Varese | 5 Dicembre 2019

“La Plastic Tax è un’imposta non sostenibile”. A rischio un intero settore in provincia di Varese

Solo in provincia di Varese le imprese dell’industria degli imballaggi in materie plastiche contano più di 2.400 addetti. La posizione degli industriali varesini

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“La plastic tax rischia di affossare la competitività di un settore strategico e di eccellenza della manifattura italiana che ha da tempo intrapreso in maniera autonoma, senza la necessità di alcuna forzatura fiscale, una transizione verso soluzioni più sostenibili ed ecocompatibili. Provvedimenti inappropriati presi sulla spinta di motivazioni più demagogiche che pragmatiche rischiano solo di creare danni all’economia, al lavoro, ai consumatori e a quello stesso ambiente che si vorrebbe difendere”.

È questa l’opinione sulla Plastic Tax del Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Roberto Grassi. Una presa di posizione che arriva in contemporanea con la protesta di tutte le imprese del settore rappresentate a livello nazionale dalla Federazione Gomma Plastica aderente al Sistema Confindustria.

Il tema è entrato al centro del dibattito politico dopo le intenzioni delle forze di governo di inserire all’interno della Legge di Bilancio in discussione al Parlamento la cosiddetta Plastic Tax, un’imposta sul consumo dei manufatti in plastica con singolo impiego con “funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari”, come si legge nella bozza alla voce “Misure fiscali a tutela di ambiente e salute”.

Un provvedimento che anche dalle imprese varesine viene contestato già dal titolo: “Vedremo quale sarà l’esito finale della discussione in atto. Così come è, al di là della data di entrata in vigore dell’imposta e del suo reale ammontare, la misura è comunque iniqua perché va a colpire i prodotti e non i comportamenti e rappresenta unicamente un’imposizione decisa per fare cassa andando a caricare di costi ingenti consumatori e imprese, mettendo a rischio posti di lavoro”, così la pensa Giovanni Orsi Mazzucchelli, Presidente del Gruppo merceologico “Gomma e Materie Plastiche” dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, secondo cui il confronto è viziato da troppi luoghi comuni e pregiudizi: “Tassare un prodotto la cui produzione è già ampiamente normata e regolamentata è uno dei tanti controsensi delle recenti stagioni politiche che stanno aumentando anziché diminuire la burocrazia. A dettare legge è il mercato, quindi forse un’attività di formazione e informazione per aumentare la consapevolezza dei consumatori su un uso corretto della plastica e incentivi ad attività di ricerca in grado di traghettare l’industria verso la trasformazione e il riutilizzo degli scarti sarebbero punti strategici di una politica più coerente con gli obiettivi di tutela dell’ambiente. Bisogna poi fare i conti con la realtà: l’Italia ha un grave deficit impiantistico in materia di rifiuti dovuto anche a un’avversione ideologica verso gli impianti di smaltimento di qualsiasi tipo. Questo impedisce di trasformare ciò che oggi è visto come un problema, in una risorsa, come avviene in molti Paesi. Lo sviluppo sostenibile si promuove, con la transizione delle imprese verso un’economia circolare. Un fronte questo su cui l’industria varesina, così come quella nazionale, ha da tempo cominciato a investire più di quanto si faccia nel resto d’Europa”.

Il riferimento è al minor utilizzo di materie prime, maggior efficienza dei sistemi produttivi, meno rifiuti. Investimenti che ora l’introduzione di una nuova tassa rischia di mettere a repentaglio, insieme alla tenuta dei livelli occupazionali, senza dare nessuna reale prospettiva di sviluppo di materiali alternativi che solo l’industria può mettere in pratica con la propria capacità di visione e lettura del mercato.

Non è solo una questione ambientale, ma anche di salute, come spiega il Presidente dell’Unione Industriali, Roberto Grassi: “Al momento la plastica non è comunque sostituibile in molti impieghi. Pensiamo alla funzione degli imballaggi in plastica nel packaging alimentare e al loro ruolo nella difesa delle caratteristiche igienico-sanitarie e organolettiche dei cibi, coì come nella protezione da manipolazioni o contaminazioni batteriche. Non sono semplici involucri quelli che riempiono i nostri carrelli della spesa, ma veri e propri prodotti che difendono la nostra salute grazie ad un’intensa attività di ricerca e sviluppo che ora si rischia di mettere in discussione”. Senza contare che già oggi le imprese del settore, come spiega Grassi, “pagano un contributo ambientale CONAI per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica per un ammontare di 450 milioni all’anno a livello nazionale, 350 milioni dei quali vengono versati ai Comuni per la gestione della raccolta differenziata”. Come dire: già oggi le imprese stanno facendo la loro parte.

Da qui il giudizio netto che esprime Roberto Grassi sulla Plastic Tax a nome di tutte le imprese del settore in provincia di Varese: “Siamo fortemente contrari ad ogni introduzione di una tassa sugli imballaggi in plastica, più o meno leggera, più o meno dilazionata nel tempo, che avrebbe forti ripercussioni anche sul nostro territorio”. L’industria degli imballaggi di materie plastiche solo in provincia di Varese conta più di 2.400 addetti, un comparto che, sia a valle sia a monte della filiera, coinvolge anche altre realtà come il settore chimico, della costruzione di macchinari e stampi, dell’alimentare. Più in generale la provincia di Varese è la terza provincia in Italia per numero addetti nella Gomma-Plastica (più di 10.400), quinta per numero di imprese (quasi 500) e terza per livelli di export (oltre 870 milioni nel 2018).

“Altro che tassa per la sostenibilità”, chiosa il Presidente dell’Unione Industriali: “A non essere sostenibile a livello economico, sociale e di salute pubblica è un’imposta demagogica che rischia di minare lo sviluppo di un settore fondamentale dell’industria varesina e nazionale e dei suoi sforzi per la creazione di un’economia circolare veramente green”.

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