Grantola | 19 Novembre 2018

Grantola, la “Madonna delle Nevi” compie quattrocento anni

Un residente del borgo, Manolete Calzavara, sottolinea il valore della ricorrenza. Lo storico dell'arte Federico Crimi: "Vari i legami con altre opere del territorio"

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Che il piccolo comune di Grantola custodisca un patrimonio artistico e architettonico interessante, nonostante le ridotte dimensioni del borgo, è un particolare noto da tempo, tanto agli abitanti, poco più di milleduecento anime, quanto agli appassionati e agli esperti del settore.

Percorrendo a piedi le vie del paesino, tuttavia, può capitare di soffermarsi sui dettagli di alcune tra queste opere, percepirne la particolarità e fare affidamento a qualche vecchio volume, o alla memoria di ferro degli anziani del posto, per scoprire qualcosa di più. E’ esattamente quello che è successo, una manciata di giorni fa, al grantolese Manolete Calzavara, davanti all’affresco conosciuto come la “Madonna delle Nevi“, situato nella piazza del vecchio lavatoio, in direzione della quale converge l’articolato schema di vicoli e viuzze che caratterizza il centro storico.

Digitando il titolo in un motore di ricerca, le informazioni consegnate allo schermo del pc dai potenti strumenti della rete si esauriscono nello spazio di due righe, che forniscono però un appunto tutt’altro che sommario. L’affresco riporta infatti una data precisa, quella di sabato 17 novembre 1618. E’ così che il ragazzo grantolese, mosso a questo punto da una curiosità ancor più forte, scopre l’imminente ricorrenza del quattrocentesimo anniversario, scattato nel corso dell’ultimo fine settimana e per giunta sempre di sabato.

“L’opera, affidata ad uno sconosciuto dalla devota comunità di Grantola, nel pieno della dominazione spagnola e in un periodo peraltro funestato da pestilenze – spiega Calzavara – venne portata a compimento e presentata alla popolazione sabato 17 novembre, giorno di plenilunio. Si tratta di una Madonna con Bambino, che la comunità stessa decise di commissionare a fini propiziatori”.

Ad entrare nello specifico circa l’iconografia dell’affresco è lo storico dell’arte Federico Crimi, che attratto dall’unicità della circostanza, quella di un quattrocentesimo anniversario sicuramente sconosciuto ai più, ha fornito alla redazione il resoconto della sua scrupolosa analisi. “La Madonna è raffigurata in trono, con il bimbo seduto in grembo che regge il globo azzurro. Lo schienale del seggio, di cui sono raffigurati in prospettiva i braccioli laterali, è celato da un tendaggio. L’iconografia – sottolinea Crimi – non riprende che in minima parte quella del venerato affresco della Madonna del Buon Consiglio, conservato nell’antica parrocchiale di S. Pietro, di più antica origine – inizi del XVI secolo -. In S. Pietro, infatti, il bimbo è intento in un abbraccio affettuoso con la madre, secondo i modelli più diffusi di Madonna del Buon Consiglio. Sulla scena del lavatoio, invece, Gesù bambino regge il tradizionale riferimento alla sfera celeste, proprietà, non certo esclusiva, delle immagini sacre legate al culto della Madonna della neve”.

Ma il legame iconografico, individuato tramite la chiesa parrocchiale, non è l’unico. Anche nelle caratteristiche esecutive compaiono degli indizi stilistici precisi e già noti, grazie a lavori presenti in altri punti della valle e del Varesotto più in generale. “L’affresco è frutto dell’opera di una bottega locale o di una itinerante, e pur nella semplicità dell’esecuzione, presenta alcuni rimandi a modelli ampiamente circolanti e di aulica derivazione – prosegue Crimi -. Gli angeli musicanti, ad esempio, derivano dalle celebri versioni di Gaudenzio Ferrari e, in particolare, dalla vasta eco che la sua opera aveva destato nell’impresa decorativa della cupola del santuario di S. Maria dei Miracoli a Saronno. L’ignoto autore dell’affresco di Grantola è ancora vicino agli schemi rinascimentali, soprattutto nella precisazione cromatica delle ali degli angeli, sgargianti di colori. Anche dal punto di vista dell’impostazione generale, l’ignoto frescante ha presente modelli cinquecenteschi, con immagini dipinte entro cornici separate l’una dall’altra – e non riunite in un’unica scenografia dipinta -, come è possibile riscontrare in alcuni cicli popolari dipinti della vicina Montegrino.

Rimane quindi un unico mistero, destinato a rimanere tale, e riguarda le ragioni connesse alla realizzazione dell’affresco. Anche se al riguardo Federico Crimi fornisce un quadro piuttosto articolato di ipotesi. “La consuetudine di datare con precisione un’opera non era infrequente, sino a determinare il giorno esatto dell’impresa – afferma lo storico dell’arte -. Il fatto potrebbe essere anche legato ad alcune esigenze della committenza o ad alcuni eventi che avevano particolarmente segnato la comunità di quel tempo, un’alluvione o una nevicata straordinaria. Di certo, per una volta tanto, si direbbe che l’affresco non sia stato dipinto come un ex voto per una scampata ondata pestilenziale. Il contesto urbano consente anche altre considerazioni. L’affresco fu dipinto su un muro che risale almeno al secolo precedente. Nei pressi, verso il cosiddetto ‘Castello De Nicola’, altre tracce molto importanti documentano l’antichità di quel settore dell’abitato di Grantola, risalente certamente al Medioevo (XII-XIII secolo). La località dove sorge l’affresco è nota come Pasqué. Tutto ciò – evidenzia Crimi in conclusione – induce a ritenere che l’opera fu dipinta su una delle ultime case del paese, laddove l’abitato terminava e iniziava la campagna. Grande e a piena pagina, l’affresco fungeva come punto di sosta prima di intraprendere il cammino lungo gli impervi sentieri di allora, o per accogliere gli abitanti di ritorno al paese. Anche a Veddo, frazione di Maccagno Superiore, il santuario della Madonna della Neve offre un momento di sosta poco sopra l’abitato, ai piedi dell’impervia salita verso la Val Veddasca. Un’ultima notazione merita il quadro spirituale della Grantola di quel tempo. La comunità, infatti, stava proseguendo nell’impresa per la costruzione della nuova chiesa parrocchiale, nel centro del paese. Opera avviata nel 1610 e conclusa attorno al 1630-1640“.

Un lungo ed accurato resoconto che gratifica l’intuizione del giovane grantolese a passeggio tra le vie del suo borgo. “Con la giornata di sabato – sottolinea ancora Calzavara – abbiamo raggiunto i quattrocento anni da quando la Madonna con il Bambino ha iniziato a vegliare sulla nostra comunità. Mi pare doveroso un ricordo e un ringraziamento“.

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