10 Giugno 2017

Gran Bretagna: arriva l’ok dai nord-irlandesi, al via il governo di minoranza guidato dalla May

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(ANSA) E’ stato raggiunto un accordo di massima fra i conservatori e gli unionisti nordirlandesi del Dup, in vista di un governo di minoranza guidato da Theresa May. Lo ha confermato un portavoce di Downing Street, citato dai media britannici.

(Foto © Facebook @TheresaMayOfficial)

Gran Bretagna: arriva l’ok dai nord-irlandesi, al via il governo di minoranza guidato dalla May. Il Dup, il partito della destra unionista nordirlandese, ha detto sì a un “accordo di principio” con il Partito Conservatore britannico per garantire “la fiducia” a un nuovo governo guidato da Theresa May. Lo ha annunciato il capogruppo Tory, Gavin Williamson, al termine di una giornata di negoziati a Belfast. I dettagli saranno definiti in una prima riunione di governo lunedì, ha precisato Downing Street. I 10 deputati del Duo sono decisivi, dopo che i Tories hanno perso la maggioranza assoluta alle elezioni di giovedì.

Sola, assediata e “senza amici”. Così un ex portavoce descrive oggi Theresa May, impegnata a dar vita a un precario governo di minoranza – dopo l’effetto boomerang del voto anticipato britannico – la cui compagine sta provando faticosamente a completare. Fra veti e ultimatum che salgono dalle file del suo stesso Partito Conservatore e che l’hanno già costretta a sacrificare i due consiglieri più fidati e influenti, più temuti e odiati: Nick Timohty e Fiona Hill. “Un governo né forte, né stabile”, sentenzia Faisal Islam, political editor di SkyNews, facendo il verso all’ex aspirante ‘lady di ferro’. Un governo aggrappato al determinante appoggio esterno dei 10 deputati dell’ultradestra unionista nordirlandese del Dup. E atteso a pie’ fermo dagli interlocutori europei per l’avvio dei negoziati sulla Brexit, fra poco più di una settimana. Il timing non cambia, ha avvertito Angela Merkel dal Messico. Proprio la distanza ravvicinata da un appuntamento tanto cruciale rappresenta del resto la maggiore garanzia di sopravvivenza al potere per May. Forse l’unica, prima di un addio a Downing Street che nelle parole di Faisal Islam e di molti altri commentatori, “é ormai solo questione di tempo”.

In primis si tratta di mettere insieme una squadra. Ieri May ha confermato in blocco i 5 ministri che contano (Boris Johnson agli Esteri, Philip Hammond al Tesoro, Amber Rudd all’Interno, Michael Fallon alla Difesa e David Davis alla Brexit). Il segno di limitatissimo margine di manovra. Per gli altri dicasteri è previsto un rimpasto parziale, da fare con il contagocce per tenere a bada le varie componenti interne e i malumori postelettorali. Ma, a dispetto delle attese, la partita non potrà risolta in serata: almeno stando al Guardian. Resta inoltre da chiudere la trattativa con il Dup della chiacchierata leader Arlene Foster, che oggi ha iniziato a porre le sue condizioni: a partire dal dossier Brexit, fondamentale per una terra come l’Irlanda del Nord, in preda al vuoto di potere a Belfast e a rischio di nuove tensioni se mai fosse messo in discussione il confine aperto con Dublino. May ha dovuto poi sostituire il tandem di fedelissimi capi di gabinetto Hill e Timothy, costretti alle dimissioni per farle scudo dopo essere stati presi di mira da una nomenklatura Tory decisa a metterla ‘sotto tutela’. E la scelta del rimpiazzo lo conferma: arriva Gavin Barwell, ex sottosegretario e uomo d’apparato, uno dei deputati uscenti non rieletti per ‘colpa’ del voto anticipato.

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