18 Febbraio 2017

Migliorano le cure e diminuiscono i danni neurologici: la vittoria dei prematuri

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Merito di una serie di cambiamenti apportati alle terapie, sono sempre più i bambini nati prematuri che sopravvivono senza riportare problemi neurologici. A rivelarlo uno studio condotto dalla Duke University e pubblicato sul New England Journal of Medicine.

Migliorano le cure e diminuiscono i danni neurologici: la vittoria dei piccolissimi

(Foto © nostrofiglio.it)

Migliorano le cure e diminuiscono i danni neurologici: la vittoria dei prematuri. Sempre più bambini nati prematuri sopravvivono, e senza problemi neurologici, per merito delle migliori cure. Nell’arco di 11 anni infatti la sopravvivenza dei piccoli nati tra la 22/ma e 24/ma settimana è aumentata del 6%, e del 4% la percentuale di quelli che non hanno riportato problemi neurologici. E’ quanto emerge dai dati di uno studio condotto dalla Duke University su 4274 bambini, pubblicato sul New England Journal of Medicine. Se tra il 2000 e 2003 sopravviveva circa il 30% dei bambini nati tra 22 e 24 settimane, tra il 2008 e 2011 sono arrivati al 36%, e quelli senza problemi neurologici sono passati dal 16% al 20%. I migliori risultati sono stati osservati per quelli nati tra la 23/ma e 24/ma settimana, mentre alla 22/ma settimana la sopravvivenza è rimasta del 4%.

Alla base del miglioramento i diversi cambi apportati alle terapie. Il merito è di un insieme di cambiamenti apportati alle terapie e alla cultura delle unità di cure intensive neonatali. “Ci siamo concentrati sul prevenire le infezioni – spiega Michael Cotten, uno dei coordinatori dello studio – e ora viene incoraggiato molto di più e supportato l’uso del latte materno rispetto a 15 anni fa”. C’è stato inoltre un calo dei tassi di infezioni nelle unità di cura intensiva neonatali negli ultimi 20 anni, e si pensa anche che il maggior uso di steroidi nelle madri a rischio di parto prematuro abbia aiutato i piccoli a svilupparsi nell’utero, e a migliorare i tassi di sopravvivenza con meno segni di ritardo nello sviluppo. “Sono risultati incoraggianti – commenta Noelle Younge, coordinatrice dello studio – Ma dobbiamo osservare i numeri complessivi, e c’è ancora una larga fetta di prematuri che non riesce a sopravvivere. Solo 1 su 3 ce la fa. E quelli che sopravvivono senza danni significativi all’età di 2 anni sono ancora a rischio per altri problemi di salute”. (ANSA)

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