Luino | 12 Dicembre 2019

A Luino Matteo Beltrami presenta la storia di Piero, bambino internato all’Istituto Von Mentlen

Appuntamento sabato 14 dicembre, alle ore 18, presso l'Ekoné Bar & Shop di via Voldomino, dove l'autore racconterà il suo "Il mio nome era 125"

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Si terrà sabato 14 dicembre alle 18, presso l’Ekoné Bar & Shop di via Voldomino, a Luino, la presentazione del libro “Il mio nome era 125”, il nuovo romanzo storico di Matteo Beltrami (Edizioni Ulivo, 2019), educatore regionale di una Scuola Media di Locarno, dove insieme al moderatore Davide Ballnari l’autore affronterà temi come le misure coercitive a scopi assistenziali, metodi di internamento di minori e adulti che hanno caratterizzato il funzionamento sociale e istituzionale della Svizzera per molti decenni, fino all’inizio degli anni ottanta.

Il libro, che è biografico ed è ambientato prevalentemente a Bellinzona, è ispirato dalla reale storia di Piero, un bambino nato nel 1948 che viene internato presso l’Istituto Von Mentlen, tutt’oggi attivo nella capitale ticinese.

Piero viene separato dalla giovane madre all’età di 6 anni, in quanto quest’ultima, rimasta sola, non può più avvalersi della legittimità del suo ruolo genitoriale. Una ragazza madre all’epoca veniva facilmente delegittimata dalla comunità e dalle autorità, permeate da un moralismo obsoleto e giudicante, così per il piccolo Piero inizia un percorso fatto di grande sofferenza ed episodi traumatizzanti.

Piero viene dichiarato illegittimo, giudicato “figlio di nessuno” e dopo ripetute pressioni nei confronti della madre da parte delle autorità, collocato. L’internamento di Piero dura dal 1954 al 1959 e in questo lasso di tempo il piccolo subisce ogni forma di abuso. Nonostante la durezza del tema la storia narra del potere della sopravvivenza e della magica resilienza umana. Piero “rimarrà a galla” e imparerà a nuotare con le proprie braccia.

Dopo quasi sessant’anni dalla sua uscita dall’istituto Von Mentlen, Piero ha raccontato la sua storia presso il Servizio per l’aiuto alle vittime di reati, dove nel 2017 è stato aperto uno sportello temporaneo per raccogliere le deposizioni di coloro che erano stati vittime delle misure coercitive a scopi assistenziali in Ticino. Conoscere questa storia mi ha portato a riflettere sulla possibilità/il tentativo di restituirgli un’infanzia che gli era stata sottratta, una storia che mettesse in risalto il valore della sua sopravvivenza e della sua forza.

“Questo libro – spiega Matteo Beltrami – desidera soprattutto diventare uno strumento di conversazione sulle tematiche, storiche o attuali, relative all’infanzia abusata, sfruttata, rubata, sciupata, alle ingiustizie che tutt’oggi nel mondo vengono perpetrate a sfavore di determinate categorie di persone, alla tendenza esclusiva che la società mette in atto quasi in modo automatico e che porta all’invisibilità di certe problematiche infantili e adolescenziali, alle realtà di alcune famiglie e ai temi sociali che si trovano ovunque ma che fanno fatica a vedere la luce.

“Personalmente – commenta l’autore -, credo che questo libro possa interessare tanto i professionisti del settore sociale, quanto alcuni utenti con i quali siamo in contatto“.

Il libro contiene delle preziose partecipazioni:
– Prefazione di Sergio Devecchi, a sua volta vittima delle misure coercitive divenuto in seguito educatore e direttore di istituti per minori, principale promotore della tematica a livello nazionale, al quale, in qualità di portavoce, per primo sono giunte le scuse ufficiali della Confederazione Svizzera (Simonetta Sommaruga 11 aprile 2013).
– Prefazione dell’attuale Direttore dell’Istituto Von Mentlen di Bellinzona, Vito Lo Russo.
– Postfazione della storica e ricercatrice Vanessa Bignasca, già collaboratrice scientifica della Commissione Peritale Indipendente (CPI) Internamenti amministrativi.

Al termine della presentazione seguirà un dibattito con l’autore sugli argomenti trattati, mentre l’evento si concluderà con un aperitivo colloquiale.

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