Varese | 18 Febbraio 2019

Varese: imprese in resilienza, l’analisi di Camera di Commercio

A fine 2018 erano 60.800 le aziende attive sul nostro territorio, e sembrano soffrire di più le aziende di piccole dimensioni

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Il dato parla di una leggera diminuzione, se non di una sostanziale parità: sono infatti 60.800 le imprese attive in provincia di Varese al 31 dicembre 2018, -1,2% rispetto alle 61.534 del 2017.

“Nonostante le difficoltà del fare impresa oggi in Italia, questi numeri ci dicono che il Sistema Varese si conferma ancora vitale. Abbiamo quasi 52 imprese attive per chilometro quadrato, con punte di 100 nella parte a Sud della nostra provincia. Abbiamo soprattutto delle eccellenze riconosciute a livello internazionale che sanno coniugare innovazione e capacità operativa sui mercati di tutto il mondo, dove Varese e le sue aziende confermano la propria volontà di essere protagoniste, con una quota di fatturato generato dall’export superiore al 40%. Una capacità di resilienza che supera l’incombere dei molti problemi che pesano su chi, con impegno e determinazione, ogni giorno fa impresa a Varese come nel resto del paese” sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Fabio Lunghi.

Entrando nel dettaglio dell’analisi elaborata dall’Ufficio Studi e Statistiche della Camera di Commercio sulla base dei dati Registro Imprese, si scopre che, se per tutto il 2018 il numero delle aziende era rimasto pressoché stabile intorno a quota 61mila, una leggera flessione si è registrata a fine anno, in corrispondenza con le difficoltà evidenziate dall’economia internazionale.

Flessione su cui incidono anche ragioni di carattere amministrativo: in particolare, tra novembre e dicembre sono state cancellate d’ufficio quelle attività che secondo parametri ben precisi – fissati dalla legge – sono in una situazione di non operatività da lungo tempo, ma che ancora risultavano iscritte ai registri camerali.

Per quanto riguarda poi la natimortalità negli scorsi dodici mesi, a fronte di 3.889 nuove realtà imprenditoriali, sono state 3.920 le cessazioni. Si evidenzia, quindi, un saldo negativo di 31 imprese, che differisce da quello complessivo in quanto qui incidono le imprese trasferite e quelle in attesa di completare procedure amministrative (le cosiddette “sospese”).

Quanto ai singoli ambiti, si registra ancora una contrazione del tessuto imprenditoriale nell’area manifatturiera, anche se in rallentamento rispetto allo scorso anno. Nelle costruzioni, invece, il decremento è stato notevole rispetto al 2017. Appena sopra lo zero, poi, i servizi con un +0,02% e sempre negativi purtroppo il commercio, l’agricoltura, pur su un numero complessivo di imprese limitato e anche l’artigianato.

All’interno dei macro aggregati, si svelano alcune particolarità, ad esempio nel manifatturiero qualche piccolo settore mostra un segno positivo: carta ed editoria, minerali non metalliferi e mezzi di trasporto; è sostanzialmente stabile, pur con segno negativo, la gomma-plastica. Nel terziario, quasi tutti positivi i comparti, a eccezione di immobiliari, trasporto e magazzinaggio, commercio al dettaglio e ristorazione e alloggio. Molto bene l’ambito della sanità privata e quello delle attività professionali e tecniche.

Quanto infine alla forma giuridica, a fronte di un aumento dello stock delle società di capitale, scendono sia le ditte individuali, sia quelle di persone. Soffrono insomma di più le aziende di piccole dimensioni mentre quelle maggiormente strutturate appaiono maggiormente in grado di affrontare il mercato.

 

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