22 Settembre 2016

Avete mai sentito parlare delle “Antiprincipesse”? Ecco chi sono e perché le loro fiabe sono “diverse”

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E se, invece di desiderare di essere una principessa e di sposare un principe azzurro, una bimba aspirasse a diventare una grande artista, una scienziata, un’atleta o un’astronauta? Per spalancare le porte alle mille sfaccettature della vita a cui una bambina può aspirare, Nadia Fink, ha pensato a delle fiabe moderne e alternative, che raccontino le storie di vere donne che sono riuscite a realizzare qualcosa di importante nella loro vita.

Avete mai sentito parlare delle "Antiprincipesse"? Ecco chi sono e perché le loro fiabe sono "diverse"

Ribelli che non necessitano di un principe che le salvi, antiprincipesse appunto. Un progetto originale ed innovativo, una vera rivoluzione nel mondo della letteratura per bambini. La collana “Antiprincipesse”, nasce in Argentina, da una geniale intuizione della scrittrice Nadia Fink e dalla collaborazione con le case editrici Chirimbote e Sudestata, e sbarca in Italia, in anteprima europea, grazie al sostegno di un piccolo ma coraggioso editore romano: Rapsodia edizioni. Le Antiprincipesse sono per lo più personaggi storici illustri o comunque donne che non hanno esitato a “sporcarsi le mani” per raggiungere i propri obiettivi. Donne che non si sono lasciate limitare da tradizioni, stereotipi e convenzioni, correndo fino al raggiungimento di obiettivi considerati impensabili. Le Antiprincipesse non trascorrono le loro esistenze richiuse in qualche torre dorata situata chissà dove, in attesa del valoroso principe che le salverà dal drago che le tiene prigioniere. Sono donne che sperimentano, vivono, creano, combattono, scelgono. Sono donne, per dirlo con le parole della scrittrice che “corrono con i lupi”.

Qual’è la differenza tra una principessa e le antiprincipesse? L’abisso che separa le due figure è immenso, si potrebbe partire però nel descriverlo dall’utilizzo del singolare per la prima e del plurale per le seconde. La principessa ripiega su un progetto essenzialmente individuale, punta al proprio compiacimento che passa però attraverso quello del principe azzurro da conquistare, che la vuole bella, indifesa, “da salvare”. Una donna che fondamentalmente aspira a soddisfare le aspettative di una società patriarcale. Le antiprincipesse all’opposto si presentano come donne capaci di vivere oltre loro stesse, slanciandosi verso l’esterno. Hanno aspirazioni collettive, sognano e provano a cambiare il mondo insieme agli altri, vivono da protagoniste, hanno il coraggio di ribellarsi ai ruoli imposti, scrivono e coltivano la propria vita con forza, autenticità e consapevolezza. Da qui la scelta non casuale di declinare al singolare la prima e al plurale le seconde. Rigorosamente al plurale infatti la collana per bambine e bambini lanciata da Chirimbote con il nome “Collezione antiprincipesse”.

Nella scelta delle sue protagoniste Nadia Fink, non poteva dunque che ricadere su donne esistenti. Ad essere protagoniste della collana donne vere che hanno lasciato il loro segno nei campi più disparati, rivoluzionandoli e rivoluzionandosi. Storie vere, biografie diverse in grado di raccontare modi differenti di essere donna, fuori dagli stereotipi sessisti e dalla colonizzazione dell’immaginario maschile. Il tutto per offrire alle bambine dei modelli di riferimento differenti dalla principessa delle fiabe, figura solitamente passiva e incapace di autodeterminarsi.

Frida Kahlo è stata la prima antiprincipessa (o principessa Azteca, forse) a giungere in Italia. Una donna che non ebbe timore di mostrare il suo corpo, che dipinse su tela i momenti più tristi e più felici della sua vita, che nonostante i dolori fisici cercò sempre l’arte, l’allegria e lottò per il bene del mondo, non solo per lei stessa, ma anche per tanti altri. A seguirla Violeta Parra, cantautrice cilena, antiprincipessa nomade che toccò nei suoi viaggi gli angoli più sperduti del proprio paese, parlando con anziani, raccogliendo e tramandando le canzoni popolari che nessuno conosceva. In arrivo anche altre due titoli: Juana Azurduy, un’eroina della lotta di liberazione dell’America Latina, l’antiprincipessa guerriera che ha combattuto con il marito Manuel Padilla contro i monarchici; Clarice Lispector, scrittrice, poetessa, pittrice ucraina naturalizzata brasiliana, considerata antiscrittrice, perché non amava le regole e le strutture accademiche e scriveva dove e come poteva, sui tovaglioli e sui foglietti di carta, con la macchina da scrivere o a mano mentre aiutava i figli a fare i compiti. Ad essere innovativa e a colpire sin dalle prime pagine anche la progettazione editoriale, curata da Martín Azcurra, che propone su carta un modo interattivo di raccontare, con box per gli approfondimenti e finestre per spiegare alcune parole senza appesantire la narrazione.

Non solo “Antiprincipesse”, ma anche “Antieroi”. Gli stereotipi di genere, si sa, colpiscono anche gli uomini, fino a poco tempo fa imprigionati, nella letteratura per l’infanzia, in cliché monodimensionali: l’uomo è forte, è coraggioso, lavora fuori casa, è determinato e tanto altri pregi. Sono anche questi degli appiattimenti che contribuiscono a rafforzare il senso di inadeguatezza in chi vorrebbe esprimersi e realizzarsi in modo differente, o semplicemente aspira ad una società meno patriarcale e sessista. Da qui l’idea della casa editrice argentina: proporre esempi di vita reale al maschile, lontani dai poteri dei supereroi. Ecco allora che Chirimbote ha pensato anche alla collana Antieroi, con un titolo già uscito, dedicato allo scrittore Julio Cortázar, mentre è in cantiere un altro lavoro su Eduardo Galeano, giornalista, saggista e scrittore uruguaiano.

Provocatoriamente in un recente articolo pubblicato da Andersen, la rivista italiana dei libri per ragazzi, Irene Biemmi, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Firenze e curatrice della collana “Sottosopra di Giralangolo”, che da sempre si occupa di temi sessisti e dell’educazione di genere, ha affermato: “Sappiamo bene però che gli stereotipi e i pregiudizi hanno una loro utilità sociale perché, semplificando e categorizzando la realtà, consentono un enorme risparmio cognitivo”.

Ed è esattamente qui che si situa la vera scommessa di Chirimbote e Rapsodia: non puntare sul risparmio energetico, ma stimolare, incoraggiare e sostenere la produzione di nuove energie, per vivere appieno, coltivando sogni che siano sempre nuovi.

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