Ticino | 10 Gennaio 2019

Ticino, il calo dei frontalieri diventa un tema da campagna elettorale

Cinque i cantoni al voto entro aprile, ma anche le europee di maggio potrebbero influire sui rapporti internazionali. Il ruolo delle cifre record nei due contesti

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Il calo dei frontalieri in Svizzera rimane un forte argomento di primo piano nel dibattito sulle realtà di confine, e i numeri comunicati lo scorso novembre dall’Ufficio federale di statistica rimangono di stretta attualità con l’ingresso nel nuovo anno.

La centralità del tema è tale perché, come già detto, si tratta di un vero e proprio record, considerato che dal 2017 la presenza dei lavoratori frontalieri sul territorio elvetico è in costante calo, a livello nazionale. Sono 312.000 i lavoratori impiegati (dato di fine settembre), diminuiti dello 0,8% rispetto ad un anno fa, mentre in Ticino la lotta politica al frontalierato e le maggiori difficoltà nell’ottenere un permesso di lavoro, hanno condotto ad una perdita del 4,1% nel terzo trimestre del 2018 (-2705 persone per quanto riguarda il solo Varesotto, con colpo assestato a tutti i settori).

Se le cifre sono appunto da primato nella storia degli ultimi vent’anni, quello del record numerico rischia di non essere l’unico traguardo raggiunto su questo versante, tanto delicato quanto discusso, sia nel confronto interno alle comunità che all’esterno, in merito ai rapporti con i paesi confinanti e più in generale con Europa.

Parola chiave quest’ultima, insieme ad “elezioni“, come sottolineato alcuni giorni fa da La Prealpina. Il quotidiano locale, infatti, tornando a ragionare sulle prospettive future dei lavoratori di confine, tanto per l’Alto Varesotto quanto per il Comasco, ha sottolineato l’incombere di due nuovi fattori all’interno dello scenario. La scadenza è a breve termine, la posta in palio è alta, perché entro la fine di aprile ben cinque cantoni andranno alle urne per rieleggere governi e parlamenti (Ticino, Zurigo, Lucerna, Basilea Campagna e Appenzello Esterno) e con il mese di maggio, subito dopo, scatterà inoltre l’ora delle elezioni europee, considerate da una parte dei commentatori del nostro paese come le più importanti di sempre. Indipendentemente dalle posizioni sul futuro di Bruxelles, entrambi gli appuntamenti serviranno ai partiti svizzeri più a destra per sventolare l’attuale panorama del frontalierato davanti agli occhi degli elettori, inserendolo inoltre nei dossier inerenti i rapporti internazionali della Confederazione Elvetica.

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