31 Ottobre 2016

Italia, Pil fino a +9% se impiegasse meglio i giovani

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L’Italia è uno dei Paesi che potrebbe beneficiare di più della riduzione del numero di giovani tra i 20-24 anni non iscritti a scuola, non occupati e non in formazione professionale (NEET). Se in Paesi come Regno Unito, USA e Francia deriverebbe uno slancio economico pari al 2-3% del PIL in Italia, Turchia, Spagna e Grecia la spinta addizionale sarebbe addirittura del 7-9%.

Italia, migliore impiego dei giovani per aumentare il Pil fino al 9%

(finanziamentiecontributi.it)

E’ quanto emerge dall’ultima edizione dello studio Young Workers Index elaborato dalla multinazionale della consulenza aziendale PwC, che dal 2006 analizza il livello di occupazione, scolarizzazione e formazione professionale dei giovani di 15-24 anni nei paesi OCSE, ed il collegato potenziale economico. Secondo lo studio i tre paesi al vertice – Svizzera, Germania ad Austria – hanno saputo mantenere bassi livelli di disoccupazione giovanile dopo la recessione globale, un risultato dei sistemi educativi che promuovono formazione professionale ed apprendistato, ed hanno consentito di minimizzare la componente di giovani rimasta esclusa dal mercato del lavoro. I migliori progressi nel periodo 2006-2015 sono compiuti da Israele, Lussemburgo e Germania, mentre i paesi del Sud Europa come Italia, Spagna e Grecia cercano faticosamente di recuperare dopo l’avvio della crisi finanziaria.

Sistema educativo, ingresso dei giovani nel lavoro e inclusione sociale. “Nel nostro studio – ha commentato in una nota Francesco Ferrara, Partner di PwC – abbiamo identificato tre leve chiave che caratterizzano il mercato del lavoro nei paesi con le migliori performance. Innanzitutto, un sistema educativo duale come quello tedesco, che combina educazione scolastica e formazione professionale così da offrire molteplici opzioni per i giovani nella loro transizione al mondo del lavoro. Secondariamente anche un differente approccio da parte delle aziende rispetto all’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, con iniziative come brevi esperienze professionali, mentoring e consulenza mirata a supporto dell’engagement dei giovani e della loro preparazione. Infine, anche l’attenzione all’inclusione sociale attraverso forme di recruiting innovative è importante per mitigare le barriere che più ostacolano l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani provenienti dai contesti socio-economici meno avvantaggiati”. (ASKANEWS)

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