7 Dicembre 2014

Corruzione, non solo su “Mafia Capitale”. Il 30% delle piccole imprese costretta a pagare tangenti

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Non c’è solo Mafia capitale. Non ci sono solo i grandi appalti. La corruzione è ormai dilagata anche nel tessuto delle piccole e medie imprese e si è infiltrata anche negli appalti e nelle commesse minori. E’ quanto emerge da un’indagine dell’Adnkronos: oltre la metà (il 53%) delle pmi interpellate tramite diverse associazioni d’impresa, oltre mille distribuite su tutto il territorio nazionale, ha rifiutato almeno una richiesta di denaro per concludere un affare nel corso dell’ultimo anno; una su tre (34%) ammette di aver pagato una tangente, sotto una qualsiasi forma.

(marketmovers.it)

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La corruzione “protagonista” anche nelle piccole medie e imprese italiane. I dati sono in crescita rispetto alla stessa rilevazione effettuata all’inizio di dicembre 2013: le imprese che avevano ricevuto una richiesta di tangente erano il 47%; quelle che effettivamente avevano pagato il 27%. Un incremento che sembra legato alla fase di iniziale risveglio dell’attività, soprattutto quella edilizia, dopo la lunga crisi. L’equazione sembra essere chiara: più appalti, più tangenti.

Scarsa fiducia da parte degli imprenditori nello stabilire la legalità. Nonostante le inchieste e il clamore dei casi di corruzione più gravi che emergono, serpeggia tra i piccoli imprenditori una scarsa fiducia nella possibilità di ristabilire la legalità. Un dato particolarmente significativo è infatti quello che riguarda le mancate denunce: delle imprese che hanno ricevuto richieste di denaro, solo il 12% si è rivolta alle forze dell’ordine. Chiara, dunque, la rassegnazione degli imprenditori di fronte a quello che viene percepito come un ‘sistema consolidato’: il 75% delle imprese interpellate pensano che le proprie possibilità di chiudere affari sia influenzata da tangenti pagate da altri.

Non si tratta solo delle tradizionali “bustarelle”. L’amministrazione pubblica che deve concedere permessi o semplicemente aggiudicare una gara può essere ‘comprata’ anche con favori personali: posti di lavoro per figli e nipoti, agevolazioni, ristrutturazioni gratuite di appartamenti privati. Le piccole imprese sono costrette dal ‘sistema’ a mettere in conto un’attività parallela a quella ufficiale, indispensabile per ottenere il timbro giusto o anche, semplicemente, per accedere a una commessa. In sostanza, la necessità di oliare i meccanismi che possono assicurare un contratto viene considerata come una voce di costo impossibile da comprimere nel bilancio aziendale. E le prospettive per il futuro sembrano pessime. Il 43% delle pmi che non esclude di dover ricorrere a una tangente nel prossimo futuro dichiara infatti che pur di incrementare il volume degli affari è disponibile a pagare un prezzo. (ADNKRONOS)

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