Varese | 14 Marzo 2019

La storia della piccola Lucrezia, salvata dai professionisti dell’Ospedale Del Ponte

Tanti professionisti ed un gioco di squadra da manuale nella storia della piccola, nata con un disturbo che può manifestarsi drammaticamente subito dopo la nascita

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Ci sono situazioni che sei abituato a vedere nelle serie tv e che non ti aspetti che possano capitare nella vita reale“. Inizia così il suo racconto papà Samuele, sorridente mentre culla con delicatezza un fagottino roseo dai capelli scuri già folti e ben pettinati: Lucrezia, nata tre, intense, settimane fa. Accanto a loro, mamma Valentina, comprensibilmente ancora un po’ provata dalla vicenda che li ha travolti, per quanto conclusasi con un completo lieto fine.

“La sera del 12 febbraio mi si è rotto il sacco. Ero a metà del nono mese e tutto fino a quel punto era andato liscio” racconta proprio Valentina. Quella sera, insieme a Samuele si è rivolta al Pronto Soccorso della loro città, Gallarate. Dall’ecografia è emerso un problema: si è vista quella che gli specialisti chiamano ‘la doppia bolla’: è un’evidenza che normalmente si associa ad una malformazione del duodeno, l’atresia duodenale. In questi casi è necessario intervenire con un’operazione in urgenza, da eseguire nelle prime 24 ore di vita dopo aver stabilizzato il neonato.

Al Pronto Soccorso di Gallarate hanno inquadrato il caso e la piccola Lucrezia è stata quindi trasferita, correttamente, nel centro hub dell’Ospedale Del Ponte con il Servizio di Trasporto in Emergenza Neonatale (STEN), un servizio che è un’eccellenza in Lombardia e che proprio a Varese è stato avviato come progetto pilota, grazie alla lungimiranza del prof. Massimo Agosti, Direttore del Dipartimento della Donna e del Bambino. Ad accompagnare la piccola in questo viaggio, è stato il papà, che racconta: “Sono stati momenti terribili. Tutto stava succedendo così in fretta e la situazione era molto complessa. Inoltre dovevo cercare di rassicurare mia moglie, ricoverata a Gallarate”.

Al Del Ponte Lucrezia è stata sottoposta ad un’ulteriore ecografia, eseguita dalla dottoressa Sabrina Indirinella, che come racconta Samuele “a detta di tutti gli specialisti coinvolti nella nostra storia, ha fatto qualcosa di eccezionale. Ha visto anche lei l’immagine a doppia bolla, ma anche qualcos’altro a livello intestinale, qualcosa che ha cambiato il corso degli eventi”.

La radiologa, infatti, di cui è nota la grande precisione, ha rilevato indizi di una malrotazione intestinale: “Si tratta di un disturbo che, senza dare alcuna anomalia in gravidanza, può manifestarsi drammaticamente subito dopo la nascita. L’intestino, che ha assunto una posizione anomala durante lo sviluppo fetale, si rigira su sé stesso, con il rischio che si formi un volvolo. In altre parole, bisogna evitare che, girandosi, l’intestino finisca per occludere l’arteria e la vena che lo irrorano, provocando una rapida necrosi dell’organo, che a quel punto deve essere asportato quasi totalmente con conseguenze drammatiche e purtroppo permanenti. L’ecografia ha quindi dato l’indicazione per sottoporre la piccola Lucrezia ad un intervento non più in urgenza, ma in emergenza, cioè nel più breve tempo possibile” spiega il dott. Valerio Gentilino, Direttore della Chirurgia Pediatrica dell’Ospedale Del Ponte.

“In un attimo ho visto mia figlia entrare in sala operatoria. Ero in preda al panico. In quel momento mi si è rivolta un’infermiera: mi ha detto solo che stavo affidando mia figlia ad un’equipe fantastica e che potevo stare tranquillo. Me lo ha detto con una tale convinzione che non ho potuto che crederle e ho preso il telefono per cercare di rassicurare mia moglie” racconta Samuele.

Ad attendere Lucrezia in sala operatoria c’era il dott. Gentilino, assistito dal dott. Andrea Ambrosoli, Direttore dell’Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Del Ponte. Presto è stato confermato il sospetto della radiologa: nessuna atresia del duodeno, ma una malrotazione intestinale che fortunatamente non aveva ancora fatto danni. “L’intervento in questi casi è relativamente semplice e risolve del tutto il problema, l’importante è eseguirlo tempestivamente. Certo è pur sempre un’operazione che prevede una laparotomia, cioè richiede un taglio sull’addome di un neonato di circa 2500 grammi, e quindi è necessario un decorso in terapia intensiva” spiega Gentilino.

Lucrezia è stata in sala operatoria un paio d’ore e quando le porte si sono aperte Gentilino ha sorriso a Samuele: tutto era andato bene e la piccola era già stata risvegliata. “Sono saltato al collo del chirurgo, l’ho abbracciato istintivamente. Tutta la mia ansia e la mia gratitudine sono esplose in quel momento. E quando, poco dopo, ho visto la mia piccolina nella culla entrare in Terapia Intensiva Neonatale, già sveglia e attiva, mi sono davvero commosso“.

La buona notizia è stata subito riferita alla mamma Valentina, che l’indomani si è fatta dimettere per raggiungere Lucrezia al Del Ponte. “Finalmente ho potuto abbracciarla: era il giorno di San Valentino e non lo dimenticherò mai!”.

Lucrezia ha iniziato a poppare senza complicanze, ma per una settimana è stata custodita con dolcezza dal personale della TIN. Poi, dopo un’altra settimana in Neonatologia è tornata finalmente a casa, a godere delle coccole di mamma, papà e di quattro nonni che non aspettavano altro.

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