23 Agosto 2016

Addio alla “ragazzina dai capelli rossi” dei Peanuts, celebre infatuazione di Charlie Brown

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La chioma ramata l’aveva avuta davvero, prima che incanutisse per l’incedere del tempo, e l’elusività è effettivamente rimasta il suo tratto distintivo per tutta la vita. Una vita che, sebbene i giornali americani ne abbiano dato notizia in ordine sparso soltanto in questi giorni, si è conclusa il 9 agosto scorso a 87 anni per un arresto cardiaco, dovuto alle complicanze del diabete da cui era affetta.

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Nella sua Minneapolis, la città del Minnesota in cui abitava e dove aveva conosciuto colui che le avrebbe conferito la speciale immortalità spettante ai personaggi dei comics. Lei era Donna Mae Wold, nata Johnson. Lui Charles Monroe Schultz, il celeberrimo papà dei Peanuts, al quale un grande amore giovanile finito male ispirò la “ragazzina dai capelli rossi”, l’invisibile infatuazione di Charlie Brown, sempre desiderata e mai incontrata, colei per sedersi accanto alla quale il bambino dalla testa rotonda più celebre del mondo avrebbe “dato qualsiasi cosa”.

Quasi coetanei, si conoscevano fin dall’infanzia: crescendo, Charles avrebbe voluto che l’amicizia si trasformasse in qualcosa di più, e per un paio d’anni furono anche fidanzati. Si dice che a un certo punto il futuro campione dei fumetti le chiese addirittura di sposarlo, incassando però un netto rifiuto e la fine della relazione.

Non che Donna fosse refrattaria al matrimonio, anzi. Semplicemente, sposò un altro, tale Allan Wold, vigile del fuoco che in segreto già frequentava da un pezzo, e con il quale ebbe quattro figli (tre femmine), sette nipoti e tredici pronipoti. Pioniera ante litteram delle odierne famiglie allargate, come balia, affidataria o in altre vesti crebbe altri quaranta bambini. Schultz non la dimenticò mai, e ne fece il perfetto ingranaggio-fantasma delle proprie creazioni di fantasia: anche se c’è chi sostiene che, dietro quella protervia nel non mostrane mai le fattezze, si nascondesse un pizzico di vendetta per essere stato piantato. L’interessato si schermiva sostenendo che non riusciva a caratterizzarla correttamente. Lei, per contro, problemi con il passato non ne accusò mai: al punto da imporre a quasi tutti i suoi piccoli protetti nomi prelevati di peso da quelli delle strisce di Linus, Snoopy e compagnia. Un equilibrio esistenziale che, alla fine dei conti, ha fatto di lei la più forte: è sopravvissuta a Schultz, scomparso nel febbraio 2000, oltre sedici anni.

Solo nell’89 Rheta Grimsley Jhonson, autrice di una biografia autorizzata del grande fumettista statunitense intitolata “Good Grief” (come la tipica esclamazione di sconforto di Charlie Brown, tradotta in italiano “Santo Cielo!”), ne rivelò la vera identità. Nel frattempo Schultz aveva in parte ceduto al riserbo, permettendo che la ragazzina dai capelli rossi ispirata dalla propria musa apparisse in pubblico: mai su carta, però, solo sullo schermo, grande o piccolo. La prima volta risale al 1977, nello special televisivo “It’s Your First Kiss, Charlie Brown”: là si apprendeva altresì che di nome faceva Heather ma di cognome, chi lo avrebbe mai detto, Wold… L’ultima è dell’anno scorso, in “Snoopy and Friends – Il film dei Peanuts”, nel quale per la prima volta la si sente anche parlare. Un passo d’addio, con il senno di poi, che si era ben meritato in decenni di onorata militanza dietro le quinte. “Ho avuto una bella vita, una vita felice”, confessò in un’intervista rilasciata al quotidiano “The Washington Post” nell’estate dell’anno scorso, sulla scia del successo di pubblico riscosso dalla pellicola. Ove a interpretarla era stata chiamata una giovanissima attrice italo-californiana, Francesca “Lilly” Capaldi. Solare come lei, vitale come lei, grande appassionata di escursionismo, alpinismo, viaggi e campeggi. Di giochi di carte. E di nascondino, naturalmente. (AGI)

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