11 Luglio 2016

Una mattinata sul San Martino per non dimenticare

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(Invenzio Imolini) – La libertà è come l’aria che respiriamo e per riconquistarla, proprio sulla vetta del S. Martino, uomini coraggiosi ed intrepidi si sono messi in gioco, benché consapevoli, come in una roulette russa, che avrebbero potuto perdere la vita. La libertà non è stare sopra un albero, ma deve tradursi in un impegno civile per creare le condizioni di una pacifica convivenza, al di là delle opinioni politiche, del credo religioso, dall’appartenenza etnica.

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Queste le tematiche sulle quali si sono soffermati i relatori che si sono alternati alla tribuna ieri mattina a San Martino. Sulla spianata che rinserra da una parte il sacrario dei Caduti e dall’altra la monumentale stele, come ogni anno, sono convenuti i rappresentanti dei comuni con i loro gonfaloni, le associazioni d’arma e quelle partigiane. Un rituale per ribadire che mai più dovrà ripetersi uno scempio come quello provocato dalla furia nazi-fascista. Purtroppo però anche in tempi recenti sediziose formazioni neofasciste hanno profanato con simboli di un deprecabile passato questo luogo consacrato dal sangue di generosi eroi.

E proprio per questo motivo il prefetto Giorgio Zanzi ha voluto consegnare una targa di benemerenza alla locale stazione dei carabinieri che ha continuato a presidiare il sacrario per impedire nefaste manifestazioni di nostalgici del passato regime. Un’onta che negli anni scorsi ha suscitato l’indignazione generale, un richiamo alle responsabilità individuali per la tutela di un bene che non deve essere considerato definitivamente acquisito.

A rendere omaggio alla memoria del colonnello Croce e dei suoi combattenti c’era il rappresentante della Provincia, Fabrizio Mirabelli, che ha rievocato la vicenda con toni di viva partecipazione, c’era il neosindaco di Varese Davide Galimberti, salito fin qui a suggello del giuramento appena prestato sulla Costituzione, nata dalla Resistenza. E c’era il presidente della Comunità Montana “Valli del Verbano”, Giorgio Piccolo, ad affermare la necessità di un diuturno impegno civico per mantenere intatto il patrimonio di valori conquistato, ricordando che proprio settant’anni or sono le donne per la prima volta hanno ottenuto il diritto di voto. E c’era a fare gli onori di casa il sindaco di Duno Francesco Paglia, sul cui territorio sorge il monte S. Martino.

Oratore ufficiale Giuseppe Armocida, che ha esaltato le linee guida della Costituzione Repubblicana, in antitesi con lo Statuto Albertino la cui generica formulazione non è stata in grado di erigere una barriera istituzionale contro un regime liberticida. A rappresentare l’A.N.P.I. provinciale c’era la presidente Ester De Tomasi, figlia di un grande combattente nell’epica battaglia del novembre 1943. La Messa al campo è stata celebrata dall’arciprete di Cuveglio, Don Gianluigi Bollini, sotto l’attenta regia di Guido Calori che ha coordinato con singolare maestria tutta la cerimonia.

Una giornata dunque per non dimenticare, ma anche per guardare al futuro con la volontà di riavvicinare la politica ai cittadini, attraverso la trasparenza dei comportamenti ed un concreto e fattivo servizio alla comunità.

Presenti anche, per il comune di Luino, l’assessore Pier Marcello Castelli, il capitano dei Carabinieri di Luino, il dottor Francesco Spera, e il capitano della Guardia di Finanza, il dottor Alberto Potenza.

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