6 Aprile 2017

Otto anni dal terremoto dell’Aquila, una città che ancora fatica a risorgere

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(biografieonline.it) Sono le ore 3.30 del 6 aprile 2009, è Lunedì. Un violento terremoto di magnitudo 5,8 (quasi  sesto grado della scala Ritcher) corrispondente al  settimo grado della scala Mercalli sconvolge l’Abruzzo. L’epicentro viene individuato a l’Aquila. I danni a cose e persone sono ingenti, e si concentrano soprattutto nella zona di Massa, Roio Poggio, Fossa e Paganica.

(Foto © Libera Informazione)

Otto anni dal terremoto dell’Aquila, una città che ancora fatica a risorgere. Nella cittadina dell’Aquila si verificano numerosi crolli, tra cui la Casa dello Studente, il Palazzo della Prefettura e l’Ospedale. Le vittime sono trecento. La Protezione Civile e i volontari si mettono subito al lavoro per liberare dalle macerie i superstiti ancora intrappolati sotto gli edifici crollati. Il numero dei feriti continua a salire di ora in ora, mentre lo sciame sismico non da tregua anche nei giorni successivi.

Si calcola che il numero degli sfollati, dopo quattro mesi dal sisma (agosto 2009) sia di quasi cinquantamila. Di questi alcuni vengono sistemati nelle varie tendopoli allestite dalla Protezione Civile, altri in hotel e alberghi del litorale, altri ancora in alloggi di parenti e amici. Il 10 aprile 2009 vengono celebrati i funerali di Stato, alla presenza del Presidente della Repubblica e dei principali esponenti del mondo politico.

La tragedia del terremoto abruzzese rimarrà a lungo scolpita nella memoria degli Italiani. Qualche mese prima della violenta scossa di terremoto che ha provocato trecento vittime in Abruzzo, la popolazione avvertiva scosse di diversa intensità. Un ricercatore dei Laboratori Nazionali di Fisica Nucleare del Gran Sasso, Gioacchino Giuliani, aveva previsto un sisma dagli effetti disastrosi per il 29 marzo, individuando come epicentro la città di Sulmona, distante circa sessanta chilometri dal capoluogo abruzzese.

Il sindaco di Sulmona non aveva ritenuto necessaria l’evacuazione della città. Per fortuna, non si verifica alcun terremoto il 29 Marzo, bensì la tragedia avviene una settimana dopo. Giuliani riceve un avviso di garanzia per avere procurato un falso allarme. Contro di lui si scaglia l’allora Capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso. Nei giorni seguenti il terremoto che sparge lacrime e sangue sull’Abruzzo, Giuliani pretende le scuse. Intanto dilaga la polemica: la scienza si chiede se i terremoti possano essere previsti con un certo anticipo. Mentre la maggior parte degli studiosi ritiene di no, Giuliani insiste nel ritenere che il metodo da lui utilizzato, a base di emissioni terrestri di Radon, sia risolutivo. Il terremoto del 2009 distrugge più di un centinaio di chiese, mentre tantissimi altri monumenti e palazzi storici sono tuttora inagibili. Il sisma viene avvertito distintamente anche nel Lazio e nel centro Italia, fino a Napoli.

I danni stimati ammontano a circa dieci miliardi di euro. Tra le vittime, molti sono giovani studenti residenti presso la “Casa dello Studente” (quasi interamente distrutta) o in case in affitto del centro storico. I racconti dei superstiti sono davvero toccanti. C’è chi è rimasto  sotto la macerie anche per trenta ore successive alla scossa, come una vecchietta quasi centenaria, che ha atteso i soccorritori lavorando all’uncinetto. Dopo la Pasqua del 2009, in piena emergenza, viene approvato il cosiddetto Decreto Abruzzo per gestire l’emergenza e le prime fasi della ricostruzione. La completa ricostruzione viene stimata possibile nell’arco di una decina di anni. Ne giorni successivi al terremoto vengono denunciati numerosi e gravi episodi di sciacallaggio.

La Procura dell’Aquila ha aperto un’inchiesta contro ignoti per disastro colposo e omicidio, per accertare eventuali responsabilità di tipo civile e penale sull’accaduto. Pare siano state riscontrate delle omissioni e trascuratezze nella progettazione strutturale di alcuni edifici, invece di attuare la prevenzione di eventi sismici.

La tragedia dell’Abruzzo apre uno scenario aberrante sugli interessi economici che gravitano intorno a sciagure di questo tipo. In particolare, suscitano scalpore le intercettazioni telefoniche tra alcuni imprenditori che affermavano di ridere, ciascuno nel proprio letto, durante il terremoto, prefigurando con piacere l’inserimento delle loro ditte per la costruzione di edifici post-terremoto.

Giornalisti e altre fonte ufficiali denunciano infiltrazioni criminali nei lavori del dopo terremoto. Sabina Guzzanti ricostruisce la tragedia e i giorni a seguire in un film-documentario dal titolo “Draquila – l’Italia che trema”, uscito nelle sale cinematografiche italiane a maggio del 2010.

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