4 Giugno 2014

Campania, in tempo di crisi il successo del Gruppo Getra. Zigon: “Restiamo in Italia, ma meno burocrazia e più competitività”

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Le radici in Italia non le taglia. Le lascia in Campania. Almeno per ora. Ma Marco Zigon, patron del Gruppo Getra di Caserta che si è appena conquistato una commessa strategica da 5 milioni di euro dalla svedese Vattenfall, si augura che siano eliminati “tutti quegli intralci” che il sistema Paese mette continuamente sulla strada dello “sviluppo competitivo delle imprese”.

(denaro.it)

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La sua storia di imprenditore racconta un successo un po’ atipico per essere nato al Sud, in Campania, in un territorio ormai ostico per un imprenditore. Un successo che soprattutto è stato “mantenuto in piena crisi economica” e comunque “farcela è possibile” afferma Zigon, che ha aperto le porte della sua impresa all’Adnkronos. “Certo – dice il patron di Getra – ci attende un gran lavoro” e soprattutto “auspico un salto culturale che mi convinca a continuare ad investire qui” perché “è dura essere competitivi e rimanere in Campania”, ma “le istituzioni, la politica, il Governo devono fermare il degrado del territorio.”

“Registriamo, ad esempio, un deficit nei trasporti e, per i nostri carichi eccezionali, dobbiamo usare il porto di Salerno perché quello di Napoli – avverte – è sempre meno servito”. Il porto partenopeo, osserva, “è una drammatica opportunità che si sta perdendo per Napoli”, anche in termini di “fondi europei non utilizzati, di inefficienza crescente per mancanza di governance, di ristrutturazioni e progetti mancati”. Tra i tanti problemi infrastrutturali, Zigon si scontra anche con il digital divide del territorio. “C’è un serio gap nelle tlc, non ho il collegamento per fare teleconferenze e nello stabilimento di Marcianise, rilevo grossi deficit energetici. Eppure si trova in un’area ad alta densità industriale”.

“Ma noi andiamo avanti” assicura, ritenendo che “su questi temi è necessaria una politica nazionale non locale”. Insomma, fare l’imprenditore in Campania è un lavoro tutto in salita. “A frenare la competitività della mia azienda – spiega ancora – è il grosso nodo della burocrazia, retaggio di un sottobosco politico, poi il vincolo ambientale-territoriale. Siamo una media azienda ben strutturata ma non riusciamo a fare crescere in maniera idonea l’indotto”. E sulla presenza della criminalità, Zigon sostiene di non sentirsi eccessivamente preoccupato perché, spiega, “colpisce maggiormente i piccoli, strozzando lo sviluppo dell’indotto”. Anche “l’immagine negativa del territorio pesa” osserva Zigon e, quindi, “i manager quotati non vengono volentieri, noi abbiamo appeal ma troviamo difficoltà a reperire capitale umano sui mercati globali”. Un grosso freno arriva, commenta, “non solo dalla classe politica ma anche da quella dirigente e imprenditoriale che non è attenta”. Colpa di “troppo individualismo che al Sud” si percepisce con forza e “quello che manca -rileva – è la volontà di condividere una visione d’insieme. Si guarda solo al business”.

Eppure la sua azienda tiene duro. L’impresa parla di 65 anni di successo di un tassello del manifatturiero italiano al Sud. Solo un tassello ma che ormai è diventato un riferimento per colossi come Enel, Edison, Terna, Ansaldo in Italia, ma anche Alcatel e Edf in Francia, Endesa in Spagna, Dewa e Adwa negli Emirati Arabi Uniti, Aes Sonel in Camerun, Swcc in Arabia Saudita. “Rappresento la terza generazione, mio nonno, italo-austriaco, è venuto in quest’area prima della seconda Guerra Mondiale. Molto presto si è messo in proprio e l’attività è partita nel 1949 e nell’Italia del ‘miracolo economico’ l’azienda si è sviluppata, è cresciuta professionalmente e tecnologicamente”. Molti i passi compiuti da quegli anni ad oggi. Il Gruppo è ormai una multinazionale smart dell’efficienza energetica nel sistema di trasporto, trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica.

“Sono convinto che il nostro maggiore interesse sia far crescere il territorio. Per questo noi abbiamo internazionalizzato, non delocalizzato” ribadisce l’imprenditore. Il gruppo ha tre branch all’estero, conta il 70% di export e presidia i mercati emergenti di Africa, Medio oriente, Golfo Persico, Cina. Getra poggia su cinque società, ha oltre 300 dipendenti più un indotto di pari entità, tre branch e 70% e conta un fatturato che nel 2012 è arrivato a 93 milioni di euro. Nei due stabilimenti, uno a Marcianise e l’altro a Pignataro Maggiore, entrambi nel distretto industriale di Caserta, a pochi chilometri dalla Reggia appartenuta ai Borbone che la sciatteria culturale sta sgretolando, il Gruppo progetta e realizza trasformatori elettrici di grande e media potenza. Sono dei giganti delle dimensioni di un palazzo e regolano il flusso delle reti elettriche, una tecnologia che, agendo sul flusso di potenza, consente un uso efficiente dell’elettricità.

Ora è arrivata la commessa strategica con la Svezia e il Gruppo Getra, per conto della società elettrica Vattenfall, la quarta maggiore fornitrice di energia elettrica in Europa, dovrà progettare, produrre, installare e mettere in esercizio un Pst (Phase shifting transformer) per il nodo di interconnessione di Loviseholm, contribuendo al collegamento della rete elettrica norvegese con quella svedese. “Una commessa strategica” ammette Zigon.

Ma le tecnologie del Gruppo sono attive anche a supporto della salute delle persone. Due trasformatori firmati Getra ‘galvanizzano’ il ‘raggio’ che ‘brucia’ le cellule tumorali del sincrotrone del Cnao, il centro nazionale di adroterapia oncologica di Pavia. “Una delle chiavi del nostro successo è la ricerca, investiamo il 2-4% del fatturato” è la vision dell’ingegnere napoletano con sangue austriaco, convinto che a spingere la sua impresa sia anche “il motore della ricerca e dell’innovazione tecnologica”. In Ricerca e Sviluppo negli ultimi anni “abbiamo investito 30 milioni di euro, ora – annuncia – stiamo partendo con un progetto di ampliamento degli stabilimenti di Marcianise e Pignataro su cui investiamo 25 milioni di euro per ricerca e nuove tecnologie. I primi 15 milioni li eroghiamo entro il 2015, i successivi 10 milioni entro il 2016”.

E non solo. Con la Matchin Energies Foundation, la fondazione istituita dal Gruppo, l’impresa siede al tavolo del progetto ‘Smarta A Napoli’ con il Comune e il Cnr e si è impegnata a realizzare un progetto di fattibilità per l’edilizia ecosostenibile, l’illuminazione intelligente, il wi-fi libero. E ora è pronta a partire anche con il progetto ‘Smart Power System’ per Distretti ad alta tecnologia per la crescita del territorio. Non basta. Ci sono anche accordi anche l’Enea, con la Facoltà di ingegneria di Napoli e con l’istituto Ipe dove Zigon sponsorizza un master sul Controllo di gestione. “Finanziamo anche borse di studio per giovani, crediamo nella ricerca e, anche se non ci sono fondi pubblici, investiamo in progetti finalizzati all’innovazione della nostra impresa” assicura. Insomma Zigon in Campania ci resta. Ottimista? “Piuttosto direi ‘non pessimista’. In ogni caso non ho una ‘bandiera bianca’ nel cassetto. Non penso di volermi arrendere”.

(adnkronos.it)

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