16 Febbraio 2017

Frode ai danni dell’Ospedale di Cuasso: tre rinviati a giudizio, profitti indebiti per 800mila euro

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L’indagine della Guardia di Finanza di Varese nel settore degli appalti pubblici, riguardo il contratto di appalto CONSIP tra una società milanese e l’ospedale di Cuasso al Monte, per la fornitura di energia ed alla riqualificazione tecnologica dell’impianto termico. Tre soggetti denunciati e rinviati a giudizio, accertati indebiti profitti per circa 800mila euro.

Frode ai danni dell'Ospedale di Cuasso: tre rinviati a giudizio, profitti indebiti per 800mila euro

Frode ai danni dell’Ospedale di Cuasso: tre rinviati a giudizio, profitti indebiti per 800mila euro. Il controllo degli appalti pubblici costituisce uno dei comparti essenziali per il rilancio dell’economia. In quest’ottica, si inquadra l’operazione appena ultimata dai militari della Compagnia Guardia di Finanza di Gaggiolo, i quali, su delega della Procura della Repubblica di Varese, hanno effettuato un’indagine finalizzata a verificare il regolare adempimento del contratto di appalto CONSIP destinato alla fornitura di energia ed alla riqualificazione tecnologica dell’impianto termico a servizio degli edifici facenti parte dell’ospedale di Cuasso al Monte, affidato ad una società della provincia di Milano, per un importo complessivo di circa 5 milioni di euro.

Le indagini della Guardia di Finanza di Gaggiolo. L’indagine, a presidio del corretto impiego delle risorse pubbliche, scaturisce da talune segnalazioni circa anomalie nella gestione della fornitura del calore nei locali della struttura ospedaliera. I finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Gaggiolo, al fine di verificare il corretto assolvimento degli obblighi contrattuali da parte della società milanese, hanno dapprima acquisito la documentazione presso l’Azienda Ospedaliera del Circolo “Fondazione Macchi” di Varese, inerente la convenzione CONSIP stipulata tra la Fondazione e la società appaltatrice, avente come oggetto un contratto di fornitura di energia di durata quinquennale (dal 01/11/2009 al 31/10/2014), e, successivamente, hanno provveduto ad esaminare nel dettaglio quanto riportato nella medesima convenzione.

Cosa prevedeva la convenzione? La convenzione prevedeva infatti l’obbligo, per la società appaltatrice, di fornire all’Ospedale di Cuasso al Monte il calore e l’acqua calda sanitaria, tramite l’utilizzo degli impianti già esistenti al corrispettivo di circa 4 milioni di euro. Con una nota integrativa alla Convezione, veniva previsto in capo alla società appaltatrice, di riqualificare l’impianto termico ospedaliero, con annessa sostituzione delle caldaie funzionanti ad olio combustibile, con quelle a gasolio da riscaldamento, il tutto a fronte di un corrispettivo aggiuntivo di circa 100mila euro annui, per 5 anni. L’analisi della documentazione acquisita e gli accertamenti esperiti hanno permesso ai militari di constatare la mancata sostituzione delle caldaie e l’assenza di un’idonea e qualificata manutenzione dell’impianto termico dell’ospedale, che avrebbe dovuto eseguire la società appaltatrice, sotto la vigilanza del dirigente responsabile della Fondazione Macchi.

800mila euro di indebito profitto da parte della società appaltante. Le indagini hanno consentito di quantificare l’indebito profitto conseguito dalla società appaltatrice, derivante sia dal mancato adeguamento dell’impianto, sia dall’utilizzo di un combustibile meno oneroso quantificato in circa 800mila euro. L’indebito vantaggio ottenuto dalla società, determinava conseguentemente un danno all’Azienda Ospedaliera, la quale aveva aderito alla convenzione, proprio nella prospettiva di ritrovarsi, dopo il quinquennio di contratto, con una centrale termica rimodernata e più efficace.

Denunciati e rinviati a giudizio tre soggetti. Al termine dell’attività d’indagine, grazie agli elementi probatori raccolti, la Guardia di Finanza Compagnia di Gaggiolo segnalava all’A.G. competente tre soggetti per la violazione di cui agli artt. 110, 328, 356, 479 del Codice Penale. L’impianto probatorio delineato dai militari consentiva all’Autorità Giudiziaria di Varese, al termine delle indagini, di rinviare a giudizio il legale rappresentante della società appaltatrice per il reato di cui all’art. 356 C.P. (Frode nelle pubbliche forniture), il responsabile tecnico amministrativo della stessa società, per il reato di cui all’art. 479 C.P. (Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici) ed il Dirigente di I fascia della Fondazione Macchi, incaricato della gestione dell’appalto e della relativa vigilanza, per la violazione di cui all’art. 328 C.P. (Rifiuto atti d’ufficio. Omissione).

Il corretto impiego delle risorse pubbliche può generare opportunità di investimento per il tessuto imprenditoriale e, con queste, ritorni occupazionali, maggiori entrate fiscali e redistribuzione di ricchezza. L’azione operativa del Corpo, pertanto, è finalizzata a sostenere il tessuto economico legale del paese, nonché a garantire ai cittadini livelli, nei servizi pubblici, adeguati, rispetto all’ammontare delle risorse che sono messe a disposizione per il loro finanziamento.

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