Porto Ceresio | 29 Settembre 2020

Terremoto a Porto Ceresio, si dimettono sette consiglieri comunali

Dopo la crisi degli scorsi mesi in maggioranza, ora la palla passa alla Prefettura per il commissariamento. Il sindaco Santi prende atto delle dimissioni

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Dopo la crisi politico-amministrativa degli scorsi mesi è di oggi la comunicazione protocollata in Comune a Porto Ceresio nella quale sette consiglieri di minoranza Fiorella Basile, Pier Giorgio Capelli, Domenico Vincenzo Carcillo, Raimonda Monia Casale, Riccardo Giovati, Marco Prestifilippo e Claudio Renon, hanno dato le loro dimissioni.

Un terremoto politico quindi, quello che colpisce il paese sul Ceresio e che ora vede la sindaco Jenny Santi sfiduciata totalmente dalla propria assemblea cittadina, eletta il 6 giugno del 2016, giorno in cui era stata il suo gruppo aveva vinto alle urne. Le elezioni amministrative si sarebbero dovute tenere, in ogni caso, nella prossima primavera (2021), ma questa decisione da parte dei consiglieri, con tutta probabilità, porrà fine al mandato della prima cittadina anticipatamente.

Negli ultimi mesi, infatti, la situazione si è radicalmente trasformata e ad annunciare l’azione politica dell’opposizione sono, appunto, questi sette consiglieri di minoranza attraverso un lungo comunicato stampa. “I sottoscritti consiglieri comunali sono consapevoli dell’importanza delle proprie dimissioni e ad esse sono giunti dopo aver tentato in vari modi, ma inutilmente, di consigliare il sindaco e di correggere gli errori da lei commessi. Oggi, però, con il deteriorarsi dei rapporti e il venir meno della necessaria fiducia nei confronti del sindaco all’interno della stessa maggioranza, ritengono che sia più utile ai cittadini la decadenza del sindaco e dello stesso consiglio comunale“.

“Già nel consiglio comunale del 28 luglio la crisi si era evidenziata nei numeri proprio su due punti fondamentali – continuano -, l’assestamento di bilancio e il piano delle opere pubbliche, che raccoglievano il voto favorevole solo di 5 e 4 consiglieri su 12, mentre l’ennesima su proposta al punto 12 di un mega progetto inutile e dispendioso veniva bocciata con il voto di 8 consiglieri contrari su 12. Ne risultava un sindaco ormai privo della maggioranza degli eletti necessaria per governare“.

La crisi della maggioranza e in definitiva del sindaco del resto era scoppiata già a seguito del consiglio comunale del 24 giugno – proseguono ancora -. Nei giorni successivi uscivano dalla maggioranza 3 membri, 2 suoi ex vicesindaci ed un consigliere, con motivazioni che evidenziavano il disagio della maggioranza e la difficoltà di esprimere il proprio contributo dentro di essa, in scelte condivise”.

“Alle sopra citate uscite dalla maggioranza e alle critiche espresse dai consiglieri uscenti, il sindaco, reagiva esprimendo comunque la volontà di archiviare la crisi e andare avanti anche senza i due assessori, non prendendo minimamente in considerazione i propri errori ed in definitiva il proprio fallimento e la propria incapacità a tenere unita la maggioranza con la quale era stata eletta”, dichiarano ulteriormente.

Detonatore della crisi era stata la cattiva gestione da parte del sindaco della questione relativa al marciapiede comunale di Via Mazzini/Matteotti, questione, ancora irrisolta, sulla quale il sindaco si era dimostrata incapace di svolgere il proprio ruolo e di agire a difesa di un bene pubblico e della sicurezza dei pedoni, compromettendo anzi per mancanza di prontezza e determinazione la propria stessa autorevolezza, oltre che quella delle forze dell’ordine coinvolte”, spiegano i consiglieri di opposizione.

“Ma l’insensibilità del sindaco alle critiche ed ai consigli della maggioranza e della minoranza è strutturale e se ella non ha più i numeri per governare è perché non è stata capace di cogliere il disagio crescente, oltre che dei cittadini, dei consiglieri troppo spesso inascoltati nella determinazione delle scelte. Bisognerebbe risalire nel tempo a tutte le occasioni in cui il sindaco ha proceduto per conto proprio senza tener conto della volontà dei suoi consiglieri, né degli elettori, ma la più significativa, un vero spartiacque, è stata quando a solo un anno e mezzo dall’entrata in carica il sindaco Santi si è candidata alle regionali, per assecondare una ambizione personale, a costo di nuove elezioni e del commissariamento”.

“Ora, se le ragioni che inducono minoranza e parte della maggioranza a firmare la stessa lettera di dimissioni possono essere, come è giusto, in parte diverse in parte corrispondenti, come esse potranno autonomamente spiegare, è anche vero che in diverse occasioni è stato necessario bocciare insieme alcune scelte del sindaco. Ma se in passato era possibile correggere il sindaco dall’interno ora non è più possibile per il venir meno di ogni forma di fiducia e di collaborazione, né è utile per il paese che il sindaco continui a procedere per conto proprio, non rappresentando più la maggioranza degli eletti, né dei cittadini: anzi ulteriori errori e fughe in avanti potrebbero essere dannosi per i cittadini“, concludono Basile, Capelli, Carcillo, Casale, Giovati, Prestifilippo e Renon.

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