei tentativi, quattro in totale, in soli nove giorni, andò effettivamente a segno. Troppi tentennamenti, troppa tensione e paura davanti agli impiegati di ognuno degli uffici postali colpiti: Montegrino, Cremenaga (due volte) e Cassano Valcuvia.
“In un caso, a Cremenaga, non aveva neppure avuto il coraggio di parlare – riporta oggi il quotidiano La Prealpina nel commentare la sentenza emessa ieri in Tribunale a Varese, dal giudice Alessandro Chionna – e si era avvicinata allo sportello mostrando all’addetta un foglio A4 con la scritta ‘non voglio fare del male, dammi i soldi, mia figlia di tre anni sta morendo’. L’impiegata le rispose di aspettare che si aprisse la cassa, non prima di un quarto d’ora (in realtà aveva già allertato i carabinieri), e lei se ne andò dicendo ‘nessuno mi vuole aiutare'”.
La donna, in seguito ai tentativi di rapina, era stata raggiunta dai carabinieri di Luino presso la sua abitazione. Lì i militari, dopo aver visionato attentamente le immagini delle telecamere situate fuori dagli uffici postali, avevano riconosciuto i vestiti utilizzati dalla 63enne, inchiodandola alle sue responsabilità, mai declinate dall’autrice dei tentati furti, incensurata prima di quei disperati episodi estivi.
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