14 Aprile 2017

I bambini non hanno “colore”: di fronte ai piccoli nessun istinto razziale

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Il razzismo risparmia i bambini. Davanti ai piccoli, indipendentemente dal loro ‘colore’, il cervello non resiste. Rifiuta l’effetto Other-race e si arrende al baby-schema: occhioni, nasino, boccuccia e guance ‘da mordere’ non possono che ispirare tenerezza e protezione. Lo dimostra uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’università di Milano-Bicocca, pubblicato su ‘Neuropsychologia’. Donne le autrici del lavoro: Alice Mado Proverbio e Valeria De Gabriele, del Dipartimento di Psicologia dell’ateneo meneghino.

I bambini non hanno "colore": di fronte ai piccoli nessun istinto razziale. Cervello si scopre paterno

(adnkronos.com)

I bambini non hanno “colore”: di fronte ai piccoli nessun istinto razziale. Fino ad oggi – spiegano gli scienziati – l’effetto Ore (Other-race effect), secondo cui percepiamo con maggiore rapidità e facilità i volti del nostro gruppo etnico per motivi di familiarità, era considerato valido a prescindere dall’età di chi guardiamo. Il team della Bicocca sostiene invece che questo fenomeno non si verifica quando ci si trova di fronte al volto di bambini fra i 6 mesi e i 3 anni. Nei confronti dei cosiddetti infants il cervello si scopre ‘paterno’ e la nostra risposta emotiva è sempre la stessa: positiva. Merito di quelle che gli scienziati chiamano “caratteristiche pedomorfiche” dei piccoli: testa grande rispetto al corpo, occhioni, naso e bocca piccoli, guance paffute. Il baby-schema, appunto. Per la ricerca, 17 studenti universitari di etnia caucasica (europea) dovevano decidere se un bersaglio lateralizzato (un piccolo albero) era in posizione verticale o invertita, mentre veniva registrata la loro attività bioelettrica cerebrale. Gli obiettivi erano preceduti da 400 volti di bambino o adulto caucasici o non-caucasici (per esempio asiatici o africani), visualizzati per 500 millisecondi nella stessa posizione o in un’altra, agendo così da spunti spaziali. E’ risultato che tutti i partecipanti erano significativamente più veloci nel decidere circa l’orientamento corretto quando il bersaglio era preceduto da un volto infantile, a prescindere dall’etnia. “Questo dimostra come l’attenzione visiva fosse letteralmente catturata dal cosidetto baby schema, indipendentemente dall’etnia del bambino”, precisano gli studiosi.

I bambini stimolano la positività. I dati di ricostruzione del generatore bioelettrico all’interno del cervello – proseguono dalla Bicocca – hanno mostrato come l’immagine dei bambini piccoli stimolasse specificamente la regione orbito-frontale dove studi precedenti hanno localizzato il ‘circuito del piacere’, sorgente di stimoli positivi come l’amore materno o parentale, ricca di recettori per l’ossitocina, neuro-ormone alla base dei processi di attaccamento affettivo. Anche dall’analisi dei potenziali evocati emerge che il pregiudizio nasce di fronte a un viso adulto, mai davanti a quello di un bimbo. I risultati della ricerca, commenta Mado Proverbio, “dimostrano come il cervello umano sia programmato per prendersi cura dei piccoli di qualunque etnia. Questa informazione ‘razziale’ viene ignorata totalmente dal cervello se si tratta di bambini, mentre agisce sulla regolazione del comportamento (pregiudizio) se si tratta di adulti”. “Il piacere e la tenerezza che proviamo spontaneamente alla vista dei bambini piccoli, generalizzata ai cuccioli di altre specie – aggiunge la scienziata – è frutto di un meccanismo cerebrale innato per assicurare protezione e sopravvivenza ai piccoli non-consanguinei, e anzi di qualunque gruppo etnico umano”. (ADNKRONOS)

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