Il tema che ho deciso di affrontare oggi è da molti adulti (genitori e non) considerato delicato ed imbarazzante. Ho deciso di portarlo alla vostra attenzione in quanto lo ritengo un tema interessante e molto importante, caratterizzato da parecchi pregiudizi e convinzioni errate.
Iniziamo col dire che nella società attuale i bambini sono sempre più a contatto con stimoli di natura sessuale: dalla pubblicità in televisione ai cartelloni per strada, dai video musicali ai messaggi che appaiono in internet. Tali informazioni, spesso episodiche, decontestualizzate e senza alcuna valutazione, non hanno la possibilità di essere inserite dal bambino in un tessuto di conoscenze precedentemente strutturato e di essere quindi integrate nella loro mente in modo sensato. Se lasciati soli ad interpretare queste immagini, suoni e sensazioni, i bambini potranno soltanto crearsi opinioni casuali e frammentarie, colmando le lacune con fantasie (talvolta bizzarre, adeguate alla loro giovane età) che confronteranno poi con quelle dei coetanei (assemblate allo stesso modo) creandosi idee talvolta spaventose, spesso inverosimili.
È quindi molto importante che il bambino sappia di poter trovare informazioni e rassicurazioni attraverso il dialogo con gli adulti significativi: perché ciò avvenga è indispensabile che li vedano come figure con le quali è possibile confrontarsi apertamente su questa tematica. Questo eviterà che nasca in loro la convinzione che sessualità e sentimenti sono qualcosa di sbagliato e/o pericoloso: è necessario che il bambino comprenda che queste cose sono quanto di più naturale possa esistere, e che sono alla base della propria ed altrui storia. Il silenzio che ha spesso caratterizzato le generazioni passate su questo argomento dovrebbe, ancor più al giorno d’oggi, diventare comunicazione. Ai bambini, si può e si deve parlare di tutto: non ci sono argomenti da evitare ed altri più opportuni. Ovviamente le parole utilizzate ed il modo di affrontare le varie questioni devono essere adeguati al loro sviluppo, alla loro età ed ai loro interessi.
Una cosa importante da sapere è che quando si affronta un argomento non dovrebbero esserci delle parti “nascoste”, cose che si possono dire ed altre che invece devono essere taciute. Il messaggio che i bimbi riceverebbero è che alcune domande sono lecite mentre altre non lo sono, con il rischio di incrinare la possibilità di futuro dialogo tra genitori e figli. E’ importante sottolineare che affrontare l’argomento della sessualità non significa in alcun modo ostentarla o esibirla ai bambini: mostrare filmati pornografici o mettere il bambino nelle condizioni di poter assistere alla sessualità degli adulti (genitori e non) non è ciò che bisogna fare, potrebbe anzi risultare molto nocivo. Parlare e sostenere un dialogo aperto con loro su questi temi con tatto, sincerità e serenità, è l’unica cosa intelligente e necessaria da fare.
L’educazione sessuale. Lo specifico compito di ogni genitore, seppur complicato, è proprio quello di educare i propri figli: questo significa favorirne la capacità di affrontare la vita per realizzare loro stessi. Per questo, come genitori, insegniamo loro moltissime cose: dal parlare all’ allacciarsi le scarpe, dal camminare all’andare in bicicletta, favorendo lo sviluppo di molte e diverse competenze ed abilità. Tutta l’educazione, e quindi anche quella sessuale, seppur possa sembrare superfluo notarlo e possa in qualche modo spaventare, inizia fin dalla nascita (sin da quando condividiamo con lui lo sguardo durante l’allattamento, educandolo alla vicinanza emotiva ed alla condivisone del piacere). Ogni atto di interazione con i nostri figli è un intervento educativo.
Insegniamo loro a mediare tra diverse esigenze, a riconoscere le proprie ed altrui emozioni, a sopportare e modulare il dolore ed a trovare diversi modi di procurarsi piacere (giochi, cartoni animati, libri, attività ricreative, ecc.), a sopportare le delusioni, a tollerare la frustrazione per il tempo necessario a crescere ed a raggiungere le mete prefissate. Sarebbe alquanto strano non considerare l’educazione sessuale come qualcosa di altrettanto importante e necessario.
L’educazione sessuale ha una preziosa funzione di orientamento per i bambini, non solo in vista del loro comportamento sia presente che futuro, ma anche e forse soprattutto a consentirgli di farsi un’idea reale e plausibile della sessualità.
L’educazione sessuale non si prefigge solo l’obbiettivo di evitare problemi (gravidanze indesiderate, malattie, ecc.), ma mira innanzitutto a favorire il benessere psichico, relazionale e fisico attuale e futuro dell’individuo. Non può quindi essere un’educazione a parte: come l’intera educazione, serve a permettere al bambino di poter realizzare sé stesso nel modo migliore, facilitandone il modo di affrontare la loro crescita e la loro vita. Non può però esserci educazione sessuale senza informazione sessuale, e per informare è necessario parlare e spiegare.
Normalità della sessualità nei bambini. Per molto tempo i bambini sono stati considerati esseri “puri ed innocenti”: questa visione ha però portato ad una sorta di oblio sia individuale che collettivo degli adulti nei confronti di qualunque manifestazione di natura sessuale nell’infanzia. Il grosso errore che compiono gli adulti nel pensare all’attività sessuale infantile, è quello di giudicarla con il metro che applicano ai grandi: è bene invece sapere e comprendere che la sessualità infantile, sebbene sia la base della sessualità adulta, non è in alcun modo assimilabile o comparabile ad essa. Il bambino è alla continua scoperta di sé stesso e del mondo.
L’esplorazione del proprio corpo è del tutto normale: il bambino fin da quando ha pochi mesi gioca con i suoi genitali così come gioca con le proprie mani, i propri i piedi o il proprio ombelico. La differenza sta nel fatto che i primi sono più sensibili. Questi atteggiamenti sono quindi del tutto naturali e non hanno alcuna valenza sessuale: riguardano la scoperta del proprio corpo e delle sensazioni piacevoli. Proibirli o evidenziarli non ha alcun senso: la malizia è attribuibile, anche in questo caso, all’errato metro di giudizio che applicano gli adulti. Successivamente (dai 4 anni circa ma a volte anche prima) i bambini entrano in un periodo di grande curiosità verso il funzionamento di tutte le cose (potrebbero stare ore a farci domande come: “perché di giorno c’è il sole e la notte è buio?”, “come fanno a volare gli uccelli?”, “a che cosa servono le nuvole?”, “perché il cane abbaia?”, ecc.), è quindi del tutto normale che siano incuriositi anche da ciò che riguarda la sfera sessuale: possono quindi iniziare a chiedere come mai mamma e papà dormono nello stesso letto, quali sono le differenze tra maschi e femmine, in che modo sono nati, come funzionano il proprio ed altrui corpo, ecc.
È in questa fase che iniziano i “giochi sessuali” (esempi tipici sono il “gioco del Dottore” o il “giocare a fare mamma e papà”), fatti per lo più di nascosto, spesso tra maschi e femmine, alternando le parti: hanno il ruolo di riti iniziatici e servono ad esplorare le diversità e come modalità di confronto. Anche in questo caso ricordiamoci che questi giochi non hanno nulla a che vedere con il sesso come lo viviamo noi: per i bambini sono occasioni di sperimentazione e gioco, hanno una valenza puramente conoscitiva e sono solo una tra le tante cose che vogliono conoscere, non ha quindi alcun senso reprimerli o punirli. L’unica cosa a cui bisogna prestare attenzione è che vengano fatti tra bambini di età simile: può essere utile stare nei paraggi in modo da essere sicuri che nessuno ne sia disturbato.
Gli innamoramenti dei bambini sono una cosa molto seria: sono riti di passaggio dal grande amore verso il genitore agli amori adolescenziali, sono connotati da sentimenti e tenerezza ma anche da sofferenza, delusioni e gelosie. I bambini si innamorano ed amano appassionatamente: queste cose non vanno mai minimizzate o ridicolizzate, ma sempre rispettate.
Un argomento che spesso preoccupa ed imbarazza i genitori e le altre figure vicini ai bambini, è quello della masturbazione. Masturbarsi significa stimolare volontariamente determinate parti del corpo (più spesso gli organi sessuali) per ottenere una sensazione di piacere. Può risultare difficile da accettare, ma la masturbazione infantile è un fenomeno del tutto normale, e fa parte del naturale sviluppo del bambino. Inizialmente il neonato scopre il proprio corpo, per gradi, esplorandolo prima attraverso le mani e poi con altre modalità: è una fisiologica auto erotizzazione, che permette di acquisire confidenza con il corpo e con le sensazioni ad esso collegate (il maschio spesso si struscia sul lettino, le femmine stringono le gambe o si appoggiano ad oggetti o spigoli). Attorno ai tre anni, sia nelle femmine che nei maschi, assume un aspetto più volontario: è ora associata ad una vera e propria ricerca del piacere. Il bambino entra in una fase in cui comprende di potersi procurare momenti di appagamento corporeo.
Questi atti masturbatori non devono assolutamente preoccupare gli adulti: l’atteggiamento delle figure adulte significative al riguardo (critiche, disapprovazioni, minacce più o meno velate) risulta essere molto importante, ed ha un forte ruolo nell’insorgenza di vergogna e/o sensi di colpa. L’unico intervento funzionale da parte del genitore, è quello di insegnare al bambino che è un fatto privato ed intimo, invitandolo alla riservatezza ed al pudore indicandogli i luoghi e le situazioni più adeguate a svolgere tale attività. L’unica situazione in cui la masturbazione deve allarmare i genitori è quando è compulsiva: spesso ciò avviene quando il bambino, in seguito alla noia o ad emozioni spiacevoli, non sa uscire dalla sensazione di malessere in altro modo se non attraverso la masturbazione (che viene utilizzata come attività compensatoria per recuperare una sensazione piacevole). Anche in questo caso è fondamentale affrontare l’argomento per dare un senso a ciò che accade con delicatezza e comprensione, così da renderlo più comprensibile al bambino. Nel caso in cui comportamento non si estingua (lasciando passare un po’ di tempo in cui il bambino possa elaborare l’ accaduto), è opportuno consultare uno specialista dell’età evolutiva che possa indicare la modalità di intervento più opportuna.
L’imbarazzo. Nell’osservare genitori e bambini alle prese con questo argomento, risulta evidente a chiunque che è l’adulto, e non il bimbo, ad essere in difficoltà (l’imbarazzo nei figli inizierà a presentarsi più tardi, nella preadolescenza, ma potrà comunque attenuarsi se durante la crescita ha potuto contare su un dialogo aperto con i genitori). Tale situazione è dovuta al fatto che spesso, nella nostra cultura, il tema della sessualità è vissuto come qualcosa da celare e di cui vergognarsi. Questo substrato culturale porta gli adulti a provare un certo disagio nel parlarne: nei bambini questo aspetto è molto meno presente in quanto, scevri da questi condizionamenti, lo vivono in modo più naturale e semplicemente curioso. La sessualità è qualcosa di importante nella vita di ognuno di noi, ha a che fare con bisogni fondamentali dell’essere umano come il desiderio di contatto ed intimità, l’espressione emozionale, il bisogno di provare piacere, tenerezza ed amore. La vera “sfida” per i genitori è quella di riuscire a parlare ai figli di sessualità in modo rispettoso ed emotivamente coinvolgente, non limitandosi a fornire informazioni nozionistiche.
Il rischio del non parlare di questi argomenti è che i bambini possano crearsi delle “fantasie” (spesso strane e nocive) sul perché i genitori non vogliono parlarne: dal pensare che siano cose troppo piacevoli per loro e che quindi non se le meritano, al credere che siano cose pericolose e spaventanti per gli adulti stessi, al considerarle cose cattive e di cui vergognarsi. Succederà allora che si adatteranno a ciò che percepiscono come una regola imposta dai grandi e faranno come se non fossero curiosi. Solitamente questo inibirà la loro curiosità portandoli a minimizzare il loro interesse per i temi sessuali: in realtà questo continuerà ad esistere ma non più in modo sereno, come auspicabile. Cercheranno informazioni altrove o tenderanno le orecchie per percepirle nelle conversazioni tra adulti, traendone nozioni parziali ed incomplete, che li porteranno a formarsi altre errate fantasie. Nei casi più gravi invece questa situazione di inibizione della curiosità potrebbe essere estesa dal bambino (che in questo momento della crescita ragiona in termini generalizzati ed assoluti) e trasportata in altri ambiti della vita come il gioco o la scuola.
Le paure dei grandi.
“Mi/a figlio/figlia è così innocente, non voglio rovinare questo periodo parlandogli di sesso”. Questa paura si basa sulla convinzione errata che i bambini siano “asessuati”. Come detto in precedenza, i bambini hanno una vita amorosa ed anche sessuale, solo che è differente dalla nostra. Paragonarle a quelle degli adulti sarebbe irrispettoso, oltre che insensato.
“Se gli parlo di sesso ho paura che poi si senta autorizzato a viverlo troppo presto ed in modo irresponsabile”. Le osservazioni cliniche e le ricerche hanno dimostrato che i bambini con una comprensione chiara delle tematiche sessuali hanno, da adolescenti e da adulti, un comportamento più responsabile: tendono a spostare in avanti l’età del primo rapporto ed a scegliere, con maggior frequenza, metodi contraccettivi adeguati. È infatti molto più probabile che ci sia una gestione giudiziosa della sessualità (così come di ogni altro ambito della vita) se si ha la possibilità di sapere di cosa si tratta: l’ignoranza non è mai una buona compagna per una gestione responsabile delle cose.
“Se gliene parlo temo possa banalizzarlo e viverlo senza rispetto per sé stesso e gli altri”. Questa domanda mostra, ancora più delle altre, l’importanza di inserire la tematica sessuale all’interno dell’educazione generale. Se fin da piccoli gli insegneremo a preoccuparsi delle proprie emozioni e di quelle degli altri, se sapremo insegnargli a rispettare le differenze e le proprie ed altrui esigenze, tale atteggiamento sarà da lui interiorizzato ed applicato automaticamente anche alla sfera della sessualità e dell’amore.
“Ho paura che parlandogliene possa mettersi in qualche situazione pericolosa senza rendersene conto”. Si affronta in questa domanda la peggior paura di ogni genitore: l’abuso sessuale. Anche in questo caso il timore risulta essere infondato: ricerche ed esperienza clinica mostrano anzi che quanto più il bambino è incapace e sprovveduto nel maneggiare l’argomento, e sente le tematiche legate alla sessualità come non affrontabili, tanto più avrà difficoltà a chiedere aiuto ed a riconoscere le possibili situazioni di pericolo.
Quando parlarne? L’educazione sessuale, come detto, dovrebbe far parte dell’educazione generale del bambino. Partendo da questo presupposto la questione del “quando parlarne” diventa alquanto strana: non ci poniamo questo problema rispetto all’ iniziare ad insegnare al bambino quelli che sono buoni principi di educazione civica (ad esempio raccogliere i bisogni del cane portato a spasso) o elementi di scuola guida (ad esempio che si passa col verde e non col rosso) anche se queste nozioni gli serviranno in modo autonomo soltanto anni dopo. Spesso i genitori pensano di aspettare a parlarne quando il bambino farà qualche domanda. Anche in questo caso è un atteggiamento particolare: non aspettiamo il momento in cui nostro figlio ce lo chiede per spiegargli che le verdure sono salutari o che la mucca fa il latte. La sessualità sarebbe quindi l’unico argomento della vita a cui riserveremmo questo trattamento: questo sarebbe già di per sé un messaggio dato al bambino.
Non dobbiamo quindi aspettare che sia lui a farci delle domande: in primo luogo perché potrebbero non arrivare (se hanno percepito, da segnali spesso irrilevanti per noi adulti, una qualche difficoltà nell’affrontare la questione è quasi impossibile che ci pongano domande a riguardo); in secondo luogo perché argomenti come l’amore, la nascita, la procreazione ed il proprio corpo sono talmente importanti ed influenti nella nostra esperienza quotidiana che i bambini hanno il diritto di esserne a conoscenza nella loro semplicità ed importanza.
Quando può servire un sostegno. Può succedere che i nostri bambini entrino in contatto con situazioni critiche rispetto alla sessualità: dalla visione di filmati pornografici a delle vere e proprie molestie sessuali. In questi casi è doveroso che gli adulti li tutelino e proteggano. Se siete preoccupati rispetto al comportamento sessuale del bambino o avete dei dubbi, rivolgetevi ai Servizi di Psicologia dell’Età Evolutiva, alla Neuropsichiatria Infantile o ai Consultori Famigliari della vostra zona. Valuteranno la situazione e riceverete l’ aiuto necessario. Trattenetevi dal fare al bambino troppe domande, perché potrebbe spaventarsi e rendere quindi più difficile, per le figure competenti, comprendere ciò che è accaduto.
Di seguito un elenco dei segnali da prendere in considerazione:
– il bambino presenta dolori, arrossamenti o ematomi nelle zone genitali che non trovano spiegazione;
– è nervoso o ha paura quando qualcuno parla del suo corpo o di sessualità;
– cerca di obbligare qualcuno a fare giochi sessuali o vuole farli con bambini molto più piccoli;
– la masturbazione è presente in quantità esagerata tanto da interferire col gioco o viene fatta in pubblico oltre l’età della scuola materna;
– parla di sesso o fa giochi sessuali per la maggior parte del tempo e fa disegni sempre e solo di organi genitali;
– la sua conoscenza sulla sessualità è molto maggiore di quanto ci si aspetterebbe da un bambino della sua età.
Segnalo che comportamenti come la tendenza a farsi del male volontariamente o il ritornare dopo tempo a fare la pipì a letto e/o nei pantaloni (per un periodo continuativo) possono essere segnali di un abuso ma anche essere causati da altri problemi: non vanno comunque sottovalutati perché evidenziano un malessere e denotano la necessità di aiutare il piccolo a superare una qualche difficoltà.
I dieci consigli:
1) È utile parlare al proprio partner, ed alle altre persone coinvolte nell’ educazione del bambino, dell’atteggiamento che si intende tenere verso il tema per fare in modo che tutti mantengano un comportamento coerente e quindi più funzionale. Questa condivisione aiuterà inoltre a diminuire l’ansia e l’imbarazzo che possiamo provare nel sentirci inadeguati ad affrontare la tematica della sessualità.
2) Ricordatevi che il bambino ha una buonissima capacità di percepire i vostri comportamenti: se cambierete argomento quando vi porrà domande o quando emergerà l’argomento, quello che comprenderà è che non è giusto affrontare con voi queste cose.
3) Se quando sono molto piccoli preferite usare parole più semplici e conosciute ai bambini per indicare gli organi genitali (la “patatina”, il “pisellino”) ricordatevi però che hanno bisogno di sapere anche il nome vero di quelle parti, fatelo quindi appena riuscirete (e comunque prima che inizi le scuole elementari). Considerate che prima inizierete a nominare al bambino queste parti del corpo, meno sarete imbarazzati quando capiterà di parlarne in futuro: i bambini sono molto pratici e spontanei, recupereranno facilmente queste informazioni.
4) Può succedere che il bambino vi chieda qualcosa che non sapete o per cui non avete una risposta immediata. In questo caso potete dirgli che avete bisogno di un po’ di tempo per informarvi bene: assicuratevi di mantenere la promessa e fornite la risposta appena potrete.
5) Se non vi sentite abbastanza informati sul tema della sessualità la soluzione è alquanto semplice: preparatevi sull’argomento, cercate materiale. In commercio esistono molti libri con consigli anche pratici su come affrontare il tema con i bambini a seconda delle diverse fasce di età. Acquistateli e teneteli a portata di mano per utilizzarli quando si presenterà l’occasione, leggeteli insieme (come fareste con qualunque altro libro di storie) e divertitevi nell’osservarli crescere ed imparare cose nuove ed interessanti.
6) I giochi sessuali: se trovate il vostro bambino mentre gioca con gli amichetti, non arrabbiatevi e non reagite in modo brusco o spaventato. Calmatevi, respirate e pensate al messaggio che volete passargli, perché sarà per lui molto importante. I bambini probabilmente si sentiranno loro stessi spiazzati e non proseguiranno il gioco davanti a voi (in caso contrario chiedeteglielo e cogliete l’occasione per parlare di quanto segue). Potrete cogliere questo momento per parlare delle differenze corporee, e spiegare che essere curiosi del corpo altrui è una cosa normale e non c’è nulla di sbagliato. Potrete in questo momento anche spiegare che i genitali appartengono alla sfera intima e che per questo motivo toccare quelli degli altri può essere qualcosa di sgradito. È altresì una buona occasione per dirgli che nessuno dovrebbe toccare le sue parti intime, e che se qualcuno lo facesse ve lo dovrebbero raccontare.
7) Trattate le domande sulla sessualità come fareste con qualunque altra domanda posta dal bambino. Ricordate che per loro non c’è nulla di malizioso e che vogliono solo comprendere il mondo: rispondete in modo tranquillo, chiaro ed onesto. Non è necessario chiarire tutto e subito, i dettagli potrete spiegarli poco alla volta, col passare del tempo: lasciatevi guidare dalle domande del bambino e tenete a portata di mano un libro illustrato da leggere insieme.
8) Se il bambino sembra non manifestare alcun interesse per le tematiche sessuali affrontatele voi, con tatto e semplicità. Usate ciò che accade nella quotidianità per affrontare l’argomento (ad esempio la gravidanza di un’amica o una conoscente) e rispondete con calma alle eventuali domande che si presentano come descritto sopra.
9) È utile, quando state parlando di un dato argomento, fare qualche domanda al bambino (ovviamente in modo tranquillo e curioso, non sotto forma di interrogazione) su quello che gli avete spiegato, sia perché vi darà modo di comprendere se e cosa ha capito, sia perché vi consentirà di chiarirgli eventuali dubbi (oltre a mostrargli che nutrite un reale interesse per ciò che state facendo insieme).
10) Il contatto fisico, con entrambi i genitori, è molto importante per i nostri bambini: le carezze, le coccole e i baci gli insegnano l’importanza di manifestare amore ed affetto e gli fanno capire di essere amati. Inoltre ricordiamoci che il modello per i nostri bambini siamo noi: quanto più i membri della coppia genitoriale saranno affettuosi tra di loro, maggiormente il bambino potrà collegare, nella propria esperienza interna, amore e sessualità.
Per concludere vi ricordo, come detto in un mio precedente articolo, che i bambini hanno bisogno di specchiarsi negli occhi degli adulti: siate con loro affettuosi e presenti, insegnategli l’importanza delle emozioni ed a non aver paura di viverle. Non dimenticatevi mai di ricordargli che potranno contare sul vostro aiuto in ogni momento (anche quando sbaglieranno o quando non sarete in accordo con ciò che faranno) e che li amate di un amore unico e speciale. Parlare di sessualità sarà uno dei tanti momenti speciali ed arricchenti che passerete insieme, nella costruzione di quella relazione unica e speciale che vi caratterizzerà ed accompagnerà per tutta la vita.
Psicologa, psicoterapeuta e consulente in sessuologia, la dottoressa Alessia Saccucci (clicca qui per consultare il sito) lavora come libera professionista a Luino, in provincia di Varese. Dopo aver conseguito la Laurea in Psicologia ad indirizzo Riabilitativo ha ottenuto la Laurea Specialistica in Psicologia, indirizzo Clinico-Dinamico, presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha in seguito concluso una formazione quadriennale in Psicoterapia Cognitivo-Costruttivista presso il Centro Terapia Cognitiva di Como, specializzandosi con il massimo dei voti e lode. Numerosi i corsi frequentati, maturando sia esperienza clinica che esperienza come educatrice.
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