13 Luglio 2015

Luino, alcune riflessioni sulla politica e l’assessorato al Territorio

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(Un articolo di Diego Intraina) – Leggendo attentamente le nomine degli assessorati della nuova giunta Pellicini si evidenzia un particolare curioso e viene spontaneo farsi delle domande: che fine ha fatto l’assessorato al territorio?  Questa è la domanda che come vedremo apre inevitabilmente altri quesiti: dobbiamo ritenerla una dimenticanza, oppure una diversa sensibilità linguistica, o purtroppo una velata strategia di riequilibrio politico?

Il Comune di Luino (© settemuse.it)

Il Comune di Luino (© settemuse.it)

Sarebbe interessante capire cos’è questa nuova sensibilità: “Sviluppo economico; trasporti; parchi e beni monumentali”Capire cosa ha fatto scattare questa intuizione di cambiamento linguistico, insomma il perché di questa necessità e come ci si è arrivati potrebbe risultare fondamentale per inquadrare e comprendere meglio il susseguirsi delle singole e future azioni del nuovo Esecutivo.

La storia insegna che dietro a queste soluzioni tecniche c’è sempre una possibile narrazione che supporta l’avvicinarsi di condizioni di trasformazione concettuale che diventano indispensabili per poter giungere ad interpretare correttamente il racconto, al fine di poter dare un onesto giudizio alle singole azioni.

Ma a questo punto ci chiediamo questa volontà di cambiamento lessicale che sembra voler specializzare gli assessorati, sviluppo economico… e ecologia…, troverà ancora una sintesi politica che la parola territorio ben rappresentava, come era stato ben chiarito dallo stesso Sindaco all’inizio della sua prima legislatura: “Non si è voluto chiamare l’assessorato ‘urbanistica ed edilizia privata’ per non dare il senso di cemento e case in costruzione. Il territorio deve prevalere sul concetto del costruire”. Oppure dobbiamo pensare che ormai globalizzati siamo definitivamente condannati alla meta-narrazione che consegna all’economia e al suo sviluppo il ruolo di assegnare il senso alla civiltà.

Al Sindaco, forse, si possono riconoscere alcune lacune ma non tra queste quella dell’ingenuità e pertanto la convinzione che questa volta, visto gli argomenti delicati da trattare come quelli delle “aree centrali”, il primo cittadino si sia voluto tenere per lui la delega al Territorio. Andrea Pellicini, sembra che, giustamente, abbia considerato momento strategico il territorio e la sua complessità e dunque abbia intravisto un bisogno supplementare di sensibilità concreta, politicamente applicata, al fine di raggiungere l’articolata sintesi. Sintesi che, evidentemente non rimanendo immune da discrezionalità e dunque soggiogabile a scelte di parte evidentemente culturali, gli hanno consigliato per evitare malintesi di centralizzare su di Lui l’intera problematica. Ha ritenuto insufficiente doversi limitare al solo lavoro di mediazione in giunta intravedendo come luogo strategico di intuizione creativa l’intero processo delle relazioni.

Vuol forse comunicarci che qualcosa è cambiato, o che la maturata esperienza di questi ultimi anni gli hanno permesso di individuare le reali complessità interne ed esterne della politica?

Un consiglio però doveroso che gli si puo’ dare, per il bene della comunità, è che, per evitare di entrare in legami troppo stretti risultanti appunto da quei fattori di discrezionalità, è consigliabile approfondire quegli strumenti trasparenti di democrazia deliberativa (contesti dialogici) che nulla tolgono alla sua delegata Autorità, riconfermata nella seconda legislatura, ma che invece possono aiutare Lui e i suoi cittadini a crescere nella comprensione e dunque riuscire ad evitare fenomeni pericolosi come quelli del “muro”.

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