| 22 Maggio 2015

Il Calcio e la mutazione semantica del fuorigioco

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(Un articolo di Daniele Foderà) – Giorni, se non anni, turbolenti per lo sport più amato dagli italiani. Calciopoli e la Coppa del Mondo nel 2006. Dalle stalle alle stelle. Prima tutti delusi e infuriati, poi tutti felici e contenti. Ma comunque sia andata, sembrava ormai acqua passata.

(canalegenoa.it)

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Sbagliato. Oggi pare si stia replicando quella strana commistione di fatti calcistici, “extra calcistici” e “intra calcistici”. Napoli e Fiorentina hanno raggiunto le semifinali di Europa League e la Juventus a breve si giocherà la finale di Champions League. Risultati che il calcio italiano a livello europeo non raggiungeva da parecchio tempo. Ma se queste sono le stelle, le stalle, purtroppo, sono parecchie.

Da Nord a Sud, con questa nuova inchiesta sul calcio scommesse, sono finiti in manette oltre 15 calciatori, 6 presidenti di società sportive, 8 dirigenti sportivi e ancora allenatori, direttori generali e 10 scommettitori italiani, maltesi, kazaki, russi, serbi e addirittura cinesi. Una bufera che ha investito e probabilmente falsato Lega Pro e Serie D. Ma non è tutto.

Forse non tutti ricordano la frase razzista del (ai tempi) candidato alla presidenza della FIGC Carlo Tavecchio, durante il suo intervento a Roma all’Assemblea straordinaria della Lega Nazionale Dilettanti su Opti Poba e i “mangia banane”: «Opti Poba è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio». Forse pochi ricordano che, ormai già presidente, Tavecchio fu condannato a una squalifica per 6 mesi dalla Uefa, ritenuto colpevole di aver violato le norme che regolano le politiche anti discriminatorie nel calcio. E forse ancor meno persone ricordano che la Procura federale italiana aveva immediatamente archiviato il caso e che la giustizia sportiva italiana non aveva neanche attivato un processo disciplinare. Quella frase razzista, pronunciata in piena campagna elettorale, fece il giro d’Europa e inorridì tutto il Continente. Tutto ciò non gli impedì di raggiungere lo scranno più alto della FIGC.

Oggi tutti ricordano, ma chissà per quanto ancora, che il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Felice Belloli, durante la riunione del 5 marzo 2015 del consiglio di dipartimento della Lega Nazionale Dilettanti, si è espresso a proposito del calcio femminile con queste parole: «Basta! Non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche». Anche in questa occasione l’Europa si indigna. La dichiarazione viene riportata dall’Equipe a Parigi, Bild a Berlino, Marca a Madrid, da Guardian, Times e Bbc a Londra, dai quotidiani sportivi statunitensi e russi e addirittura dalla stampa indonesiana. Lui, come Tavecchio ai suoi tempi, non ha preso minimamente in considerazione l’idea delle dimissioni ma, nel suo caso, è servito a poco: è arrivata la sfiducia all’unanimità da parte del consiglio dei presidenti regionali.

Calciopoli e Tavecchio, Calcio Scommesse e Belloli, il razzismo dilagante sugli spalti e gli scontri da guerra civile. Assistiamo ad uno spettacolo di gran lunga meno divertente di una partita di calcio, dove la condizione di fuorigioco assume una valenza amaramente simbolica.

In questo caso, chi è in fuorigioco, sta decisamente troppo indietro.

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