5 Gennaio 2016

Migranti, due naufragi al largo della Turchia: almeno 36 morti. Il freddo uccide un bimbo siriano di quattro mesi

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Sale ad almeno 36 morti, tra i quali diversi bambini e una donna incinta, il bilancio dei naufragi di oggi al largo della Turchia. Lo riferisce il quotidiano Sabah, che cita le autorità locali. La tragedia ha coinvolto due gommoni a bordo del quale viaggiavano decine di migranti che cercavano di raggiungere le isole greche nonostante il mare in tempesta. Secondo quanto riporta l’agenzia Anadolu, che cita fonti della guardia costiera turca, 12 persone, rifugiati provenienti da Siria, Iraq ed Algeria, sono state messe in salvo.

((DHA via AP) TURKEY OUT)

((DHA via AP) TURKEY OUT)

In Turchia un’altra strage di profughi. E’ salito a 36 morti il bilancio complessivo dei nuovi naufragi avvenuti nell’Egeo orientale, dove sono colati a picco almeno due barconi salpati intorno all’alba dalla Turchia carichi di migranti, che tentavano di raggiungere le isole greche e in tal modo il territorio dell’Unione Europea: lo hanno riferito le autorità di Ankara, secondo cui i gommoni con decine di persone a bordo si sono capovolti nel giro di poco tempo, a causa del vento forte e del mare grosso, mentre erano diretti separatamente verso Lesbo. I cadaveri sono stati recuperati da agenti della Gendarmeria o della Guardia Costiera ancora in acqua oppure su una spiaggia nei pressi della località turistica di Ayvalik, distante meno di una ventina di miglia nautiche. Tra essi anche quelli di non meno di sei bambini in tenera età e di altrettante donne, una delle quali incinta.

L’agenzia di stampa “Dogan” ha diffuso fotografie particolarmente toccanti in cui si vedono i corpi senza vita dei piccoli, vestiti di tutto punto e con le scarpe ai piedi per affrontare il lungo viaggio, il giubbotto salvagente ancora inutilmente allacciato: immagini che rievocano quella di Aylan Kurdi, il profugo curdo-siriano di appena 3 anni la cui salma in settembre fu rinvenuta da un poliziotto sul litorale della penisola turca di Bodrun.

Un bimbo siriano di quattro mesi, invece, è morto a causa del freddo in una tenda nella città di Batman, nel sud-est della Turchia. Lo riporta l’agenzia locale Cihan, spiegando che la famiglia del bimbo, Faris Khidr Ali, vive in una tenda priva di combustibile e di elettricità nel quartiere Balpinar di Batman. Negli ultimi giorni la località è stata investita da un’ondata di freddo, con forti nevicate, che questa mattina sono risultate letali per il piccolo Faris. “Siamo scappati dalla morte – ha detto alla Cihan il padre del bimbo – ma siamo arrivati qui perché mio figlio morisse congelato”. L’uomo ha spiegato di avere un altro figlio, di tre anni, e di temere che anche per lui il freddo possa essere letale.

Il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas afferma che di fronte alla pressione migratoria, la Commissione è al lavoro per “riportare la situazione alla normalità attraverso una serie di misure”: “Schengen è sotto pressione”. Intanto il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos ha convocato per domattina a Bruxelles i ministri competenti di Svezia, Danimarca e Germania “per un maggiore coordinamento” di fronte alla pressione migratoria dopo la stretta dei controlli alle frontiere introdotte da Svezia e Danimarca.

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