La musica come strumento per esprimere i propri sentimenti e le proprie sonorità, facendolo in completa autonomia grazie ad un album scritto da solista. Anni ad ascoltare gruppi e generi legati all’hard rock, all’heavy metal e al blues, arrivando fino al rock’n’roll.
È tutto questo quello che ha spinto Anthony Valentino a realizzare “Walking On Tomorrow” e per questa ragione siamo andati a intervistarlo per farci raccontare direttamente di lui, a partire dal 2013, quando l’artista ha iniziato ad occuparsi totalmente di musica. Oggi ha uno studio di registrazione nel milanese dove provano diversi gruppi, artisti ed allievi.
Da dove nasce la tua passione per la musica?
Sicuramente il principale input è da attribuire a tutte quelle sonorità anni settanta e soprattutto ottanta che hanno influenzato il mio modo di percepire la musica trasmettendomi grandi sensazioni. In quegli anni erano in giro band straordinarie che hanno fatto la storia del Rock e, vedendo i loro concerti nei vecchi VHS e, sentendo o per meglio dire, divorando dischi di scuola prettamente Hard Rock, Heavy metal e Blues, ho cominciato a voler esplorare più da vicino quelle emozioni che solo il rock’n’roll poteva e riusciva a darmi. I Guns N’Roses sono stati il grande punto di avvicinamento in tutto questo.
Qual è il primo ricordo che hai pensando alla musica?
Sono passati circa dodici anni da quando ho iniziato a suonare e i ricordi sono tantissimi ma, il primo in assoluto è sicuramente legato all’acquisto della mia prima chitarra elettrica. Fu pazzesco. Un giorno di quelli che non dimentichi. La scelta dello strumento legata alla sensazione che ti da vedere centinaia di chitarra esposte in negozio è sempre straordinaria, ma, quando sei alla tua prima chitarra ti fai guidare solo dalle emozioni e non pensi alla qualità dello strumento anche perchè difficilmente si hanno competenze tecniche all’inizio. Quindi è pura adrenalina, emozione, un po come quando esci per la prima volta in vita tua con una ragazza. Per me è stata la stessa cosa.
A quali generi, gruppi o cantautori di ispiri?
Il genere è vasto perchè va dal primissimo blues di Son House, al moderno Hard Rock ed Heavy metal. Chuck Berry ed Elvis Presley sono stati i grandi “padri” del rock’n’roll e, Jimi Hendrix il grande maestro per noi chitarristi nello specifico. C’è un passaggio in un mio brano di “Walking On Tomorrow” intitolato “American Dream” in cui parlo proprio di Chuck Berry. Di band ce ne sono davvero un infinita’. Guns N’Roses, Deep Purple, Led Zeppelin, ACDC, Pink Floyd, Bon Jovi, Aerosmith, Dire Straits, Toto, Motley Crue, Poison, Whitesnake, Motorhead, Alice Cooper, Van Halen e Dire Straits sono solo alcune delle grandi band che hanno caratterizzato ascolti e ispirazione ma, anche la scena punk è stata importante soprattutto durante la mia adolescenza. Gruppi moderni come Green Day, Offspring e NOFX ad esempio. Il modo di scrivere di Phil Collins e Mark Knopfler è di riferimento. Nel tempo ho sviluppato il mio stile sia come compositore che come chitarrista ma, queste band sono state un riferimento importante.
Perchè?
Il motivo è legato a ciò che questi artisti mi comunicano. Alcuni di loro li apprezzo da un punto di vista compositivo, altri da un punto di vista tecnico, altri ancora per sonorità e feel. Slash ad esempio è il chitarrista che mi comunica più emozioni in assoluto non solo nei suoi assoli o riffs ma anche nel feel che ha con lo strumento. Quando ascolto Van Halen invece sono impressionato dai suoni e dal tapping. Ognuno di questi artisti mi regala qualcosa.
Di cosa parla il tuo ultimo singolo “My light found in the rain”?
My light found in the rain è un brano legato a un certo tipo d’amore. Ho voluto parlare di quell’amore che si nutre del legame profondo, che vive in due persone non tanto in termini di rapporto ma di legame vero e proprio e, per me c’è una differenza enorme tra rapporto e legame poichè quest’ultimo è destinato a vivere per sempre, sai che c’è, mentre un rapporto in sé non necessariamente crea un legame indissolubile. In “My light found in the rain” descrivo questo, quanto un legame che si muove attraverso un filo invisibile possa davvero essere “la luce che appare nella pioggia”. Era importante anche rappresentare come nel ricordo delle cose semplici, di quelle cose che una volta consideravamo anche banali, viva quella nostalgia e quel dolore che prevale prepotentemente, perchè in fondo credo siano le piccole cose, i piccoli gesti, quelli che più ci mancano quando una persona non è più al nostro fianco.
Come mai la scelta di girare il video a Londra?
Londra è sicuramente la città più importante del vecchio continente per un genere come il mio. L’idea di girare il mio primo singolo in un luogo in cui da sempre si respira rock è stata esaltante. L’atmosfera e l’energia che ho trovato a Londra non l’ho ancora trovata in nessun altro luogo. E’ una città fantastica.
Cosa cerchi di raccontare con la tua musica e io tuoi testi?
“Walking On Tomorrow” è un disco autobiografico. Dopo essere passato per molte band nel corso degli anni, sentivo l’urgenza di far qualcosa che fosse soltanto mio, in cui raccontarmi senza influenze esterne, sia nella parte compositiva e di arrangiamento dei brani, che in quella dei testi e di songwriter. Ho descritto il periodo della mia vita dai diciotto ai trent’anni in quanto credo che quelli siano anni fondamentali nella vita di tutti. Sono gli anni di formazione e trasformazione, e di quelle esperienze che determinano il proprio percorso personale. In questo disco parlo delle mie esperienze, sia di quelle buone che di quelle meno buone. C’è tutto me stesso in questo album.
Perchè questo continuo richiamo al futuro?
Più che un richiamo al futuro è “un vivere nel miglior modo possibile l’oggi, l’adesso, per poter affrontare bene il domani”. Camminando in un domani che può essere sempre migliore, sempre più importante, ma credo che per essere cosi sia fondamentale costruire nel presente. Difficilmente se giorno dopo giorno non ci si impegna nel costruire qualcosa possa arrivare un domani migliore.
Oltre che di musica, di cosa ti occupi?
Per mia fortuna mi occupo solo di musica a tempo pieno dal 2013. Prima lavoravo come dipendente e ho fatto molti lavori diversi tra loro, dall’impiegato, al commesso, al barista. Da cinque anni vivo solo di musica. Ho il mio piccolo studio di registrazione con una buona affluenza di band, artisti e allievi e, al di la dei miei progetti musicali, una delle parti che più amo nel mio lavoro è collaborare nei dischi o nei singoli di altri artisti. Mi piace moltissimo apportare il mio contributo chitarristico.
In un mondo in cui i talent show premiano tanti artisti, come ti piacerebbe “fare successo”?
Suonando il mio disco più possibile dal vivo. Adoro il live, è la situazione nella quale mi sento più a mio agio. L’adrenalina del momento prima e la scarica di adrenalina al momento dell’esibizione è impagabile. Soprattutto quando porti un tuo progetto, vivi tutto in modo più viscerale perchè non è esecuzione, in quel momento ti stai mettendo a nudo di fronte a persone che ti ascoltano e che sono i destinatari del tuo messaggio indipendentemente se il messaggio “arrivi” o meno. Ovviamente speri sempre che la carica, l’energia e le emozioni arrivino.
Quali sono i tuoi sogni e progetti per il futuro?
Sicuramente fare sempre meglio. Mantenere vivo quel fuoco che per me è il rock’n’roll e lavorare per migliorarmi sempre sotto tutti i punti di vista. Suonare tanto e produrre tanto rappresentano più che un sogno una vera e propria urgenza per me, che poi coincida anche con il mio sogno è solo un caso. Di certo in mio futuro lo vedo e continuerò a vederlo nella creazione di musica e, con la chitarra sempre in spalla.
Per ulteriori informazioni, consultare il sito internet o la Pagina Facebook.
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