Milano | 18 Settembre 2018

Via al tavolo sull’autismo della provincia di Varese, futuro modello per tutta la Lombardia

Nel corso dell'incontro sono state illustrate, tra l'altro, le difficoltà nel percorso d'assistenza dalle scuole medie e il problema del compimento dei 18 anni

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Si è svolto oggi al Pirellone il primo tavolo sull’autismo della provincia di Varese, un momento di confronto voluto dal Presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali di Regione Lombardia, Emanuele Monti. Presenti al tavolo una trentina di rappresentanti di Enti sanitari e Associazioni, tutti i principali interlocutori tra cui le tre aziende ospedaliere e l’Ats come cabina di regia. Lo scopo è stato quello di “condividere momenti comuni, che creino un unico testo e un’unica modalità per dare alle famiglie quella serie di servizi per migliorare la qualità della vita e l’assistenza ai bambini, e non solo, che soffrono di autismo”.

“I momenti di confronto sono fondamentali per mettere in atto una strategia comune e concreta – ha spiegato Monti – per risolvere i problemi che i cittadini che convivono l’autismo e le loro famiglie devono quotidianamente affrontare. Questo metodo che stiamo sperimentando in provincia di Varese potrà essere esteso a tutta la Lombardia”.

È intervenuto poi il dottor Lucas Gutierrez, dell’Ats Insubria, che ha partecipato attivamente all’organizzazione del tavolo. “Sul territorio lombardo abbiamo tutta una serie di esperienze che vanno valorizzate, esistono eccellenze e servizi innovativi che il territorio può mettere a disposizione. E questo sarebbe possibile attraverso la creazione di una rete tra i diversi soggetti interessati, che consentirebbe sostegno alle famiglie, la presa in carico dei bambini. Su questo – ha concluso – il nostro territorio potrebbe essere un laboratorio per poi esportare il modello a livello lombardo”.

Nel corso degli interventi i punti di criticità emersi riguardano il futuro dei ragazzini affetti da autismo, in particolare nel periodo successivo alla scuola primaria, a causa delle difficoltà riscontrate nel percorso di assistenza a partire dalle scuole medie. La richiesta è quella di studiare un percorso parallelo a quello scolastico.

Inoltre, è stato posto il problema del compimento del 18esimo anni di età: uno scoglio che rappresenta un problema per le famiglie, poiché alla maggiore età “il ragazzo non viene più seguito dalla Neuropsichiatria, ma viene considerato un disabile e finisce interamente a carico delle famiglie”.

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