11 Marzo 2017

Maccagno riconosce la lingua dei segni. “Favorire comunicazione con i bambini sordi”

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Il consiglio comunale di Maccagno con Pino e Veddasca, ieri pomeriggio, all’unanimità, ha riconosciuto la lingua dei segni con l’intento di debellare le barriere comunicative e favorire maggior integrazione sociale e culturale dei sordi nel paese, interagendo con le scuole. Grande soddisfazione da parte dell’amministrazione e dall’Ente Nazionale Sordi, guidato dal presidente provinciale Vito Luigi Lepore. Maccagno è il primo paese della zona a riconoscere ufficialmente la LIS, insieme a Travedona. In Europa, solo Italia e Malta non hanno riconosciuto la lingua.

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Maccagno riconosce la lingua dei segni. “Favorire comunicazione con i bambini sordi”. “Un impegno a promuovere il riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana (LIS), finalizzato a rimuovere ogni ostacolo esistente al suo utilizzo, a favorire la comunicazione tra udenti e sordi e costituire una forma di integrazione sociale e culturale per questi ultimi, facilitando la loro partecipazione alla vita collettiva, nel rispetto della libertà di scelta e non di discriminazione per le persone sorde o per i loro familiari. L’amministrazione comunale promuoverà e sosterrà lo svolgimento di manifestazioni culturali ed eventi di pubblico interesse che si avvalgano dell’uso della Lingua dei Segni Italiana, e si impegnerà ad attuare concrete azioni di promozione e diffusione della LIS per valorizzare la dignità e l’autonomia della persona sorda, i suoi pieni diritti di cittadinanza in tutti i campi della vita sociale”. Questo l’intento della delibera votata all’unanimità dal consiglio comunale di Maccagno con Pino e Veddasca, che è il primo paese della nostra zona a riconoscere ufficialmente la LIS. Grande partecipazione da parte del pubblico. In sala anche la Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo “B. Luini”, Raffaella Menditto.

“Se quattro anni fa mi avessero parlato di questo argomento, certamente sarei trasalito ammettendo di non conoscere il problema e di non sapere di cosa si trattasse – spiega il sindaco Fabio Passera -. Insieme ai miei colleghi di maggioranza ad affrontare questo tema: abbiamo dapprima conosciuto e poi accolto un nostro piccolo concittadino sordo profondo all’interno delle nostre strutture scolastiche e, grazie a lui, ci si è aperto un mondo dinnanzi. Fin dal suo inserimento alla Scuola materna, ci siamo dati da fare per cercare di aiutarlo e aiutare i suoi a sentirsi accolti, integrati, accettati. Forte di una convinzione che mi ha guidato fin dai primi passi del mio impegno da Sindaco: quando una famiglia ha un problema, il problema non è di quella famiglia, ma di esso è chiamata a farsene carico l’intera Comunità. Così, abbiamo iniziato a conoscere la Lingua dei Segni Italiana, come unico mezzo per comunicare con una persona che non può capire la nostra lingua, semplicemente perché non ne ha mai potuto sentire il suono. Con una creatura che vive in un mondo di silenzio totale e assoluto, ma che ci guarda con gli occhi di chi ha una gran voglia di conoscere e di farsi capire. Comunicare con lui è un’esigenza prima nostra, che sua”.

“Nel 2014 alla Cittadella i primi rudimenti per conoscere la Lis, con una inaspettata partecipazione di persone desiderose di capire, di conoscere – continua Passera -. Poi, nel 2015, un vero e proprio corso Lis organizzato con il contributo dell’Ens provinciale, e ancora una volta restai di sasso nel vedere le adesioni che fioccavano, con il mondo della scuola in prima fila. In questa stessa sala sono presenti questa sera molti dei protagonisti di quel percorso. Allora – mi dissi – qui sta davvero succedendo qualcosa di importante, di vero, di unico. Nacque il Progetto Ponte cha la nostra Giunta approvò lo scorso 22 giugno, e che non fu certo costruito a misura di una persona in particolare. Da qui in avanti, quel progetto sarà infatti a disposizione di ogni bambino sordo che entrerà nella nostra Scuola. Mi pare una cosa bellissima. Come non registrare l’entusiasmo delle insegnati della scuola Primaria, il loro impegno per conoscere un universo del tutto inatteso. Sempre attraverso i segni di Erica Morrone, l’interprete senza la quale oggi sarebbe tutto più difficile, o forse impossibile. Così, sulla scia della Legge regionale votata la scorsa estate dal Pirellone (la n. 20 del 5 agosto 2016) vogliamo gridare forte al mondo che non ci stiamo, e che la Lingua dei Segni Italiana debba essere riconosciuta come un vero e proprio diritto, non come una benevola concessione. Soprattutto deve essere finanziata per mettere interpreti ed accompagnatori vicini ai sordi. Perché per un bambino che ha trovato una Comunità capace di ascoltarlo, deve esserci una Stato che riconosce i suoi diritti, senza se e senza ma. Questa sera, da questa sala, può alzarsi un grido di dignità, di uguaglianza, di giustizia e di verità”.

“Nel salutare tutti i presenti, il Presidente dell’ENS di Varese, Vito Luigi Lepore, sua moglie Maria, gli amici sordi e l’interprete LIS – racconta Costanza Guerri, pro sindaco di Maccagno -, vorrei ribadire profonda gratitudine e soddisfazione per quella che forse, alla maggior parte della gente, potrà sembrare una questione di scarso rilievo, ma che in realtà pone sotto i riflettori, ancora una volta, una grave mancanza dell’Italia rispetto alla maggior parte dei Paesi Europei ed Extraeuropei, nei quali la Lingua dei Segni è riconosciuta come Lingua ufficiale. Per chi come me, come la mia famiglia, vive quotidianamente a contatto con una persona sorda e con il mondo della sordità, per tanti aspetti ancora molto poco conosciuto rispetto ad altre forme di disabilità, sarebbe davvero un traguardo se la LIS fosse considerata alla pari della Lingua italiana. Significherebbe l’abbattimento di numerosissime barriere: innanzitutto, nell’ambito scolastico, vorrebbe dire che un bambino avrebbe diritto ad un’assistente alla comunicazione per tutte le ore di lezione, senza oneri che gravino sulle famiglie e sui Comuni. Inoltre, a tutti i sordi, sarebbero garantiti l’accesso effettivo a tutte le forme di comunicazione, alla cultura, all’educazione, ai servizi, alla vita sociale. E, soprattutto, pari dignità”.

“La mia esperienza come mamma di un bambino sordo – continua Guerri – mi ha fatto percorrere strade innumerevoli, conoscere persone a volte sbagliate; oppure, come qui a Maccagno con Pino e Veddasca, persone che mi hanno aiutata, hanno dimostrato solidarietà e volontà di accompagnare me e la mia famiglia in questo difficile ma non impossibile percorso, quello nel mondo della sordità in mezzo agli udenti, però. Proprio quando tutto sembrava perduto, grazie all’ENS di Varese e di Milano, ho potuto scegliere la strada, l’unica possibile, per far crescere mio figlio, per comunicare con lui con la LIS. Con il Comune di Maccagno con Pino e Veddasca, con il Sindaco Fabio Passera, con le Amministrazioni Comunali che si sono succedute da quando abbiamo chiesto una mano, e con il Presidente Vito Luigi Lepore dell’ENS di Varese, abbiamo costruito insieme, anno dopo anno, un percorso straordinario per il mio bambino. A tutti loro il mio grazie. E un grazie infinito alle maestre della Scuola materna e a quelle della Scuola primaria, che si sono messe in gioco per imparare a comunicare con il loro alunno silenzioso, affrontando comunque un iter non privo di difficoltà e di ostacoli; alle famiglie e ai compagni di scuola che segnano ormai benissimo”.

“La cito per ultima ma senza di lei non saremmo mai arrivati a raggiungere alcun risultato, Erika Morrone, l’assistente alla comunicazione che segue mio figlio ormai da quattro anni – conclude -. Con lei e con tanti altri docenti LIS – Mauro De Paoli, Mauro Dori, Lisanna Grosso, Mirko Pasquotto – e con la stretta collaborazione di esperti in materia di sordità come la dottoressa Raffaella Carchio, responsabile del progetto VIVILIS a Milano, con il logopedista Mauro Spadavecchia, e con la costante presenza del nostro Comune, e dell’ENS di Varese, abbiamo cercato di far conoscere il mondo della sordità ai nostri concittadini e non solo, con un ciclo di incontri sul tema, e a seguire un Corso di sensibilizzazione LIS che ha visto la partecipazione di tanti insegnanti e tante persone che hanno scelto, con umiltà, di imparare, di capire. Sì, perché il problema è solo questo. Capire. Per aiutare chi è più sfortunato o che sembra tale ai nostri occhi, secondo il nostro giudizio a volte superficiale e cinico. Anche io non avrei mai pensato che sarei stata la mamma di un bambino affetto da una sindrome rarissima di cui ancora oggi non si conosce molto. All’inizio è stato un durissimo colpo, che ha messo in discussione tutta la mia vita. Ma posso assicurarvi che mi ha aperto anzi, spalancato orizzonti che mai e poi mai avrei pensato di poter raggiungere”.

A margine della seduta del consiglio comunale, ad intervenire è proprio il presidente dell’ENS di Varese, Vito Luigi Lepore, che sottolineando quanto sia grato al comune di Maccagno con Pino e Veddasca, non ha mancato di criticare il Parlamento Italiano che in sola compagnia di Malta, è l’unico stato in Unione Europea a non aver ancora riconosciuto ufficialmente la LIS, Lingua dei segni italiana. Se da Roma, a volte, guardassero ai nostri paesi di provincia, potrebbero prenderne spunto e scoprire begli esempi di integrazione e di formazione per figli più sfortunati di altri. Anche da qui passa la lotta alla dignità e all’uguaglianza.

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