Velate | 16 Febbraio 2019

Opere d’arte colme di simboli: la mostra “Seme di luce” al Battistero di Velate

Il duetto artistico "Boboeem" propone la fusione di sacro, arte e luce nel cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci

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Il Battistero di San Domenico a Velate si trova di fianco alla Parrocchiale. È un edificio costruito alla fine del 1600 e la sua architettura gli conferisce delle caratteristiche adatte ad ospitare dei progetti culturali.

Si chiuderà domani una mostra che valorizza le identità tipiche del sito, nata a partire dall’osservazione della luce d’inverno. L’esposizione, intitolata “Seme di luce”, è quindi imperniata sulla luce delle lampade che, unita a quella solare, modifica il colore delle installazioni. Si tratta dell’effetto della luce del sole che, all’interno dell’edificio, produce un raggio che lo attraversa e che al tramonto si posa proprio sull’altare.

L’osservazione della luce d’inverno è legata ad un particolare periodo di calendario che è quello dell’inizio di febbraio, ovvero una ricorrenza che viene celebrata dal calendario cristiano ma era presente anche in quello celtico, perché quaranta giorni dopo Natale ricorre la festa della Candelora, la cui corrispondente festa celtica cade al 1° di febbraio col nome di “Imbolk”, parola nordica che si collegava al termine di allattamento, importantissima per il mondo contadino.

Delle tre opere possiamo ammirare la principale, le due colonne e la terza in fondo al Battistero. La principale è un’installazione che ci riconduce al tema dell’origine della vita, infatti si chiama “Tempio della vita”, dove la geometria e la scansione a tre da cui è composta sono elementi pregni di significato: il tre, numero perfetto simbolo della divina trinità, della ripetizione e del triangolo, segno anch’esso di verticalità, di spunto verso l’alto e di perfezione. Alla base è composta da tre “cordoni ombelicali” immersi in acqua, che è fonte di vita e ci annunciano che ci sarà qualcosa che viene generato e che ha bisogno della mano delle donne. Infine, le uova, che di per sé sono un simbolo sacro, di perfezione e che contiene all’interno la vita che verrà.

Con questo progetto, gli artisti vogliono anche invitare i visitatori a prendersi un attimo di riflessione aspettando che la luce cali, interpretarla ed ascoltarla.

La seconda installazione rappresenta due colonne “d’acqua” con piastrelle di Raku che simboleggia il ruscello e la nascita della vita, poi il pezzo forte, ovvero “il fiore della vita”. È stato creato esclusivamente per il Battistero di Velate: un oggetto “site specific”, infatti, si trova al posto dell’altare come finale del percorso artistico che un visitatore vede, formato da una struttura di base che sembra un “gong” in cui si ripete un simbolo in filo bianco di lana, conosciuto fin nelle culture più antiche degli egizi, dei cinesi e anche alla base dei Mandala Indiani, come simbolo sacro e di perfezione nella natura.

Nel 1500 Leonardo Da Vinci analizza e studia questo simbolo e trova che, alla base del suo schema a forma di fiore ripetuto dentro una serie di cerchi, vi è una formula matematica che è quella relativa alla struttura della molecola, che forma tutto ciò che è presente nel creato. Quindi Leonardo conferma attraverso la scienza e la matematica la sacralità della natura, di cui anche noi siamo fatti.

Il fiore della vita riportato nella mostra, è elencato anche ne “Il Codex Atlanticus” leonardesco dove ci sono due fogli identici alla terza installazione. Leonardo Da Vinci cercava sempre una razionalità scientifica e voleva dare una motivazione oggettiva allo stupore e alla meraviglia che provava, quindi in realtà, uno dei simboli più importanti in questo Battistero è collegato alla morte di Leonardo nel cinquecentesimo anniversario, che ricorre quest’anno, cioè appunto il fiore della vita, reinterpretato dalle nostre artiste.

Artefici di queste opere sono Elisabetta Bosisio e Maria Teresa Bolis che operano con il nome del duetto Boboeem e, Carlo Gamberoni, che è un light designer di Varese il quale ha aiutato ad accompagnare la transizione della luce nel momento del crepuscolo. Per lanciare la mostra era stato creato un video trailer girato alla punta di Voltorre, online dal 21 di gennaio.

“Fondamentale è rompere la membrana del piccolo posto in cui siamo e cercare di creare dei collegamenti e delle relazioni– conclude la curatrice -, affinché vengano delle persone da fuori e che anche noi andiamo fuori a confrontarci, perchè se esiste un progresso deve avvenire attraverso gli scambi con il diverso e quindi non diciamolo solamente, ma facciamolo”.

La mostra si concluderà domani, domenica 17 febbraio, alle 16.30 con un reading poetico in Piazza Santo Stefano a Velate di Varese.

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