Luino | 1 Ottobre 2017

“Premio Chiara Giovani”, tra i finalisti anche la luinese Micol Vanni. Ecco l’intervista

"Mi è sempre piaciuto scrivere, ma non l’ho mai considerato un hobby o una passione. Per me è sempre stato solo uno dei miei modi migliori di esprimermi"

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E’ ormai giunto alle porte il verdetto che decreterà il vincitore del “Premio Chiara Giovani” e tra i venticinque finalisti del concorso, riservato a ragazzi dai 15 ai 25 anni, troviamo anche la 24enne luinese Micol Vanni che, insieme al cugliatese Oreste Campagner, rappresenta il territorio dell’Alto Varesotto.

Micol, che si è laureata venerdì in filosofia a Lugano, ha deciso di partecipare al concorso, scrivendo un racconto breve, e per questo motivo siamo andati ad intervistarla per farci raccontare da dove nasce la sua passione per la lettura e la scrittura e tante altre curiosità relative al suo racconto

Quando nasce la tua passione per la scrittura?

Mi è sempre piaciuto scrivere, ma non l’ho mai considerato un hobby o una passione. Per me è sempre stato solo uno dei miei modi migliori di esprimermi, un atto che ho sempre sentito come necessario per stare bene, per fare chiarezza dentro di me, per mettere un paletto nel mio percorso. Quando non riesco a scrivere, è sempre indice che c’è qualcosa che non va dentro di me, che sto male. A scuola i miei temi sono sempre stati apprezzati dai professori di italiano, tanto da farmi meritare spesso il massimo dei voti, ma non abbastanza da farmi credere sul serio di essere brava a scrivere. Credevo sempre fosse “un caso” il mio eccellere in qualcosa.

E quella per la lettura?

Ho iniziato da bambina con le filastrocche e le fiabe di Calvino, ma “lettrice” lo sono diventata solo a tredici anni, grazie alla saga di Harry Potter.

Quali i tuoi autori o libri preferiti? Perché?

J.K. Rowling, con “Harry Potter”, ha il profumo della mia adolescenza. Ho letto infinite volte questa saga: in italiano, poi in inglese e ora anche in tedesco. Mi conforta e mi fa sorridere. Haruki Murakami è invece l’autore che più ho letto negli ultimi anni: “Norwegian Wood”, introspettivo e pacifico, rientra nella top three dei miei libri più amati e riletti di sempre, assieme a “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, e a “La collina dei conigli” di Richard Adams, simboli del mio amore per la filosofia, l’insegnamento e la natura.

Come mai hai deciso di partecipare al “Premio Chiara Giovani”?

Il professor Silvio Raffo mi suggerì di partecipare qualche anno fa dopo aver letto qualche mio piccolo estratto di prosa, così ho provato l’anno scorso con molta speranza ma alcun successo, e di nuovo quest’anno (l’ultimo possibile, visto che compirò tra poco 25 anni), con poca speranza e tuttavia maggior successo.

Ti eri mai cimentata in altri concorsi?

No, più per timidezza, che altro. Non mi ritenevo particolarmente brava a scrivere, ma soprattutto farmi leggere mi fa sentire indifesa: tendo ad espormi moltissimo in quello che scrivo, anche se so bene che il lettore non è in grado di capire fino a che punto. Ci sono tanti particolari che solo io posso comprendere. In fondo, scrivo sempre più per me stessa che per gli altri, anche quando mi viene data una traccia. Adesso però credo di averci preso gusto, perché ho appena inviato un racconto per un concorso, sempre per racconti brevi, indetto da Enrico Damiani Editore.

Avevi scritto altre storie di questo tipo?

Se si intende “racconti brevi”, prima dei miei tentativi per il premio Chiara, no, non ne avevo mai scritti. Scrivevo solo brevi spaccati di vita e pensieri, magari ispirati alle mie letture, ma mai niente che avesse propriamente un inizio e una conclusione. Ora invece credo che mi piaccia scrivere racconti, e penso di avere il dono della sintesi: so dire tante cose in poco spazio.

Di cosa parla il racconto che hai inviato al “Premio Chiara”?

Di un novello sposo che ricorda la sua infanzia, quando ancora viveva con sua madre, del lutto per la sua perdita, e della nostalgia che si trasforma in gratitudine, grazie all’amore.

Nel tuo racconto la solitudine e l’amore sono centrali (con riferimento al post trauma da incidente). Come mai la scelta di sviluppare un tema così delicato?

Di solito non sono io a scegliere i temi da sviluppare in un racconto, ma sono loro a scegliere me. Il tutto è nato da un pensiero che ho fatto mentre guardavo mia madre salire senza scala su un prugno nel giardino di mia zia: “E se cade e muore?”. Sono pensieri che tutti facciamo talvolta, ma senza metterli in parole, perché fanno troppa paura. Immaginarmi la scena mi ha spaventata per un attimo, e ho provato improvvisamente un forte moto d’amore per mia madre pensando a tutto quello che mi ha dato fin da bambina, a quanto mi sarei sentita perduta senza di lei. La sera stessa ho deciso di realizzare la mia paura nell’immaginario, e di farla affrontare e superare dal protagonista. Credo sia terapeutico: so che, per esempio, i film Disney aiutano i bambini ad affrontare le loro paure più profonde in chiave fantastica. Il più traumatico per me fu “Bambi”: quando la sua mamma moriva senza più tornare, spegnevo la televisione. Forse non riuscivo a concepire che ci potesse essere un seguito, per di più felice, o non lo volevo accettare. Ora, si.

In un mondo in cui si fa sempre più fatica a leggere, quale significato ha per te scrivere?

In un mondo in cui si fa sempre più fatica a trovare tempo per stare in contatto con la natura, non si chiede che cosa voglia dire per un uomo guardare un tramonto da solo in montagna. L’anima ha bisogno di tempo e delle modalità giuste per rifarsi dal caos del mondo (interiore o esteriore che sia). Scrivere per me è importante, anche se è possibile che molto di quello che ho scritto un giorno verrà bruciato senza mai essere stato letto da altri. Va bene così.

Quali sono, invece, i tuoi sogni nel cassetto?

Ho tanti sogni e progetti diversi, ma preferisco mostrarli direttamente alla gente una volta realizzati, che perdere tempo ed energia a parlarne prima. Perciò li vedrete, è solo una questione di tempo… Però posso almeno dire che “scrivere” è una delle voci principali della lista.

Se domenica prossima, alle ore 16, presso la Libreria Feltrinelli di Varese, ci sarà un incontro con i finalisti che verranno intervistati da Giuseppe Battarino e Andrea Giacometti, domenica 22 ottobre, alle 17, presso la Sala Napoleonica di Ville Ponti a Varese, si terrà la finale, con lo spoglio in diretta delle schede di voto e la proclamazione del vincitore. Condurranno Claudia Donadoni e Luigi Mascheroni.

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