13 Gennaio 2017

Dieselgate, sospetti su Renault che scende in borsa. Marchionne: “Nessuna frode”

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Il giorno dopo le accuse dell’Epa americana contro Fiat Chrysler, anche Renault finisce nel mirino delle autorità per sospetti sulla gestione delle emissioni di alcuni suoi modelli. Questa mattina infatti i media francesi hanno riportato la notizia che su richiesta della procura di Parigi tre magistrati indagheranno su eventuali dispositivi utilizzati dal produttore francese per controllare le emissioni delle sue vetture alimentate a gasolio.

Dieselgate, sospetti su Renault che scende in borsa. Marchionne: "Nessuna frode"

(crisalidepress.it)

Dieselgate, sospetti su Renault che scende in borsa. Marchionne: “Nessuna frode”. Il sospetto sulla casa produttrice francese è di avere mentito “sulle caratteristiche sostanziali” e i controlli effettuati avrebbero mostrato che tali interventi “hanno reso i prodotti pericolosi per la salute delle persone e degli animali”. Immediate le ripercussioni sul titolo Renault che è giunto a perdere fino il 4% e alle 13 quotava intorno a 84 euro con un calo del 3,6% rispetto all’apertura. In realtà, per il costruttore francese è un ‘ritorno’ sotto i riflettori visto che esattamente un anno fa, il 14 gennaio 2016, la Régie aveva annunciato di avere subìto una prima ispezione della Dgccrf, la direzione per la repressione delle frodi che dipende dal ministero dell’Economia francese, per accertare l’eventuale manomissione dei dati sulle emissioni. All’epoca Renault aveva annunciato di voler “cooperare pienamente con i lavori della Commissione tecnica indipendente, che ha come obiettivo di verificare che i costruttori francesi non hanno equipaggiato i propri veicoli con software” per il controllo delle emissioni.

Renault: “Rispettiamo la legislazione francese ed europea”. Nel novembre scorso poi la Dgccrf aveva poi deciso di sottoporre alla procura di Nanterre i risultati delle sue indagini sui motori diesel Renault. Lo sviluppo odierno sembra suggerire che gli elementi emersi avrebbero un fondamento tale da motivare un supplemento di indagine. Renault “prende atto” delle nuove indagini chieste dalla procura di Parigi su alcuni motori diesel, anche se – precisa in una nota – le sue vetture “non sono dotate di software per ingannare i dispositivi di controllo delle emissioni”. Nella sua risposta ufficiale, il gruppo automobilistico francese – che sottolinea di “non avere ancora potuto avere una conferma ufficiale” del nuovo procedimento giudiziario – ribadisce di “rispettare la legislazione francese e quella europea” e che “tutti i veicoli Renault sono stati omologati a norma di legge e di regolamento e rispettano le normative”. Renault ricorda comunque di avere presentato nel marzo 2016 al comitato tecnico indipendente un piano globale per ridurre le emissioni di ossido di azoto dei propri veicoli diesel Euro 6b, piano che “è stato ritenuto trasparente, credibile e soddisfacente”.

Marchionne ribadisce che non è stata fatta alcuna violazione. Non abbiamo commesso alcuna frode. Il nostro caso non è in nulla assimilabile a quello di Volkswagen. Non permetteremo a nessuno di discutere la moralità della nostra azienda. Da mesi discutiamo con Epa e con le autorità che ci hanno chiesto molto materiale sul funzionamento dei nostri motori. Le nostre emissioni sono riportate chiaramente, tutto è alla luce del sole”. L’ad di Fca, Sergio Marchionne, in un’intervista a Repubblica, ribadisce che il gruppo non ha violato nessuna regola e assicura che non ci sarà nessun impatto sugli obiettivi del piano industriale. “Volkswagen ha montato un dispositivo che era in grado di distinguere quando l’auto si trovava al test e quando si trovava su strada. Il nostro software si comporta sempre allo stesso modo. Chi ci paragona al gruppo tedesco ha fumato qualcosa di illegale”, sottolinea. (ADNKRONOS)

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