21 Luglio 2016

La Turchia sospenderà la Convenzione europea dei diritti umani. Nel mirino i giornalisti

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Dopo aver annunciato lo stato di emergenza per 3 mesi, “la Turchia sospenderà la Convenzione europea sui diritti umani, come ha fatto al Francia”. L’esecutivo spera di poter revocare lo stato di emergenza già dopo “40-45 giorni”. “Rivedremo la struttura organizzativa dell’intelligence e le relazioni tra potere civile e militare”, ha continuato il vicepresidente Numan Kurtulmus, citato dalla Cnn Turk, spiegando che attualmente “ci sono debolezze sia a livello individuale che organizzativo nella struttura dello Stato”.

(Antonis Pasvantis/InTime News via AP)

(Antonis Pasvantis/InTime News via AP)

La Turchia sospenderà la Convenzione europea dei diritti umani. Nel mirino i giornalisti. Il governo turco, nel primo giorno di stato di emergenza, ha annunciato la sospensione della Convenzione europea dei diritti umani, “così come ha fatto la Francia”, ha spiegato Kurtulmus. Parigi sospese la Convenzione dopo gli attentati terroristici del 13 novembre 2015. Lo stesso Kurtulmus ha aggiunto che lo stato d’emergenza in vigore da oggi potrebbe durare 20-45 giorni, quindi meno dei 3 mesi annunciati. “Vogliamo la fine dello stato d’emergenza al più presto possibile”, ha spiegato all’emittente televisiva privata NTV. “Se la situazione tornerà normale, penso che durerà un mese e mezzo al massimo. Spero che non ci sia necessità di una proroga”, ha aggiunto.

Il portavoce del governo Numan Kurtulmus ha escluso che il coprifuoco possa far parte delle misure che saranno applicate durante lo stato di emergenza. “Di sicuro il coprifuoco non è tra le misure previste” ha rassicurato Kurtulmus, prima di ribadire che “non vi saranno limitazioni a diritti e libertà” per i semplici cittadini. Il portavoce del governo ha poi sottolineato che i tre mesi rappresentano un termine indicativo, il governo infatti è convinto di poter terminare tutte le operazioni necessarie a scongiurare il rischio di un secondo golpe “in un mese e mezzo”.

Non si fermano le epurazioni, dopo la sospensione di circa 6.500 insegnanti, oggi sono finiti in manette la giornalista del magazine Al Monitor, Sibel Hurtas, e l’editorialista del quotidiano Ozgur Dusunce, Orhan Kemal Cengiz. L’arresto eseguito dalla polizia è avvenuto presso l’aeroporto Ataturk di Istanbul. Cengiz è stato tratto in arresto insieme alla moglie. I tre sono stati portati presso la questura centrale di Vatan Caddes.

Intanto il quotidiano libanese Al-Arab Post rivela un retroscena finora rimasto sconosciuto sulla notte del golpe in Turchia. Secondo il quotidiano che cita come fonte un responsabile dell’intelligence irachena, all’alba del 15 luglio la decisione di Erdogan era quella di lasciare il paese e di recarsi in Qatar e seguire da lì gli sviluppi nel suo paese. Secondo la fonte citata dal quotidiano, però, “i responsabili iraniani si sarebbero messi in contatto con Erdogan invitandolo a rimanere in Turchia e a parlare alla gente e a chiederle di scendere nelle strade per aumentare le probabilità di sconfitta del golpe”. Secondo la versione di Al-Arab Post, Erdogan dopo una consultazione con i suoi stretti collaboratori avrebbe deciso di accettare la soluzione propostagli dall’Iran e di parlare alla nazione. Secondo Al-Arab Post, l’Iran e la Turchia hanno divergenze su tante questioni ma ritengono un comune nemico i gruppi terroristici curdi. Inoltre, spiega il quotidiano libanese, gli iraniani non volevano che oltre all’Iraq ed al Pakistan, ci fosse un’altra nazione insicura al proprio confine. Proprio per questo, ricorda il quotidiano, gli iraniani hanno cercato di aiutare Erdogan. (AGI)

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