10 Novembre 2016

Milano, oggi l’ultimo saluto ad Umberto Veronesi. Il figlio: “Alla fine non ha voluto cure”

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È aperta a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, la camera ardente di Umberto Veronesi. Sopra la bara di legno scuro c’è un cuscino di rose rosse e ai piedi una foto dell’ex ministro e oncologo, in cui sorride. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha portato per primo il suo saluto alla famiglia.

ANSA / MATTEO BAZZI

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Oggi l’ultimo saluto ad Umberto Veronesi. Milanesi doc e d’adozione, ma anche tanti italiani di passaggio nel capoluogo lombardo. Sono i cittadini che stamattina, numerosissimi, si sono messi in coda davanti a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, per dare l’ultimo saluto all’oncologo Umberto Veronesi, morto l’8 novembre alla soglia dei 91 anni . La camera ardente è aperta dalle 11 alle 22.30, in attesa della cerimonia di commemorazione civile di domani alle 11. “Era un dovere venire a rendere omaggio a un maestro, che ha fatto conquiste importanti per la salute di tutti coloro che hanno potuto godere delle sue intuizioni, e di tutta l’umanità”, dice Franco Iacona, 74 anni, che si definisce “un vecchio laureato” dell’università Cattolica di Milano. “Ha creato una corrente di pensiero – aggiunge – si deve molto a lui più che alle istituzioni. E’ stato un pioniere”. In fila ci sono anche tanti suoi pazienti.

Il figlio: “Alla fine non ha voluto cure”. “In fondo lui che ha sempre predicato l’eutanasia, cioè il diritto di non soffrire, in qualche modo non ha voluto essere curato alla fine”. Lo ha spiegato Alberto Veronesi, figlio di Umberto, ricordando le ultime ore di vita del padre a margine della camera ardente. “Non ha voluto essere ricoverato, non ha voluto nessun prolungamento, ha voluto andarsene e questo è stato inevitabile. Se n’è andato in maniera naturale – ha aggiunto -. Nessuno pensava che ci sarebbe stato un decorso così rapido, pensavamo addirittura di festeggiare i suoi 91 anni il 28 novembre”. “Invece, adesso, ricordiamo l’ultimo compleanno in cui ha raccontato tutta la sua vita”, ha concluso.

Fra gli altri anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. “E’ difficile spiegare quello che si prova quando si è malati, quando ti succede è un mondo diverso – afferma – Io credo nella medicina, a volte vedo anche medici che invitano a cure alternative, e invece bisogna fidarsi della medicina. Però, l’umanità di chi ti cura diventa fondamentale e in questo Umberto Veronesi era certamente un maestro anche per quello che è riuscito a fare allo Ieo”, l’Istituto europeo di oncologia che ha fondato nel capoluogo lombardo. Dopo la diagnosi di cancro, racconta il primo cittadino, “mi ha rassicurato, perché alla fine una persona malata ha bisogno di essere rassicurata dalla medicina. Io ho contato su me stesso, però mi sentivo protetto. Lui in questo era veramente molto bravo. Di quei momenti mi ricordo il fatto che lui mi disse ‘questo è il mio numero di telefono, quando hai bisogno chiamami’. Io ero una persona qualunque, non che ora non lo sia – precisa Sala – Alla fine è questo che fa la differenza, perché quando si è malati ci sono momenti di tranquillità e momenti di paura, e poter contare sulle parole al di là delle cure è molto importante”. (ANSA)

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