7 Agosto 2016

Il soccorso veloce per l’infarto compie 10 anni. Permette di salvare il 70% degli infartuati

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Il fast truck, cioè l’intervento veloce che permette a chi è sotto infarto di essere soccorso in tempi brevissimi, compie 10 anni e permette di salvare il 70% degli infartuati. Velocità, innovazione chirurgica e strumentale hanno oggi ridotto la mortalità cardiovascolare, prima causa di morte in Europa, Italia compresa, dove i decessi sono passati dai 260 mila annui degli anni ’80 agli attuali 220 mila. Merito della cardiologia interventista che con interventi di angioplastica attuati in corso di infarto del miocardio, presso i 272 laboratori di emodinamica del territorio, di cui 188 attivi 24 ore su 24, ha abbassato anche i tassi di mortalità intraospedaliera al 4% contro il 25% degli anni ’70.

Foto di repertorio (huffingtonpost.it)

Foto di repertorio (huffingtonpost.it)

Tutto sta nell’agire subito e chiamare ai primi sintomi il 118. Solo questo consente di accedere al “fast-track” dell’infarto, un percorso salva-cuore dedicato per le emergenze che consente di evitare le tappe del pronto soccorso. Lo sanno almeno 33 mila pazienti infartuati italiani. Quelli che al primo segnale di probabile infarto, riconoscibile da un dolore toracico opprimente al centro del petto, irradiato al braccio sinistro e da una sudorazione fredda, sono stati avviati dal mezzo di soccorso del 118 (il numero salva-vita da chiamare immediatamente alla comparsa di sintomatologia sospetta) direttamente in uno dei 272 laboratori di emodinamica distribuiti tra le strutture cardiologiche sul territorio, di cui 188 attivi 24 ore su 24. Ovvero laboratori in grado di praticare in urgenza, in qualsiasi momento del giorno e della notte, un intervento di angioplastica coronarica , con il posizionamento di un palloncino o di uno stent, oggi garantiti a quasi 70% di pazienti infartuati (contro solo il 35% di pazienti nel 2008). Con questo appello alla velocita’,anche da parte del paziente, interviene in occasione del primo grande esodo vacanziero, Giuseppe Musumeci, Presidente del GISE (Società Italiana di Cardiologia Interventistica), ricordando le precauzioni in vacanza: attenti al caldo e agli sforzi.

“Quello che noi chiamiamo il ‘fast-track’ – spiega il presidente Gise – è un concetto molto semplice: è un percorso salva-vita con accesso diretto ai laboratori di emodinamica, previa valutazione dei soccorritori del 118 intervenuti su chiamata al domicilio del paziente. In sostanza si innesca automaticamente chiamando il 118, evitando invece di andare al pronto soccorso da un famigliare o un amico, rischiando di perdere tempo prezioso. Questo percorso è oggi disponibile nell’80% dei laboratori di emodinamica italiani (rispetto al 42% del 2008) e negli ultimi dieci anni si è triplicato il numero di angioplastiche salvavita Italia arrivando a circa 33.000 nel 2015.

La rete emodinamica dispone sul territorio di 272 laboratori, di cui 188 attivi 24 ore su 24, in grado cioè di praticare un intervento di angioplastica in urgenza con l’apposizione di un palloncino o di uno stent, a seconda delle necessità, oggi garantito a quasi il 70% di pazienti infartuati contro solo il 35% di pazienti del 2008″. Oltre alle tecniche e a percorsi accelerati, sono molte anche le innovazioni strumentali, fra queste gli stessi stent. Ma l’efficienza e l’efficacia della cura non basta; per mantenere il cuore in salute occorre anche attenzione al post intervento, alla terapia innanzitutto. Infine occorre attenzione anche allo stile di vita: infatti tutti, perpetrando in comportamenti scorretti, possono mettere a repentaglio la salute del cuore con un rischio maggiore per i soggetti a rischio.

“Dopo un infarto – conclude il professore – è fondamentale modificare lo stile di vita: controllando il peso, la dieta e praticando regolare attività fisica”. (ANSA).

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