Varese | 5 Agosto 2019

Terra di leggende il Regno delle Bocce: ecco Scarliga

Nelle bocce è così: i miti si perfezionano giorno dopo giorno e sono sempre pronti ad essere celebrati, perché le leggende possono solo crescere, non si estinguono mai

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(articolo di Roberto Bramani Araldi) Lì fuori, fra qualche panca sparsa attorno a piccoli tavoli e sparute piante che si sforzano di conferire un po’ d’immagine boschiva, si odono gli urti delle bocce all’interno del bocciodromo per le prime fasi di riscaldamento, la gente, lì fuori, è in attesa di entrare ad assistere alla conclusione della gara e lei, la Nina, che troneggia dall’alto della sua statura, ma soprattutto della sua stazza davvero di notevole importanza, si guarda in giro, sembra noncurante, ma in verità sta cercando di agganciare il solito malcapitato, al quale ammannire i suoi racconti sullo Scarliga.

Lo adocchia, lo avvicina con passo deciso, sembra un felino scattato alla vista della preda che, incauta, probabilmente sottovento, non si accorge del pericolo incombente e viene catturato. La Nina – chissà perché Nina, il nome si adatterebbe ad un’esile e fragile fanciulla, non ad una matrona di almeno cento chili! Giovanna, si chiama, ti aspetteresti un “Gina” più appropriato, no Nina, diminutivo possibile di Giovannina, invece – inizia il suo dialogo, meglio sarebbe dire soliloquio, sembra un ruggente fiume in piena, ansioso di valicare gli argini per dilagare dirompente sulla pianura circostante, tutto travolgendo, non solo il disgraziato finito nelle sue sgrinfie.

Ah! El Scarliga, còme el giucava, ghe n’era minga come lù!”, inizia con il sano dialetto lombardo che dalla sua bocca sembra un brontolio di tuono lontano, udibile molto chiaramente da almeno una decina di astanti, poi in un italiano contaminato dall’inconfondibile accento locale, frammisto sempre a qualche termine dialettale: “Come bocciava, non sembrava neanche bocciasse, quattro passi, forse cinque, brevi, veloci e la boccia la veniva foeùra che la pareva nànca tiràda e arrivava dove doveva, non sbagliava un colpo! Altro che i giocatori di oggi, i campioni di oggi, che ogni tanto fanno cilecca! El Scarliga non ne sbagliava una di bocciata, infallibile era! E poi, che persona, neh! Gentile, lui così màgher, elegante, sembrava un damerino! In campo era armonico – forse voleva dire armonioso – el se moeùveva bene, anche a punto, ah! Come andava a punto, sembrava l’accarezzasse la boccia e … sémper lì, taccaa al ballin! Bastava lassal a stà còn el nòmm! Come s’arrabbiava quando ghe diseven scarliga merlùzz!”.

Già, bisogna interpretare: in dialetto lombardo “scarligà” vuol dire scivolare e “scarlìga merlùzz” significa “stai alla larga, non mi scocciare”. Il malcapitato si agita, cerca disperatamente una via di scampo, alfine la trova grazie ad un conoscente della Nina che viene subito catturato in sua vece. Rimane “El Scarliga”, nell’aria, l’adorazione per lui della Nina che potrebbe far pensare a un amore non rivelato, in esplosione continua attraverso le imprese del giocatore infallibile, ma le menti maliziose guardano con un sorriso all’idea della “delicata” Nina, intenta a perfezionare abbracci ed effusioni con il segaligno Scarliga, laggiù in un angolo, un po’ nascosto, del cortile accanto al bocciodromo.

Nel Regno delle Bocce è così: i miti si perfezionano giorno dopo giorno e sono sempre pronti ad essere celebrati, perché le leggende possono solo crescere, non si estinguono mai.

PILLOLE DI BOCCE.
– Lunedì 5 agosto – Albizzate – Bocciofila La Famigliare – Prosegue gara serale individuale libera
– Lunedì 5 agosto – Cairate – Bocciofila Cavallotti – Prosegue gara serale individuale libera
– Lunedì 5 agosto – Vergiate –Bocciofila Bottinelli – Assemblea Società Comitato di Varese

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