21 Febbraio 2016

“Luinesi all’estero”: Alice Gambato tra Emirati Arabi e Inghilterra si sta specializzando in “construction law” e insolvenze

Tempo medio di lettura: 4 minuti

“Luinesi all’estero” è una rubrica che periodicamente sta raccontando vite, esperienze e speranze di tutti quei luinesi che hanno deciso di abbandonare l’Italia per cercare un futuro migliore. Come tanti altri concittadini, infatti, sono decine e decine i luinesi che si sono trasferitI all’estero, alcuni anche in Usa o in Australia, con l’intenzione di lavorare oppure spinti dal seguire le proprie passioni. Oggi siamo da Alice Gambato, che si divide tra gli Emirati Arabi e l’Inghilterra, dove è un legale di banca e si sta specializzando in “construction law” e insolvenze.

Alice Gambato

Raccontaci di te… Quando sei andata via dall’Italia? Dove vivi?

Sono “emigrata” a Lugano, 30 Km da Luino, durante il quarto anno di università. Ora mi divido tra Emirati Arabi Uniti ed Inghilterra.

Quali motivi ti hanno portato a lasciare l’Italia?

Ero in cerca di un lavoro part-time per arrotondare durante gli studi, ed ho risposto ad un annuncio sul Corriere del Ticino. Tre mesi dopo lavoravo come legale di banca, studiavo, scrivevo la mia tesi durante la notte e usavo le ferie per dare gli esami. I miei genitori mi hanno sempre supportato (e sopportato!): il weekend tornavo quasi sempre a casa per usufruire della lavatrice e per sentire il loro affetto. Quando vai più lontano, invece, devi arrangiarti, ed imparare a non sentirti mai sola.

Di cosa ti occupi? 

Vengo dall’ambito bancario, finanziario e societario. Mi sto specializzando in construction law e insolvenze: arbitrati internazionali, contratti FIDIC, UNCITRAL ecc. I casi più comuni sono quelli relativi ad un committente che non paga, i ritardi nella certificazione o le dispute con le banche.

Hai avuto esperienze lavorative in Italia? Se sì, quali differenza hai riscontrato?

Penso che ci siano delle differenze, anche in positivo. La velocità di carriera e la maggiore equità di genere sono alcuni degli aspetti positivi del lavoro all’estero.

Come si svolge il tuo lavoro quotidianamente?

La mia quotidianità a Dubai si divide tra ufficio, visite sui cantieri, visite in fonderia e negli uffici pubblici o con ‘local’ che mi aiutano ad accelerare pratiche ancorate ingiustamente. Dieci giorni al mese sono in Inghilterra. Lì faccio formazione e lavoro in ufficio.

Come ti trovi nel paese in cui vivi? Ti sei integrata nella società? Quali difficoltà hai riscontrato?

Quando sono atterrata non conoscevo nessuno. Ho avuto la fortuna di incontrare un local molto per bene e ho frequentato un gruppo splendido di amici legati alla Chiesa. Frequentare persone sbagliate in un momento di fragilità è pericoloso. Trovare qualcuno che condivida i tuoi principi è stato rassicurante e mi ha aiutato a fare le scelte giuste. Secondo me vivere a contatto con famiglie equilibrate a livello sociale è il modo migliore per integrarsi a lungo termine e tenere i piedi per terra. Ho anche incontrato l’amore. Stare con la persona giusta mi dà una forza e una sicurezza che non pensavo nemmeno di avere.

In quali altri paesi hai vissuto? Come ti sei trovata lavorativamente parlando?

Ho vissuto in Svizzera ed in Inghilterra. La Svizzera è un Paese democratico, sicuro e tradizionalista. Mi piacerebbe che il Ticino si aprisse ad una mentalità più moderna ed evoluta. L’Inghilterra è sempre in accelerazione. È all’avanguardia e non discrimina per sesso, razza o religione. È però anche un paese molto buio, duro ed inflessibile. Secondo me va bene se non si è da soli.

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Ti manca qualcosa dell’Italia? Cosa?

Sarà banale, ma mi quello che all’estero mi manca dell’Italia è il cuore. L’Italia è un paese aperto, pacifico, con ottime capacità tecniche e produttive. Dovremmo solo organizzarci meglio e creare maggiore chiarezza e fiducia.

E invece, che progetti hai per il futuro?

Nella vita mi piacerebbe fare due cose. Devo migliorare nel mio lavoro e continuare ad aggiornarmi. Vorrei che la mia tesi di ricerca negli USA alla National Defense University lasciasse un segno nel settore. Vorrei dare il meglio di me con la massima trasparenza ed onestà. Il rispetto del cliente è fondamentale. È inutile creare entusiasmo per attrarre clienti e approfittarsi di loro. L’anno scorso ho scoraggiato chi voleva fare operazioni immobiliari negli Emirati perché avevo l’impressione che il mercato sarebbe sceso. Ovvio, non ci ho guadagnato nulla (i buoni consigli non si pagano). Tuttavia chi onora solo il proprio interesse sbaglia. Credo nel rapporto a lungo termine e nella soddisfazione del cliente. Convincere quante più donne possibile che il loro impegno vale esattamente quanto quello di un uomo. Ho conosciuto donne che con il loro lavoro e le loro qualità hanno centrato obiettivi altissimi. Se si fossero fatte scoraggiare dalla differenza di genere, o dalla paura di trascurare i figli, il loro Paese ci avrebbe rimesso. Il peggior nemico di una donna, a volte, è se stessa. È vero, ci sono settori in cui siamo ancora poche. Per questo è importante crederci, essere vere amiche e darsi una mano.

Pensi che un giorno tornerai in Italia?

Penso che al momento l’Italia sia il posto migliore in cui trascorrere la pensione (basta guardare le statistiche sulla prospettiva di vita). Mi piacerebbe convincere anche il mio fidanzato inglese sull’argomento. Al momento dal punto di vista lavorativo mi capita di venire a trovare dei clienti o colleghi nel nostro Paese. A Milano questa settimana ho visto donne laureate di trentacinque anni che parlano arabo e cinese e fanno le commesse in centro. Speriamo che la situazione migliori in fretta. C’è lo meritiamo proprio. Ho notato, poi, che ultimamente c’è una strana tendenza ad esacerbare l’insofferenza e la paura del diverso. Non solo in Italia, ma in Europa in generale. Credo invece, per esperienza, che integrare le differenze ed anzi coltivarle, sia la grande arma dei paesi più forti ed evoluti. Io mi sento orgogliosa delle mie origini provinciali, anche un po’ tradizionali. Mi sento luinese quanto un commerciante nella sua bottega di Piazza Risorgimento. Porto sempre con me l’odore del lago e del boschi, perché il loro ricordo mi fa stare bene. Fanno parte della mia famiglia. Questa famiglia mi ha permesso anche di vivere in un ambiente aperto, curioso davanti di capire diversità e positivo di fronte al mondo. Per risolvere i problemi migratori e di occupazione serve una strategia razionale. Mi chiedo come sia possibile che con l’urgenza di attrarre investimenti esteri e di esportare il nostro valore per creare ricchezza in Italia, ci sia chi corre il rischio di ottundere non solo le menti, ma anche i nostri canali distributivi, che si fondano su un’immagine dell’Italia antirazzista, democratica e di gente che non crea problemi, semmai li risolve.

Dopo quelle a Marco ZanattaNicholas Vecchietti e Silvia Camboni questa è la quarta testimonianza della rubrica “Luinese all’estero”. Nelle prossime settimane continueranno le interviste ad altri luinesi che vivono e lavorano tra Europa, America, Africa, Asia e Australia.

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