29 Marzo 2016

Regeni, la mamma: “Sul viso di Giulio il male del mondo. Chiarezza o risposta forte del Governo”

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I genitori di Giulio Regeni in conferenza stampa al Senato chiedono di chiarire le circostanze che hanno portato all’uccisione del figlio, scomparso al Cairo il 25 gennaio e ritrovato senza vita il 3 febbraio scorso. “Se il 5 aprile, giorno in cui arriveranno in Italia gli investigatori egiziani, sarà una giornata vuota, confidiamo in una risposta forte del nostro governo”. Lo ha detto Paola Regeni, la mamma di Giulio durante la conferenza stampa. “Attendiamo una risposta su Giulio” e ha rilevato di sperare “di non dovere arrivare a mostrare” l’immagine del corpo del giovane ricercatore dopo le torture subite al Cairo.

(ADNKRONOS)

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“Giulio non era andato in guerra. Era andato a fare ricerca e l’hanno torturato e ucciso”. Lo ha detto la signora Paola Regeni, madre di Giulio, nella conferenza stampa a palazzo Madama con il marito Claudio. La madre ha poi sostenuto che le autorità egiziane pensano di cavarsela dicendo che l’omicidio è stato un caso isolato: “Forse per quanto riguarda gli italiani, ma non per gli egiziani. Giulio era un cittadino italiano, un cittadino del mondo.L’ho potuto riconoscere solo vedendo la punta del naso”, ha riferito, a proposito del primo momento in cui ha potuto vedere il corpo devastato del figlio.

“Il viso di Giulio era diventato piccolo, piccolo, piccolo. Io e Claudio l’abbiamo baciato e accarezzato. Non vi dico cosa hanno fatto a quel viso. Ho pensato che tutto il male del mondo si fosse riversato su di lui”, ha detto la madre di Giulio. “Non ho pianto – ha aggiunto – eppure io piango. Ma mi sbloccherò solo quando saprò cosa è successo davvero a mio figlio”.

Paola Regeni ha proseguito con un impegno: “Continuerò a dire ‘verità per Giulio'”, come d’altronde è scritto nello striscione che è stato mostrato all’inizio della conferenza stampa da lei stessa con il marito e Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti umani del Senato. “Siamo qui per dire che continueremo a batterci per gli ideali e i valori di Giulio”, ha ammonito Claudio Regeni.

“Se il 5 aprile sarà una giornata vuota, confidiamo in una risposta forte del nostro governo. Aspettiamo la verità su Giulio”, ha detto ancora la madre di Regeni. Quanto alla possibilità di mostrare la foto in loro possesso che mostra lo stato in cui era ridotto il figlio per le torture subite, Paola Regeni ha detto: “Speriamo di non arrivare a questo nei confronti di Giulio. Ma è un’immagine che abbiamo…”.

“Nessuna delle informazioni che Giulio ci trasmetteva faceva pensare nemmeno lontanamente a un lavoro sottobanco, per i servizi segreti, a un lavoro che non fosse correlato a quello che stava facendo”, ha sottolineato il padre di Giulio, Claudio, in conferenza stampa al Senato, con l’avvocato Alessandra Ballerini, Luigi Manconi e Riccardo Noury di Amnesty international. La madre del ricercatore ucciso al Cairo, Paola ha aggiunto: “Chi ha figli all’estero sa che i genitori sviluppano una relazione fortissima con loro, a livello viscerale. Noi a livello viscerale sappiamo che nostro figlio non era nei servizi segreti”.

Il presidente della commissione Diritti umani del Senato Manconi, aprendo la conferenza stampa, ha detto: “Era necessario per Paola e Claudio Regeni rinnovare pubblicamente qui il loro dolore affinché la verità sulla sorte di Giulio non venga consegnata all’oblio”. Manconi ha ripercorso il susseguirsi delle versioni ufficiali del governo egiziano sulla fine del ricercatore italiano, ricordando i tratti di vera e propria “oscenità” delle ricostruzioni del Cairo. “Serve una determinazione maggiore di quella finora adottata – ha continuato – e porre con urgenza la questione delrichiamo in Italia del nostro ambasciatore in Egitto. Richiamo non vuol dire ritiro, vuol dire richiamo per consultazioni”. Manconi ha evocato la possibilità che la Farnesina dichiari l’Egitto “Paese non sicuro”. “Ci sono state delle imprecisioni: quello del 5 aprile – ha poi aggiunto – non sarà un incontro tra procuratori” italiani e egiziani “ma tra funzionari delle rispettive polizie”. (ADNKRONOS)

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