Milano | 1 Luglio 2018

Scoperte importanti cure per l’aterosclerosi, nel team di ricerca il luinese Gabriele Romano

Sorprendenti novità arrivano da una sperimentazione applicata alla proteina APOA-1 Milano. Il 30enne germignaghese: "Prodotto dall'elevato potenziale terapeutico"

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Applicare le biotecnologie vegetali al cibo per impiegarlo in maniera alternativa, ovvero come veicolo di un farmaco in modo sicuro ed efficace”. Con queste parole Roberto Giovannoni, coordinatore del gruppo di ricerca del Dipartimento di Medicina e chirurgia dell’Università Milano-Bicocca, ha descritto l’importante traguardo raggiunto, negli scorsi giorni, lavorando sulle proprietà della proteina APOA-1 Milano, già conosciuta per la sua azione protettiva contro l’aterosclerosi (malattia vascolare cronica).

Il passo avanti compiuto dal suo team, citato da una pubblicazione sull’International Journal of Cardiology, riguarda però le modalità di somministrazione della proteina, che per via orale, all’interno di un “latte di riso terapeutico”, consente di ottenere un effetto notevole anche a concentrazioni molto basse. Questo perché, rivela lo studio, presentato al XVIII International Symposium on Artheriosclerosis di Toronto, le piante di riso geneticamente modificate possono essere utilizzate come bioreattori, ovvero come sintetizzatori o produttori di farmaco nel veicolo di somministrazione, il latte di riso, sicuro e non tossico. Inoltre, l’APOA-1 Milano mantiene le sue proprietà protettive e anti infiammatorie non solo nel sistema vascolare, ma anche in altri distretti dell’organismo come il fegato, frequentemente in sofferenza nei pazienti affetti da sindrome metabolica e aterosclerosi.

Nessuno dei farmaci sviluppati in passato, e basati su questa proteina, è mai arrivato a disposizione dei pazienti, a causa della bassa efficienza dei processi di purificazione della stessa. L’azienda biotecnologica svizzera GRG Gene Technology SA, ha quindi identificato e brevettato un sistema di sintesi e somministrazione della proteina tramite le piante di riso sopracitate, incaricando poi l’equipe di Giovannoni di valutarne il potenziale terapeutico.

A fornire il suo contributo nel gruppo di analisi anche il luinese Gabriele Romano, che trasferitosi in Texas, come raccontato tempo fa all’interno della rubrica “luinesi all’estero”, svolge una fondamentale attività di ricerca presso l’MD Cancer Center di Houston, studiando i meccanismi molecolari che stanno alla base della resistenza ai farmaci nel melanoma.

“Il progetto APOA-1 Milano nel latte di riso nasce nel 2013 – spiega il 30enne -, quando Pietro Busi Mori mi fece leggere uno dei molti brevetti nati dall’inventiva del professor Corrado Fogher, ritenendo, a ragione, che fosse potenzialmente dirompente. L’idea che sta alla base del progetto, che poi abbiamo sviluppato, è semplice e geniale allo stesso tempo: inserire molecole ‘terapeutiche’ all’interno di alimenti di comune consumo. In una parola. “nutraceutica“”.

I primi risultati, nell’ambito di alcuni “trial clinici”, hanno però degli effetti deludenti, e come già specificato la proteina non raggiunte le persone affette da aterosclerosi, finendo poi in un angolo dopo la rinuncia dei principali investitori.

“APOA-1 è rimasto, da quel punto in poi, una specie di ‘Sacro Graal’ per il trattamento dell’aterosclerosi – prosegue Romano -, e noi abbiamo deciso di verificare se potevamo avvicinarci ad una soluzione. Appena finito di leggere il brevetto lo sottoposi al mio mentore di dottorato di allora, il professor Roberto Giovannoni, il quale non ci pensò più di dieci minuti prima di dirmi che voleva fare qualche esperimento per provare l’idea, disegnando un nuovo progetto sperimentale“.

I risultati questa volta sono sbalorditivi ed è ancora il giovane luinese a spiegare il perché: “Abbiamo tra le mani un prodotto economico con elevato potenziale terapeutico e bassissimo tasso di tossicità, che veicola l’assorbimento di una delle proteine anti aterosclerotiche più potenti mai scoperte. E’ importante considerare che attualmente tutti i farmaci a disposizione per il trattamento sono “sintomatici”, si occupano cioè di risolvere gli effetti secondari della patologia, senza risolvere il problema che sta alla base, ovvero la placca aterosclerotica. APOA-1 – conclude Gabriele Romano -, ha il potenziale di risolvere questo problema, e proprio per i bassi dosaggi a cui è efficace, potrebbe anche essere utilizzata come farmaco ‘preventivo’. In buona sostanza, curare l’aterosclerosi potrebbe essere facile come bere un bicchiere di latte“.

Un’ulteriore buona notizia arriva infine dalle collaborazioni che il team di cui fa parte Gabriele Romano ha stretto per ampliare il proprio network. Contatti come quelli con il dottor Ario Conti e con la Fondazione per la Ricerca Cardiovascolare, che stanno aiutando il gruppo ad inserirsi nel panorama nazionale e internazionale.

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